Risveglio
La
mia coscienza riemerge pian piano cercando a fatica di farsi strada
tra la nebbia e la prima cosa che sento è il dolore.
Un
lampo rosso mi acceca e il fuoco divampa dirompente nei miei sensi
offuscati. Non riesco nemmeno a capire la provenienza di una tale
sconvolgente sensazione. Le gambe, la schiena, mi sento dilaniata.
Non potrò più danzare!
Mi
dimeno e mi lamento, cerco disperatamente di aprire gli occhi e...
Lo
vedo. Lui
è chino su di me e i suoi grandi occhi azzurri mi guardano
preoccupati, amorevolmente. Chi è? Lo conosco?
È
bellissimo, da togliermi il fiato. Il suo sguardo è dolce e caldo.
Mi
sorride.
Sicuramente
sto per morire. E lui è l’angelo della morte venuto a prendermi
per porre fine alle mie sofferenze.
«Come
stai?» anche la sua voce è meravigliosa, un balsamo che mi ricopre
dolcemente.
Poi
ancora il dolore prende il sopravvento, mi toglie il respiro. Sto
malissimo.
Allungo
disperata una mano verso il mio angelo. «Ti prego, dammi un bacio»
sussurro, un ultimo bacio!
Il
suo sguardo passa dallo stupore a un’infinita tenerezza.
Si
avvicina sfiorando appena il mio viso con una lieve carezza e posa le
labbra sulle mie. Sono morbide e delicate.
Il
dolore sparisce. Tutto sparisce.
Per
un attimo mi sento Liz Taylor nel film “Cleopatra”.
Mi
sento sciogliere e sicuramente sto abbandonando la mia esistenza
terrena per incontrare il dio Anubi.
Non
riesco a pensare a nulla. La sua mano fa presa sicura dietro la mia
nuca, sento solo il suo tocco magico e avvolgente, poi scivolo via.
Sto
danzando tra le nuvole.
Mi
risveglio a fatica. Non so quanto tempo sia passato, ma sento ancora
impresso sulla bocca quel bacio intenso e travolgente. Cerco di
muovermi appena ed ecco il dolore si riaffaccia prepotente
impedendomi di pensare ad altro.
«Sta’
ferma, piccola.»
Questa
voce la conosco.
Cerco
di aprire gli occhi, sono sicura che non appartenga all’angelo che
mi ha baciata.
Non
riesco a emergere completamente, mi lamento e mi dimeno.
«Ti
prego, Lulù.»
Lulù?
C’è solo una persona che mi chiama così. Samuele, il mio amico
più caro. È qui con me? Ma dove sono? Che cosa è successo?
Non
riesco assolutamente a far ordine tra i miei pensieri. Ogni volta che
mi sembra di intravedere un’immagine sensata, arriva un’ondata di
dolore che spazza via tutto.
«Senti,
Romeo, perché non la baci di nuovo?»
Romeo?
«Prima
è stato d’aiuto» è sempre Samuele a parlare. «Devo ricucire
questa vena e fermare l’emorragia.»
Ricucire
la vena? Emorragia? Spalanco gli occhi terrorizzata e cerco di
tirarmi su. Subito due mani mi avvolgono il viso e mi trovo immersa
nei suoi
occhi.
La
nebbia che offusca la mia memoria pian piano si dirada, poi la
consapevolezza arriva come un fulmine a ciel sereno e mi toglie il
respiro: lo so chi è lui! È niente meno che il professor Leonardo
Nobili, lui è sposato! E lo sono anche io!
Si
avvicina e mi bacia di nuovo.
E...
Cervello momentaneamente scollegato, riprovate più tardi.
Labbra
morbide, brividi in tutto il corpo, persino il dolore scivola via,
non ricordo nemmeno più perché dovrei essere così agitata.
Nulla
ha importanza.
Questa
volta la mia coscienza non si spegne e registra tutte le meravigliose
sensazioni che scatenano le sue labbra e le sue grandi mani che si
muovono dolcemente sul mio viso.
«Perfetto,
finito» ancora la voce di Samuele.
Il
bacio continua.
«Ehm,
ho finito» ripete la sua voce divertita.
Leonardo
smette di baciarmi, ma non ho nessuna intenzione di sollevare le
palpebre. Sono imbarazzatissima e ancora molto confusa.
Fingo
di aver perso conoscenza.
Mani
sicure che mi controllano il battito e poi lo sento. Uno sciabordio,
onde che si infrangono. Il Mare.
Ma
dove sono?
Il
mare?
Ah,
già, il mare!
Uno
tsunami di consapevolezza mi travolge.
La
Poseidone è affondata.
Una
serie di immagini mi passa davanti agli occhi.
L’allarme
che scatta durante la notte. Tutti che ci precipitiamo alle
scialuppe. Le ragazze, prima di tutto devo pensare alle mie ragazze!
Le faccio passare avanti e si imbarcano con Marco. Poi tocca a me,
sono rimasta in un altro gruppo, c’è anche Samuele con me, mi
stringe la mano per rassicurarmi, ma è molto teso.
Il
professor Nobili è a bordo di un’altra scialuppa assieme alla
moglie Angela e al piccolo Gabriele.
Scendiamo
in mare. È mosso, c’è molto vento e ho freddo.
Poi
tutto si muove a rallentatore: la bambina accanto a me si sporge e
finisce in acqua, la madre urla e si aggrappa al braccio del marinaio
che guida la scialuppa, lui sembra non sentirla. Non penso, mi alzo e
mi tuffo. Il respiro mi si blocca dal freddo. Non la vedo! La piccola
dev’essere andata sotto! Cerco di calmarmi, prendo un bel respiro e
mi immergo. Poi la scorgo. Con un colpo di reni, mi avvicino e
l’afferro. Salgo in superficie e mi avvicino a una scialuppa, ma
non è la nostra. Con uno sforzo sovrumano passo la bambina a un uomo
che mi tende le braccia, poi un’onda mi allontana e un dolore
lancinante all’interno della coscia mi acceca i sensi. Ho urtato
contro qualcosa di terribilmente acuminato, forse sono scogli, oppure
è una lamiera. L’acqua si tinge di rosso.
«Maria
Lucia!» è la voce del professor Nobili.
«Lulù!»
poi quella di Samuele.
Mi
sento debole e le onde mi inghiottono. E poi più nulla.
Cavolo.
Faccio un respiro profondo per cercare di metabolizzare tutta la
marea di informazioni.
A
questo punto l’imbarazzo per il bacio ricevuto, oltretutto su mia
richiesta, viene momentaneamente soppiantato dall’urgenza di
sapere.
Apro
gli occhi.
«Ehi,
piccola» trovo Samuele chino su di me. Il suo sguardo color
caramello mi trasmette subito una certa tranquillità.
«Che
cosa è successo? Dove siamo?» vorrei dire, ma la voce non esce, lui
mi sorride e pare aver letto il labiale.
«Stai
tranquilla» mi accarezza «ora sei fuori pericolo.» Alza lo sguardo
e poi sospira. «O meglio lo sei tanto quanto noi.»
Voglio
alzarmi, ma lui me lo impedisce.
«Non
se ne parla, devi riposare. Ho della morfina e non ho paura di
usarla» dice scherzando «ma non vorrei sprecarla per farti dormire,
potrebbe servirci per qualche situazione di emergenza.»
Sospiro
anche io.
Mi
fido ciecamente di lui. Oltre a essere il mio più caro amico di
sempre, è un dottore, quindi sono in buonissime mani.
Ripenso
al professor Nobili: c’era davvero? O era un delirio della mia
mente bacata causato dal dolore?
Sposto
lo sguardo attorno, ma non vedo nulla se non la vegetazione che si
affaccia sulla spiaggia assolata. Palme, cielo blu terso.
Sento
delle voci, quindi non siamo soli.
Vorrei
fare mille domande, soprattutto una mi attanaglia: Marco e le
ragazze?
Samuele
sistema i suoi attrezzi di tortura, come di solito li chiamo
scherzando.
Poi
si volta verso di me e si accorge che non dormo. Si avvicina e mi
posa un bacio dolce sulla fronte.
«Stai
tranquilla, loro
sono in salvo.»
Ovviamente
mi ha capita al volo.
«Le
scialuppe si sono allontanate, il mare non era troppo mosso, abbiamo
sentito diversi elicotteri quella notte, quindi sono stati tutti
portati via.»
Era
stata un’evacuazione ordinata. La Poseidone si era arenata con
classe tra gli scogli acuminati di una secca, non c’era stata
nessuna tempesta o strano evento atmosferico.
«Sono
sicuro che appena avranno fatto l’appello torneranno gli elicotteri
a cercarci.»
Cavolo.
La
prima crociera della mia vita e la nave affonda. Non c’è che dire.
Cerco
di lasciarmi confortare dall’ottimismo di Samuele. Non mi abbatto
facilmente e sono sicura che andrà tutto bene. In fondo sono
naufragata con il mio dottore di fiducia, nonché migliore amico.
«Come
stai?» ed ecco il professor Nobili, quindi non era una visione.
Mi
volto verso di lui, bello come un dio, cavolo. Occhi azzurri, pelle
abbronzata, barba appena accennata e capelli scompigliati dal vento
in modo adorabile. E adesso non posso fare a meno di soffermarmi
sulle sue labbra. Mi ha baciata! E gliel’ho chiesto io!
Che
vergogna.
Abbasso
lo sguardo imbarazzatissima.
Farò
finta di nulla, magari me lo sono solo immaginato e, se così non
fosse, lui è un gentiluomo e di sicuro non tirerà fuori
l’argomento.
«Serve
un altro bacio?» mi sussurra piano in modo che solo io possa
sentire.
Ehm,
come non detto.
Chiudo
gli occhi. «Mi dispiace, io...» che gli dico ora?
Lo
sento espirare divertito.
«Com’è
la situazione tra i ragazzi?» Samuele mi salva. «C’è qualche
ferito?»
«Niente
che un po’ di acqua di mare non possa disinfettare» risponde il
Professore.
Mi
copro gli occhi con il braccio, perché il sole è alto e fa molto
caldo.
Ricordo
che siamo partiti da Sidney e fatto tappa al largo della barriera
corallina, è stato tutto meraviglioso. Le ragazze hanno fatto
immersioni assieme a Samuele e mi hanno mostrato delle foto
bellissime.
Le
ragazze. Un dolore, che non ha niente a che fare con la mia gamba
martoriata, mi assale.
Improvvisamente
anche una fitta alla testa mi fa sussultare.
«Devi
dormire» Samuele mi appoggia un panno fresco sulla fronte e poi
sento che si allontana.
Sono
sfinita, ma la sua
presenza qui accanto a me mi impedisce di rilassarmi. Non posso farci
niente, con lui è sempre stato così.
Sono
molti anni che ci conosciamo ormai, più di dieci.
Lo
incontrai a una conferenza organizzata dalla scuola che frequentavano
le ragazze. Lui è uno psicologo e all’epoca stava organizzando una
serie di incontri per le famiglie.
Fu
un vero colpo di fulmine. Un terribile e dolorosissimo colpo di
fulmine. Ne fui affascinata fin dal primo momento che lo vidi. Era
bello, dolce, soprattutto adoravo la sua sensibilità e la sua
correttezza, quel suo atteggiamento cavalleresco senza macchia e
senza paura.
Ricordo
quel giorno. Lo vidi entrare nella palestra della scuola e rimasi
folgorata. Il suo viso, il suo sguardo. Lo conoscevo? Ero convinta di
averlo già incontrato. Provai subito un grande slancio e per tutta
la durata della conferenza mi tormentai con un pensiero: dove lo
avevo già visto?
Mesi
più tardi, dopo averlo conosciuto meglio e aver saputo qualche
notizia in più su di lui, giunsi alla conclusione che la mia anima
immortale aveva riconosciuto la sua. Anime gemelle di un’altra
vita? Roba da andar fuori di testa.
Ammetto
che per me non era un periodo felice. Io e Marco eravamo un po’ in
crisi, la nascita della gemelle ci aveva destabilizzato e non ci
eravamo ancora ripresi, ero stanca e forse un po’ delusa da certi
suoi comportamenti.
Noi
abbiamo sempre avuto un rapporto molto particolare, molto libero e
spontaneo. Alcuni ci giudicano una coppia strampalata, ma noi ci
capiamo perfettamente. Io odio le convenzioni, le apparenze e i
sentimenti forzati. Quindi, durante le nostre diverse crisi, lui è
andato a vivere da un amico per un po’. Probabilmente ha avuto
anche qualche altra donna, ma io non gliene ho mai fatto una colpa.
Era giusto così. In quel momento eravamo lontani, io non lo volevo
attorno e lui mi ha lasciato spazio. Abbiamo avuto diversi alti e
bassi e quando conobbi Leonardo eravamo in un momento decisamente
“no”.
Non
potei proprio fare a meno di confrontare i due uomini e fui travolta
da un grande trasporto nei confronti del Professore.
Fu
in quel periodo che ripresi un gioco che facevo da bambina. Non so da
dove avessi preso l’idea, forse da qualche cartone animato, ma ogni
volta che mi ritrovavo indecisa su qualcosa, immaginavo due piccole
me che discutevano tra loro.
E
continuano tutt’ora.
Alla
mia sinistra c’è Luce, come Lucia, ma a lei non piace quel nome
perché ricorda troppo la santa e... Luce non è per niente una
santa, è più come Lucifero. Non esattamente una diavoletta, solo un
po’ ribelle ed egoista, una bellissima donna sensuale, dalla
mentalità aperta e le idee orientaleggianti, ha un carattere molto
forte ed è un tantino impulsiva.
Dall’altro
lato c’è Maria, sì, come Suor Maria. Chi non conosce Fraulein
Maria del film “Tutti insieme appassionatamente”? Lei è buona,
dolce e romantica, crede che lo sia anche il resto del mondo,
l’importante è che intorno a lei tutti siano felici. Non pensa mai
a se stessa, una sorta di martire in odor di santità.
Ecco,
in quel periodo Maria non faceva che piangere e pregare lo Spirito
Santo che mi facesse rinsavire, anche se ogni volta che vedeva
Leonardo i suoi occhi assumevano la forma dei cuoricini; mentre avevo
dovuto mettere sotto chiave Luce che avrebbe voluto vestirsi da
odalisca e ballare la danza del ventre davanti al Professore per
sedurlo e farlo innamorare.
C’era
un sentimento potente che minacciava di germogliare nel mio cuore e
faticavo a tenerlo a freno. Venni subito a sapere che era sposato, ma
pareva che avesse una notevole quantità di ammiratrici affascinate
dalla sua personalità. Evidentemente ero in buona compagnia
Passai
davvero dei brutti momenti. Non riuscivo a smettere di pensare a lui,
non mi perdevo nemmeno uno dei suoi incontri, peraltro
interessantissimi. Cominciai a collaborare come potevo per sostenere
le sue iniziative, sempre a scopo benefico e umanitario.
Poi
lui aprì un centro d’ascolto e mi propose di aiutarlo per i casi
legati a situazioni che coinvolgevano giovani donne. Pensò che
sarebbero state più a loro agio parlando con un’altra donna.
Mi
buttai anima e corpo in quell’iniziativa. Era un modo per stargli
vicino senza far nulla di male, per farmi conoscere. Perché era
quello che desideravo più di ogni cosa: che lui mi apprezzasse dal
lato umano.
E
così fu. Quando dovette nominare un responsabile per il centro
scelse proprio me, non una delle studentesse universitarie che erano
di certo più preparate dal lato medico, ma me.
Fu
una grande soddisfazione. Luce tornò a piede libero e Maria smise di
piangere.
Nel
frattempo conobbi sua moglie Angela e fu terribile. Una bellissima
donna, con grandi occhi castani, uno smagliante sorriso, sempre
elegante e impeccabile. Lei percepì sicuramente qualcosa perché ci
evitammo di comune tacito accordo. Non avevo nulla contro di lei, sia
chiaro, ma non riuscivo proprio a instaurare un rapporto di nessun
tipo.
Maria
avrebbe voluto che diventassimo amiche, mentre Luce mi suggeriva i
modi più disparati per eliminarla.
Nonostante
tutto mi trovai a frequentarla per motivi organizzativi, visto che
anche lei si occupava del centro di ascolto. Mi capitò di sentire
alcune sue confidenze. La udii lamentarsi di suo marito: lo definiva
troppo impegnato, sempre lontano dalla famiglia, a volte distaccato,
poco propenso a effusioni e gesti d’affetto, soprattutto in
pubblico. In effetti io non li ho mai visti negli atteggiamenti
tipici di chi si ama. Contatti limitati al minimo essenziale.
Al
limite dell’imbarazzo una volta assistetti ad altre sue confidenze
piuttosto intime. Non potei farci nulla, io ero lì alla reception e
loro parlavano a voce per niente bassa. Il Professore risultava non
essere molto attivo a letto, piuttosto noioso e talvolta carente.
Soprattutto poco affettuoso. Era con tutti molto misurato e un
pochino distaccato, sempre super controllato e integerrimo.
Questo
suo riserbo non mi piaceva, anche se mi aiutò a non entrare troppo
in confidenza e non trovarmi in situazioni difficili da controllare.
Contemporaneamente avvenne un cambiamento nella mia vita confusa.
Michelle, l’insegnante di danza di Francesca e Elisabetta, venuta a
conoscenza delle mie esperienze giovanili, mi chiese di darle una
mano con la sua scuola di danza. Riavvicinarmi alla sbarra mi aiutò
a ritrovare me stessa e il mio equilibrio interiore.
Poi
Angela rimase incinta (dopo più di dieci anni di matrimonio) e
quando lui, con gli occhi lucidi, mi comunicò che sarebbe diventato
papà... Beh, quello mi diede la mazzata definitiva e mi aiutò a
riprendere le redini della mia vita. Capii che lui era sì un uomo
fantastico, ma io avevo la mia vita e lui la sua. Io avevo il mio
Marco che, passato il periodo nero, si era riavvicinato e mi aveva
riconquistata. Lui era molto affettuoso e quando mi teneva tra le
braccia mi faceva sentire bellissima, la persona più importante del
mondo.
Insomma,
per farla breve, lentamente uscii dal baratro e cominciai a stare
meglio. Ero più serena e riuscivo a parlare con il Professore senza
sentirmi in imbarazzo.
Tutto
questo non mi impedì di continuare ad avere un debole per lui. Non
dovevo stargli troppo vicino altrimenti avrei avuto di sicuro una
ricaduta.
Maria
cercava di tenermi lontana da Leonardo il più possibile, mentre Luce
non poteva fare a meno di suggerirmi idee per vederlo, parole da
scrivergli tra le righe di una mail, i vestiti più adatti da
indossare quando sapevo che lo avrei incontrato.
A
volte lo guardavo da lontano e mi accorgevo ancora di sospirare
dolorosamente, ma il peggio avveniva quando lo sentivo discutere. In
quei momenti percepivo la sua forza: lottava per le sue ragioni,
senza farsi mettere sotto da nessuno, con coraggio e onestà. Quando
si lasciava leggermente andare al fervore, faticavo a rimanere
indifferente e proprio non riuscivo a credere alle parole che avevo
udito dalla moglie. Quell’uomo aveva il fuoco dentro, io lo
sentivo, potevo quasi vederlo.
Ma
cercavo di guardare altrove, ben attenta a non tradirmi. Infatti per
fortuna non si è mai accorto di nulla.
Ma
adesso?
Lui
è qui, siamo naufragati proprio insieme. Ma perché?
Maria
ha tirato fuori il rosario e la scorta di fazzoletti, mentre Luce ha
indossato il vestito da odalisca.
Sospiro
sconsolata.
Magari
anche sua moglie è qui da qualche parte. O forse è sana e salva
come la mia famiglia. E non so se sarebbe meglio o peggio.
(Naufraghi-Link Amazon solo 99 cent.)
Nessun commento:
Posta un commento