Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

sabato 7 maggio 2022

Un Giorno ad Armonia - Farcas Andrea - Minetto Nicholas - Ologu Giorgia


 

Buongiorno, Cari Amici Lettori, oggi torniamo insieme ad Armonia,

leggiamo le storie di Andrea, Nicholas e Giorgia.

(dalla classe 1^D, scuola Pilonato di Vo', PD)

(cliccate qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria)

Farcas Andrea

LA SCUOLA DI ARMONIA



Un giorno dovevo scegliere la scuola in cui andare. Mi imbattei in quella di Armonia, una scuola molto strana perché aveva una particolarità: gli Animusi.

Il primo giorno arrivai davanti al cancello e lì mi aspettava la preside Ciglia, mi portò in classe dove si trovava la professoressa Lisa che stava facendo lezione di Musicomagia. Entrai e tutti i miei nuovi compagni mi accolsero calorosamente, mi sedetti vicino a Piero e Giovanni, iniziammo a conoscerci e a farci qualche domanda. Durante la merenda, la prof.ssa Lisa ci portò in cortile per farci prendere una boccata d’aria, dopodiché avremmo avuto il professor Pucci, il quale ci avrebbe affidato gli Animusi.

Appena arrivò in classe ci disse: “Alzatevi e andate a conoscere il vostro animusi”. Ci alzammo e seguimmo il professore che ci accompagnò alle stalle dove ci aspettavano i nostri Animusi. Io scelsi un uovo tutto nero con delle macchioline bianche. Il professore ci spiegò che queste uova si nutrivano di musica. Io suonavo il flauto ed ero molto bravo, quindi non c’era alcun problema.

Il professore poi ci fece visitare le camerate; la mia stanza era bellissima e la condividevo con Piero e Giovanni. Infine, all’ultima ora sarebbe arrivata la professoressa Picchio che ci avrebbe insegnato a suonare molti altri strumenti come: la chitarra, il violino e il pianoforte. Era molto brava a suonare gli strumenti, ma meno capace a spiegare la teoria della materia.

Il giorno dopo, alla lezione di Musicomagia, si schiuse l’uovo di Giovanni. Era un corvopardo tutto marroncino molto chiaro e con gli occhi rossi, così Giovanni iniziò a suonargli una canzone col flauto e il corvopardo cominciò a muovere velocemente la coda. Nel frattempo, il professor Pucci arrivò alle stalle e vide che mancava l’uovo di Giovanni, allora si preoccupò e andò in classe dai ragazzi e fortunatamente poi vide che teneva lì vicino il suo animusi, così si calmò e si rilassò.

Alla fine della giornata incontrammo la prof.ssa di educazione fisica che ci spiegò quali sport avremmo eseguito quello stesso anno. Gli sport proposti erano: Pallasuono che era una specie di pallavolo e il Tornado, come hockey e scacchi.

Quella scuola mi colpì molto e la trovai davvero bellissima e pensai di restarci fino alla fine delle scuole superiori.

Minetto Nicholas

IL MIO PRIMO GIORNO AD ARMONIA



Era il 15 Settembre ed era il mio primo giorno di scuola ad Armonia.

Suonai il campanello, fuori mi aspettava la preside. Entrai a scuola e trovai i miei professori: Carlo, Francesca e Marco. Mi diedero un uovo che conteneva un animusi. Mi feci degli amici tra cui Cristian e Giovanni. Passammo una splendida giornata.

Il giorno dopo, mi si schiuse l’uovo contenente l’animusi: era un leocorvo, un misto tra corvo e leone. Io e il mio animusi passammo tutto il giorno insieme e ci divertimmo un sacco.

Verso l’ora di merenda io e il mio animusi stavamo correndo quando vedemmo l’animusi di Giovanni a terra. Decidemmo di dargli una mano e così andammo dal prof Carlo, che però non sapeva come darci una mano.

Strano che non sapesse come darci una mano!

Andammo dalla professoressa Francesca e ci aiutò. Io, Giovanni e Cristian andammo dalla preside e le dicemmo che il professore Carlo stava cercando di distruggere la scuola.

Non facemmo in tempo a finire la parola che l’animusi del professore scagliò il primo colpo. Andammo fuori e iniziò la battaglia tra animusi buoni e cattivi. Riuscimmo a sconfiggerlo salvando la scuola… E vincemmo tutti e tre il titolo di salvatori della scuola di Armonia.

 Ologu Giorgia



Era il primo giorno di scuola ad Armonia, ero molto agitata, la scuola me la consigliò il nonno, ma non mi voleva dire assolutamente nulla su quel posto.

Appena arrivata, mi assegnarono la stanza, ma non ero sola. C’era un’altra ragazza che si chiamava Angelica. Io e Angelica eravamo andate in giardino dopo le lezioni. In quel momento, la preside Marta Orchestri diede a tutti un uovo contenente gli animusi. All’inizio nessuno sapeva cosa fossero tranne Marco. Spiegò a tutti che erano degli incroci tra due animali. Io e Angelica andammo da Marco e gli chiedemmo come sapesse queste cose.

Lui rispose dicendo: “Beh mio nonno era venuto in questa scuola e mi ha detto tutto quello che c’è da sapere”.

Io mi chiesi perché mio nonno non mi avesse detto nulla.

Il giorno dopo alla lezione della professoressa Alice Penzo, Marco spiegò come si facevano a schiudere le uova.

Disse: “Per schiudere le uova dovete suonare una canzone col flauto”.

Io ero molto contenta perché suonare era la mia passione Angelica, invece, non era molto entusiasta perché non le piaceva suonare.

Il terzo giorno, il professor Filippo Soster ci diede la fotocopia con la musica che dovevamo suonare. Tuttavia, certe persone non sapevano leggere il pentagramma, compresa Angelica a cui non piaceva suonare e che non sapeva nemmeno da dove si iniziasse.

Nell’intervallo io e Angelica andammo in cortile e io ad un certo punto vidi una botola in lontananza.

Dissi ad Angelica: “Guarda la vedi?”

Angelica rispose: “Cosa?”.

Non volevo dire più nulla altrimenti mi avrebbe presa per pazza, quindi stetti zitta e le dissi soltanto: “no niente ho visto io male”.

Riprendemmo le lezioni ed arrivò il momento per Angelica di suonare, ma non sapeva leggere il pentagramma quindi disse: “Ho dimenticato il flauto.”

Il professor Filippo Soster passò a qualcun altro.

Alla seconda merenda in cortile vidi qualcuno che entrava nella botola.

Il giorno dopo, siccome ero molto curiosa di ciò che c’era sotto la botola, saltai la prima lezione. Andai di nascosto sotto la botola e vidi che c’erano alcune persone che stavano imparando a leggere il pentagramma. Mi dissi: “Ecco perché a lezione non c’erano mai i soliti”.

Dopo la lezione, a merenda, vennero in cortile e Angelica si fece coraggio e mi disse: “Ieri ho detto che avevo dimenticato il flauto perché non so leggere il pentagramma”.

Io le dissi: “La vedi quella botola in fondo?”

Angelica rispose dicendo: “Oddio sì! Chissà cosa ci sarà dentro”

Io le risposi: “Beh oggi non ero a lezione perché spinta dalla curiosità sono andata sotto la botola. Ho visto che c’erano alcuni compagni che stavano imparando a leggere il pentagramma”

Angelica mi disse che dopo le lezioni sarebbe voluta andare anche lei.

Saltammo l’ora e andammo sotto la botola. La prima volta che c’ero stata, però, mi era sfuggito qualcosa. In fondo a sinistra c’era un flauto magico. Io volevo prenderlo e mi incamminai, ma sotto c’era un altro professore che non avevo mai visto, si chiamava Giuseppe Caldon.

Poi alcuni compagni, mi scoprirono e lo riferirono alla preside Marta Orchestri. La preside ci chiamò in ufficio, ci chiese perché eravamo là e Angelica confessò.

Tornate in stanza, ci mettemmo a fare un pisolino. Subito dopo, Angelica si alzò perché aveva sentito un rumore e mi aveva svegliata. Era il mio uovo, il primo a schiudersi, e dentro c’era un serceto un incrocio tra serpente e criceto. Andai dalla professoressa Anastasia Cocchiara e, come aveva detto Marco, mi confermò che quello strano essere si nutriva di musica. In più, mi disse di stare attenta, io non capii il perché.

Il giorno dopo, però, quando mi svegliai non vidi più il serceto, che chiamai Lucky: era scomparso.

Neanche Angelica l’aveva visto. Io andai dalla preside Marta Orchestri e confessai la scomparsa.

Finite le lezioni, siccome non potevo far nulla con Lucky, andai sotto la botola. E là vidi Lucky. Volevo urlare contro tutti, ma non lo feci pensando che lo stavano allenando i primi giorni. Alla fine, mi arrabbiai e dissi “Datemi il mio Lucky oppure suonerò questo flauto”. Tutti si spaventarono e mi diedero Lucky.

Il giorno seguente, la mattina presto, presi il flauto e lo nascosi sotto il mio letto. Andai sotto la botola a suonare il flauto, tutti erano incantati e qualsiasi cosa dicessi obbedivano tutti agli ordini. Ma in realtà rnon volevo vendicarmi di nessuno, quindi smisi di suonare e diedi loro il flauto.

Ringraziamo i ragazzi per averci raccontato le loro storie, complimenti per la fantasia!

A presto,

Clauda :)



Nessun commento:

Posta un commento