Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

giovedì 4 maggio 2023

Un Giorno ad Armonia 2023 - scuola Chiossone - 1E gruppo III

 


 

Buongiorno, Cari Amici Lettori, eccoci di nuovo in viaggio ad Armonia, assieme ai ragazzi della 1E della scuola Chiossone di Arenzano (Genova).

Leggiamo i nuovi racconti nati dalla mente fantasiosa di: Ivaldi Davide, Jorio Beatrice, Mancuso Giulia, Manecchi Lara e Moro Thomas.

Potete nel frattempo scaricare la raccolta dello scorso anno (qui il post per saperne di più)

(cliccate invece qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria)

 Ivaldi Davide

UNA GIORNATA MAGICA

Oggi è il mio primo giorno di scuola e mi hanno accompagnato i miei genitori. Appena sono arrivato ad Armignao, mi sono impressionato per la bellezza e per la semplicità del posto. Un paese poco conosciuto, dove si trova la scuola di Armonia. Appena entrato, ho scoperto di essere in classe con il mio migliore amico Pietrugo. Mentre ci stavano facendo visitare la scuola, ci siamo presentati a vicenda con nuovi compagni di classe e, fra tutti loro, mi ha colpito una ragazza bellissima di nome Streghemi.

Il nome mi lasciava qualche dubbio, ma era talmente bella che non ci pensavo neanche. Le ho chiesto se dopo scuola avesse qualcosa da fare e lei mi ha risposto: ”Scusami, oggi sono di fretta… se vuoi potremmo vederci domani, ma prima devo chiederlo alla mia mamma”. Fra me e me pensavo: “È molto strano il modo in cui mi parla, è come se nascondesse qualcosa.” Allora, dopo aver riflettuto, ho deciso di spiarla dopo scuola.

All’uscita ho spiegato a Pietrugo cosa mi era capitato e gli ho chiesto se voleva venire a spiare con me Streghemi. Ha accettato. L'abbiamo vista prendere una scopa e volare via, così l'abbiamo seguita con un'auto volante e quando si è fermata ci siamo nascosti in un cespuglio viola; Pietrugo ha notato che viveva in un altro mondo, il mondo delle streghe.

Ad un certo punto il cespuglio è scomparso e noi ci siamo ritrovati illuminati (come un colpo di scena in uno spettacolo teatrale ) e ci siamo addormentati.

Al risveglio ci siamo resi conto di trovarci dentro ad una caverna simile all’Ade, abbiamo sentito delle urla, ci siamo girati e abbiamo visto davanti ai nostri occhi Streghemi.

Lei ci ha detto: “Vi volevo portare a conoscere mia mamma, non era mia intenzione imprigionarvi. Questa caverna è il regno di mia zia Stregade che, vedendomi volare seguita da voi, vi ha rapiti e portati qui.”

Avevamo ventiquattro ore di tempo per andare a salvare la terra dalla minaccia di conquista di Stregade. Passata un’ora, è arrivata la zia e ci ha detto che stava partendo per conquistare la terra. Ci sarebbe riuscita grazie a un'arma potentissima, composta utilizzando anche gli occhiali di Pietrugo.

Abbiamo capito di non avere possibilità di fuga, in quanto avevamo provato ad aprire la porta che chiudeva l’ingresso della caverna utilizzando la stanghetta degli occhiali del nostro amico. Ma non eravamo riusciti.

Poi ci è venuta un’ idea geniale: costruire una chiave utilizzando le mie scorte di cera per l’apparecchio, le riserve di lenti a contatto di Pietrugo unendole con le setole della scopa di Streghemi. Avevamo ancora una possibilità di riuscire a salvare il nostro amato pianeta.

Così, dopo una serie di tentativi, abbiamo aperto l’ingresso principale della caverna e ci siamo messi in cammino per andare a salvare il nostro pianeta (ancora per poco…). Così ci siamo tenuti alla scopa di Streghemi e abbiamo inseguito sua zia. Lei ci ha visti e ha provato a colpirci. Per fortuna abbiamo schivato tutti i colpi e con l’aiuto del turbo l'abbiamo superata e siamo arrivati per primi sulla terra. Abbiamo cercato di avvisare tutte le persone che vedevamo del pericolo che correvano. Loro per difendersi hanno chiamato l’esercito Armegnoso che l'ha catturata e trasformata in un pappagallo dai mille colori. Stregade è stata collocata nella scuola a ripetere gli annunci e le comunicazioni agli alunni.

Finalmente ho trovato il coraggio di dire a Streghemi che è veramente bella e lei mi ha risposto che anche io le piaccio, così lei mi ha baciato e ci siamo fidanzati.

 Jorio Beatrice

IL SUONO DELLA CHITARRA

Pensavo: “Domani vado ad Armonia, sono già ansiosa”.

Non riuscivo a dormire per l’agitazione. Verso le undici e quaranta mi addormentai già vestita e pronta per andare.

Mi suonò la sveglia alle sette, mi alzai di colpo e andai a chiamare mia madre per accompagnarmi. Fu un lungo viaggio, vedevo che mia madre guardava frequentemente il suo orologio e si asciugava spesso la fronte per il sudore, pensai che probabilmente era ansiosa per me, ma non sembrava.

Scesi dalla macchina, salutai mia madre e corsi verso la scuola.

Tutti eravamo vestiti uguali le femmine una camicia bianca con il colletto, cravatta a righe rosse e verdi, giacca nera, gonna rossa e capelli legati; invece i maschi camicia bianca con il colletto, giacca nera, cravatta a righe rosse e verdi e pantaloni rossi.

Aperte le porte di Armonia, ero molto agitata. La Preside Orchestri invitò i ragazzi ad entrare chiamando ogni persona per nome. Urlò con voce sorpresa: ”Beatrice Jorio”: io, molto imbarazzata, camminai verso la porta, tutti mi guardavano.

La Preside mi fermò e disse: “Lo sai che io conoscevo tua zia?”

Io ero molto stupita è confusa, pensavo nella mia mente “Ma io non ho una zia. Che cosa significa?”

Mi avvicinai a una ragazzina di nome Martina: era qualche centimetro più bassa di me, capelli lunghi castano chiaro, occhi verdi e il colore della pelle un po’ scuro.

Mi presentai, era un po’ timida, ma poi cominciò a parlarmi. Dava la mano ad un ragazzo dai capelli biondo scuro, occhi verdi, occhiali blu scuro, suo fratello di nome Matteo.

Entrati tutti gli alunni, la preside chiuse le porte. Arrivò il professore Filippo, molto ansioso, e disse alla Preside: “È scomparso un uovo di animusi! È quello di Beatrice Jorio.”

Martina mi avvisò di questa cosa e io le chiesi: ”Marti ma cos’è un animusi?” Mi rispose che era un essere con le caratteristiche di due animali insieme come il topogallo, il canorso. Aiutai il professor Filippo a cercare l’uovo, ma non lo trovammo. Il mio animusi era un canorso, quindi l’uovo era grande e marroncino chiaro.

Andai a cercarlo fuori all’ingresso, ma non c’era.

Ero disperata, tutti gli altri alunni avevano il proprio animusi, io no. Mi andai a sedere sui gradini all’ingresso della scuola affranta. Davanti a me c’era una chitarra e cominciai a suonarla; poco dopo sentii dei rumori dietro a un cespuglio, andai a vedere: dietro c’era un uovo con scritto il mio nome: “Finalmente l’ho trovato” dissi. Non riusciva bene ad uscire, il professor Filippo mi disse che per aiutare a far schiudere un animusi bisognava suonare uno strumento, presi la chitarra e suonai delle note. Si schiuse in pochissimo tempo, era il mio canorso!

"Sono molto fiero di te, te la sei cavata da sola a far schiudere un uovo di animusi. Come lo chiamerai?”

“Leo” dissi. Mi piaceva, detti questo nome a un mio vecchio giocattolo di quando ero piccola.

Fu una giornata intensa, tutti i genitori erano fuori ad aspettare i propri figli, ma mia madre non c’era. La aspettai seduta su una panchina; qualche minuto dopo arrivò una signora molto somigliante a mia madre, mi chiamò e chiese di raggiungerla. Mi rivelò di essere una persona molto speciale per me, ma non la conoscevo.

“Bea io sono tua zia Elena” disse “sono venuta a salutare la mia vecchia scuola.”

In quell’istante arrivò mia madre, corsi da lei e le dissi di mia zia Elena. Non sembrava stupita, anzi il contrario, non lo era affatto.

Sapeva tutto!

 Mancuso Giulia

LE FATE AD ARMONIA

Era la terza settimana di scuola e Camilla si svegliò improvvisamente. Quando aprì gli occhi vide un lago ma non vide Giulia. Si chiese subito dove fosse finita ma non trovò nessuno. Decise allora di incamminarsi, voleva trovare i suoi amici. Ma era come camminare nel deserto, c'era sempre la stessa cosa nello stesso esatto punto ed era tutto così perfetto. Ad un certo punto trovò davanti a sé una Regina: era una Regina di picche. Allora le chiese: "Buongiorno Maestà, sono Camilla, ha mica visto i miei amici?"

"No mi dispiace" le rispose lei. "Ma le mie fatine rosa ti possono aiutare".

"Okay, grazie mille" le disse Camilla.

Le fatine rosa della Regina portarono Camilla in un posto magico, pieno di animali graziosi e di fiori che lei adorava.

"I tuoi amici si trovano dietro quelle montagne" dissero le fatine.

"Grazie" rispose Camilla.

La ragazza, arrivata alle montagne, trovò i suoi amici che la aspettavano ma erano diventati delle fate. Camilla, perplessa, scappò e cadde a terra. Si svegliò ed era ancora nel suo letto, quello che era appena successo era solo stato un brutto sogno. O forse... ancora impaurita del brutto sogno, si precipitò nella serra dei fiori, la sua preferita, e vide alcuni particolari che aveva visto anche nel suo sogno: la fontana e i meli. Allora Camilla fece un bel respiro e andò dalla Preside Orchestri. Camilla le raccontò il suo sogno e la Preside, rassicurandola, le disse che forse si trattava solo di una coincidenza. Ma Camilla la vide molto preoccupata.

Per tutto il giorno pensò al suo sogno, allora andò da Filippo, ma anche lui non riuscì a risponderle. La giornata finì e lei si mise a letto senza aver raccontato niente a Giulia e a Pietro.

La notte sognò di nuovo la stessa cosa: c'erano le fatine rosa e questa volta c'era la serra della scuola. Camilla era certa che non fosse solo un caso, ma stava succedendo qualcosa che nessuno voleva dirle. Così andò di nuovo da Filippo e lo scongiurò di rivelarle quello che stava succedendo. Filippo cedette e raccontò tutto, ma doveva promettere di non dire niente a nessuno.

I professori stavano organizzando una festa a sorpresa per la fine dell'anno ai ragazzi, ma c'era stato un imprevisto. Avevano preso queste fatine che potevano trasportare le persone con la loro immaginazione, ma scappavano tutte per la scuola e, se si volevano nascondere, diventavano invisibili. Così Filippo le spiegò che probabilmente quella notte Camilla desiderava andare nella serra della scuola e le fatine ce l'avevano portata. Tutto chiaro a Camilla che si mise a cercare per la scuola le fatine, tenendolo segreto ai suoi amici. Però non resistette a lungo, così Giulia e Pietro la aiutarono. Qualche settimana dopo erano tutte e cinquanta in una cassapanca chiusa a chiave.

Il giorno della festa tutti i professori si congratularono con i tre ragazzi. La festa andò benissimo perché tutti si divertivano a viaggiare con le fatine e Camilla, Pietro e Giulia passarono tutta la serata insieme. Camilla si accorse della fortuna che aveva avuto a trovare degli amici così.

Manecchi Lara

Giulia è una ragazzina che frequenta la Scuola di Armonia.

Quando è entrata, tempo fa, le hanno affidato un animusi, cioè un animale che racchiude le caratteristiche di due diverse specie che possono variare.

Il suo si chiama Ciccio ed è un topo gallo. In un normalissimo giorno, Giulia si sveglia ma non trova Ciccio a fianco a lei come al solito, così si mette a cercarlo per tutta la stanza.

Sveglia Camilla, la sua compagna di stanza, e si fa aiutare nella ricerca ma non lo trovano da nessuna parte.

Giulia va nel panico, continuano le ricerche per tutta la scuola, le ragazze chiedono a tutti i loro compagni e ai professori, ma nessuno l'ha visto.

Giulia si chiede disperata dove si possa essere nascosto, pensa alla finestra di camera sua che confina con il tetto del piano di sotto, dove Ciccio è solito guardare sempre le stelle.

Corre in camera e, sporgendosi dalla finestra, lo vede sul tetto che piange.

Si avvicina e gli chiede: “Perché piangi Ciccio?” e lui risponde: “Ieri ho provato a leggere il tuo libro preferito, ma adesso non so dove sia!”

Giulia si mette a ridere: "Ciccio guarda che il libro era della biblioteca e ieri sera l'ho riportato lì, non sapevo lo stessi leggendo!”. Fa un gran sospiro: “Che sollievo!”

Poi Giulia va in biblioteca e riprende il libro in modo che il suo amico lo possa continuare.

Finita la lettura, Ciccio le rivela che gli è piaciuto moltissimo. La ragazza è davvero molto felice.

 Moro Thomas

IL MIO PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Ciao mi chiamo Gabriel, ho 15 anni e questo è il mio primo giorno nella scuola di Musicomagia.

Ho scelto di suonare il flauto.

Appena sono arrivato, la Preside mi ha fatto vedere la mia camera che condivido con William e Connor.

Con i miei nuovi amici sono andato a pranzo. Poi, più tardi, la Preside ci ha accompagnati a vedere la scuola, il giardino e la fattoria.

Il prof Max ha affidato un uovo di "animusi" a ciascuno di noi: per nutrirlo dobbiamo suonare i nostri strumenti.

Nel pomeriggio sono tornato in camera, ma non c'era più il mio uovo e mi sono disperato; però non mi sono arreso e mentre i miei amici dormivano sono andato a cercarlo. Niente, non si trovava da nessuna parte.

La mattina dopo sono andato a fare colazione e sul tavolo della cucina... eccolo là, il mio uovo!

L'ho subito riconosciuto perché è un po' verdognolo e un po' azzurrino.

Allora l'ho preso e riportato subito in camera al sicuro, senza che mi vedesse nessuno.

Verso sera ho suonato un brano con il mio flauto; l'uovo ha incominciato a schiudersi, allora l'ho portato di corsa dal professor Max che era in fattoria e ho visto uscire dall'uovo un aquilupo che ho chiamato Spriz.

Infine sono tornato in camera e sono andato a dormire. Non vedevo l'ora di sapere cosa mi sarebbe accaduto il giorno successivo.

Ringraziamo i ragazzi per le belle storie che ci hanno raccontato e ci rivediamo presto per un nuovo viaggio ad Armonia!

Claudia  

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