Viola
Ciao,
mi chiamo Viola e mi sono innamorata di un fantasma. No, non è
impossibile, perché io sono una Strega e, anche se ho solo sedici
anni, ho evocato lo spirito di un potente Stregone del passato:
Oleandro, ma io lo chiamo Leo.
Sono l’unica a vederlo, beh quasi, e sono fortunata, perché lui è
davvero molto affascinante.
Lui ha aiutato me e i miei amici a sconfiggere un demone e a
rimandarlo nel Mondo Oscuro. Terminata la missione avrei dovuto far
tornare anche Leo nel Mondo degli Spiriti, ma qualcosa non ha
funzionato. E adesso lui sta sempre con me, come un angelo custode.
Da quando lo abbiamo evocato la mia vita è cambiata, mi sento ardere
dentro, le sue attenzioni mi fanno sentire importante e bella. Lui mi
dice sempre che sono incantevole.
Lo so, penserete che sono patetica, ma dovete cercare di capirmi,
sono un Strega cresciuta in una Congrega di sole donne, a parte mio
fratello. La mia vita era un po’ piatta, anche se… Beh, siamo
onesti, io mi annoio facilmente, sono una che non riesce proprio a
rispettare le regole e sono sempre a caccia di nuove emozioni.
Anche a scuola, dove ci è proibito allacciare rapporti con gli
umani, ho trasgredito un pochino, ma non ditelo a nessuno!
Vi svelo un segreto: c’è un mio compagno che sa tutto di me. Lui
si chiama Diego ed è sempre stato il mio amore segreto. Era un super
figo di quelli che fanno girare la testa a tutte le ragazze della
scuola, che hanno decine di amici. Faceva motocross e non mi perdevo
mai nessuna delle sue gare.
L’ho sempre osservato da lontano, sospirando in silenzio tra me,
rispettando le leggi delle Streghe.
Un giorno, però, gli è capitato un terribile incidente ed è
rimasto paralizzato dalla vita in giù, condannato alla sedia a
rotelle.
Tutti i suoi amici si sono allontanati, perché evidentemente non era
più così interessante.
Allora mi sono fatta avanti, proprio non sopportavo di vederlo sempre
solo. Abbiamo iniziato a scambiarci messaggi, poi le telefonate e
adesso ci vediamo quasi tutti i giorni. Anche perché lui purtroppo
ha perso un anno, mentre io sono avanti di uno, visto che ho iniziato
le medie direttamente dalla seconda; così quest’anno siamo tutti e
due in terza liceo.
E poi un giorno gli ho detto che sono una Strega. È vietato, lo so,
ma non mi importa. Mia madre ha perso l’amore della sua vita quando
gli ha svelato la sua vera natura; io non volevo aspettare e perdere
Diego una volta che fosse diventato troppo importante per me, anche
se è solo un amico.
Un amico, sì. Perché i miei sentimenti nei suoi confronti adesso
sono confusi. Non fraintendetemi, non è per la sua disabilità. È
solo che prima avevo una cotta superficiale, di quelle da ragazzine,
ero affascinata da lui, dalla sua immagine, mentre adesso, che l’ho
conosciuto davvero, penso che sia un ragazzo fantastico e non voglio
complicare le cose tra noi; sono la sua unica amica, per lui sono
importante e anche lui lo è per me
Appena ho capito che avrei potuto fidarmi di lui, gli ho mostrato
qualche incantesimo. Lui l’ha presa bene, non è andato fuori di
testa come capita a molti umani e adora ascoltare le mie storie e le
avventure che mi capita di vivere con le mie amiche della Casa del
Pino.
Sa anche di Leo. E la cosa straordinaria è che riesce a vederlo.
Leo dice che il fatto di essere stato sfiorato dalla morte lo ha reso
più sensibile al Mondo degli Spiriti.
Comunque Diego sa tutto, anche dei miei sentimenti verso Leo e dice
che sono pazza.
A volte sembra geloso di lui, infastidito dalla sua presenza che si
sta insinuando tra noi, ma l’altro giorno Leo gli ha fatto un
regalo.
Lo ha posseduto e Diego ha potuto alzarsi.
Leo mi ha spiegato che la sua essenza di Spirito può prendere
possesso anche delle cose inanimate, quindi non è un problema per
lui dare a Diego la possibilità di muoversi.
La situazione è un po’ strana, perché loro sono entrambi dentro
al suo corpo e gli occhi castani di Diego si riempiono di pagliuzze
dorate. La sua voce non cambia ma il tono sì, io capisco quando è
Leo a parlare.
Comunque Diego era al settimo cielo e ha deciso che lo ospiterà ogni
volta che potrà.
E, ehm, a dirla tutta stasera verrà con me alla festa di Imbolc, a
Casa del Pino.
Capitolo 1 – Imbolc
«Viola?
Non è che tu sei rimasta in contatto con lui, vero?» Erica mi stava
fissando sospettosa.
Appena
arrivata mi aveva chiesto indietro il diario di Leo e adesso mi stava
mettendo con le spalle al muro.
Accidenti
a lei e alla sua perspicacia.
Sembrava aver già capito tutto.
«Cosa?»
Non riuscii a controllare la mia voce che uscì stridula dandomi
un’aria sicuramente colpevole. Dovevo battere in ritirata. «Ora
scusami, devo andare, ho visto una persona.» Non era una bugia,
avevo intravisto Diego e sentivo l’urgenza di correre da lui.
Ci eravamo separati appena usciti
dall’albero cavo per non destare sospetti, avremmo finto di
incontrarci e conoscerci lì, intanto nessuno lo aveva mai visto.
«Ma quello non è Diego?»
Oh, cavolo.
A parte mio fratello Alessio.
Che stupida, stupida!
Non ci avevo proprio pensato, lui lo conosceva dalle scuole medie.
«Ma… Sta camminando?» La voce
di Al era sconvolta.
Era rimasto a bocca aperta a
fissarlo e poi mi guardò in cerca di spiegazioni.
«Okay, ti prometto che ti
spiegherò, ma per stasera puoi reggermi il gioco?»
Al mi afferrò per le spalle e mi
si parò davanti. «Viola, che diavolo stai combinando?» Era
terribilmente serio.
Cercai di divincolarmi. «Eh dai,
come la fai lunga! Quante volte ti ho coperto io quando frequentavi
le tue decine di Streghette?»
Al non mi mollava. «Non è
affatto la stessa cosa! Qui c’è puzza di stregoneria di quella
tosta e non credo che a lezione vi insegnino un incantesimo per far
camminare chi è paralizzato!»
Sbuffai. Da quando mio fratello
si era messo con Fiordaliso era diventato più protettivo e
insopportabilmente giudizioso.
«Fa’ come vuoi, dillo a tutti.
Vai a chiamare Ortensia!» lo sfidai. «Io devo andare.» Detto ciò,
mi divincolai e mi allontanai.
Sentii Al imprecare, ma quando
vidi Diego, mi dimenticai di tutto e corsi da lui.
«Ciao.» Mi fermai a un passo da
lui e lo guardai imbarazzata, era davvero alto, me n’ero
dimenticata. «Tutto bene?»
Lui annuì, si passò le mani tra
i capelli che da un po’ portava lunghi leggermente spettinati e si
guardò attorno infilandosi le mani nelle tasche dei jeans. Era
sereno e appagato dalla sensazione di poter camminare ancora, si
stava godendo ogni attimo che Leo gli regalava.
Mi posò le mani sulle spalle e
mi attirò a sé. «Mi sembra ancora impossibile di essere qui.»
«In mezzo alle Streghe?» chiesi
soffocata dal suo abbraccio.
Lui ridacchiò e mi permise di
sollevare lo sguardo. «Parlo di stare in piedi, guardarti
dall’alto.» Chinò il suo viso verso di me e mi sfiorò il naso
con il suo. «Di poterti abbracciare come meriti.»
«Che vuoi dire?»
Lui sospirò e si allontanò
appena. «Non è la stessa cosa abbracciarti dalla sedia a
rotelle...» Il suo tono era amaro.
Ma poi il suo atteggiamento
cambiò. Il suo portamento divenne maestoso, forse leggermente
sprezzante; sembrava ancora più alto e il suo sguardo si fece
ardente.
«Sei particolarmente incantevole
questa sera, mia dolce Viola.» Mi afferrò le mani e vi posò le
labbra.
Per tutti gli Alberi
Guardiani.
Mi sembrava di andare a fuoco.
Leo aveva preso il comando.
«Il sole sta per tramontare. Da
questa parte!»
Sussultai. Hamaryllis, la Strega
insegnante di Casa del Pino stava invitando tutti quanti per unirci
al cerchio magico.
«Pensi che qualcuno si accorgerà
di te?» Improvvisamente non mi sembrava più un’idea brillante
aver potato Diego, cioè, era Leo a preoccuparmi. Io percepivo il suo
potere anche senza sfiorarlo anche se lui mi aveva assicurato che
essendo uno Spirito non poteva attingere al Mondo Magico né
all’energia di Diego che non era uno Stregone.
«Solo tu sei così sensibile
alla mia presenza.» Mi fece notare lui e mi strizzò l’occhio.
«Non preoccuparti, godiamoci la Festa, è da tanto che non partecipo
a un rito di Imbolc.»
«Nel Mondo degli Spiriti non
celebrate i giorni sacri?»
Lui scosse la testa e sospirò.
Mi aveva già detto che era proibito per lui parlare del Mondo degli
Spiriti. «Lì lo scorrere del tempo è alterato e non ne abbiamo una
chiara percezione.»
Ma Leo, come me, non era
particolarmente portato al rispetto di certe regole rigide.
«Comunque resterò nelle
retrovie, meglio non correre rischi.»
Lui mi porse il braccio con una
galanteria di altri tempi, i suoi tempi.
Era vissuto nel diciannovesimo
secolo, quando ancora alle signore si faceva il baciamano e si cedeva
il passo. Si facevano viaggi in carrozza e tutti erano molto
ossequiosi.
Era una cosa antiquata, lo so, ma
la trovavo molto romantica.
Ci accodammo agli altri invitati
verso il grande Pino marittimo, l’albero Guardiano della Congrega.
Lo guidai lontano da Ortensia, ma
mi ritrovai tra Erica e Melissa.
Cavolo.
Entrambe mi fissarono sospettose,
ma non dovevo essere paranoica, probabilmente erano solo curiose di
sapere chi fosse il bel ragazzo che mi accompagnava. Mi guardai
attorno imbarazzata e incrociai lo sguardo di Al che mi fulminò.
A quel punto non mi restava che
concentrarmi sul Pino. Era davvero imponente e impregnato di magia
potente. Il vento freddo invernale sferzava la sua chioma facendo
cadere alcuni aghi dall’odore balsamico. Il sole al tramonto donava
al tronco una sfumatura particolare rendendolo quasi irreale.
Poi il sole calò e il freddo
parve aumentare all’improvviso, anche se gli ultimi raggi
indugiavano sulla chioma dell’albero.
«Accendiamo il fuoco!» Ortensia
si incamminò verso un cumulo di legna e foglie secche che era stato
preparato per il falò.
Non mi ero accorta che Erica si
fosse allontanata, finché non la vidi uscire di Casa con in mano una
candela.
Toccava a lei portare il fuoco
sacro.
Quella piccola fiammella, accesa
la sera di Samhain, era stata tenuta viva per tutto il periodo
dell’oscurità invernale e adesso avrebbe alimentato il fuoco del
ritorno della Luce.
Intanto Mel stava passando con un
cesto pieno di candele spente; ne presi una e l’altra la porsi al
mio cavaliere.
«Devi esprimere un desiderio,
quando accendi la candela» spiegai a Diego.
«Sì, Leo me l’ha detto.»
Lo guardai sorpresa. «Voi due
parlate, lì dentro?»
Diego sorrise e… beh, era
davvero bello quella sera, forse era la luce magica di Imbolc, non lo
sapevo, ma arrossii.
«Credo che dovrei accendere due
candele, i miei desideri non collimano con quelli di Leo.»
Scossi la testa divertita. «Lui
non può attingere al potere del Fuoco Sacro...» Lo guardai
titubante. «Almeno credo.»
Mentre Mel ripassava, Diego
allungò la mano e prese un’altra candela senza che lei se ne
accorgesse. Poi si avvicinò al mio orecchio facendomi rabbrividire.
«Lui dice che non si sa mai.»
Restammo tutti in silenzio a
contemplare il fuoco che divampava assorbendone il potere, poi,
quando le sue fiamme guizzavano alte, ci avvicinammo con le candele.
Desidero trovare l’amore.
Arrossii mentre il desiderio mi sgorgava dal
cuore, quasi avessi l’impressione che tutti potessero sentirlo.
«Magari lo hai già trovato.»
Era la voce di Leo.
Mi aveva messo una mano sulla
spalla senza che me ne accorgessi, in quel modo poteva entrare tra i
miei pensieri.
Trasalii e mi divincolai. Cosa
vorrà dire?
Mi
sentivo tutta scombussolata.
Sa dei miei sentimenti per lui? Accelerai
per allontanarmi, quando era nei paraggi perdevo la lucidità, ancor
di più quando lo sentivo nella mia mente. Avevo l’impressione di
percepire il suo tocco dentro di me, come una carezza molto intima.
Mel, Erica e le altre Streghe di
Casa del Pino stavano raggiungendo le loro stanze per portarvi la
candela con il fuoco Sacro, noi ospiti le avremmo lasciate sospese in
una bolla d’aria, incantate da una magia levitante.
«Che le danze abbiano inizio!»
Ortensia era sulla scalinata a allargò le braccia verso tutti gli
invitati.
Al suo comando una musica lieve
si diffuse nell’aria, erano suoni antichi, rintocchi di pietre,
legni, semi secchi…
Noi ragazze la chiamavamo la
musica delle fate. Nessuno le aveva mai viste al di fuori del Mondo
Magico, ma durante le Feste Sacre i veli tra i mondi si assottigliano
e tutto diventa possibile.
«Mi concedi una danza, mia dolce
Viola.» Leo mi posò una mano sul fianco, mentre l’altra cercava
la mia. Mi voltai e mi ritrovai tra le sue braccia.
Nei suoi occhi splendevano mille
pagliuzze dorate e rimasi incantata, incapace di parlare.
Lui prese il mio silenzio per un
assenso e mi condusse verso il centro del giardino.
Poco dopo vorticavo inebriata
dalle sensazioni magiche della festa e dalla vicinanza di lui, Leo.
Ero incatenata al suo sguardo.
«Allora, dolce Viola, pensi
davvero di aver bisogno di un desiderio per trovare l’amore?»
Sussultai e cercai di distogliere
gli occhi dai suoi, ma non vi riuscii e provai un pizzico di rabbia.
«Non è corretto curiosare nella
mia mente, non sei affatto un gentiluomo!»
Lui mi fece un sorriso
malandrino. «Non ho mai detto di esserlo.»
Mi tirò ancora più vicina a lui
e mi sentii avvampare.
«Non mi hai risposto.»
«Ho bisogno di bere qualcosa di
fresco.»
Lui rallentò il ritmo e
tenendomi sempre a braccetto mi condusse verso i tavoli imbanditi.
C’era ogni prelibatezza. Nonna
Girasole, la sorella di Ortensia, amava cucinare, soprattutto
biscotti e torte, una delizia per il palato.
Ovviamente c’erano anche
focacce salate e frutta fresca proveniente dal loro frutteto magico.
Mi diressi verso il cesto delle
mele per evitare di rispondere allo Stregone impertinente.
«Allora, Viola, chi è il tuo
accompagnatore?» Ma Erica e Mel mi intercettarono.
Per un momento mi sentii in
trappola: da una parte Leo e dall’altra le mie amiche curiose.
Fortunatamente non c’era anche Al nei dintorni.
«Melissa, Erica, questo è
Diego, un mio compagno di scuola.» Detto ciò afferrai una mela e
provai una strana sensazione di disagio.
«Non ci avevi mai parlato di
lui.» La voce di Mel aveva un tono accusatorio e con la coda
dell’occhio vidi che lo stava studiando in modo piuttosto
sfacciato.
«Sono solo un umano...» Era
ancora Leo al comando e gli lanciai un’occhiataccia.
Le mie amiche erano molto
perspicaci e intelligenti, se non stava attento lo avrebbero
smascherato.
Infatti Erica gli si era
avvicinata ancora di più. «Hai qualcosa di familiare, non ci siamo
già incontrati per caso?»
Ero tesissima.
Poi sentii due mani calde posarsi
sulle mie spalle. «In realtà in questi ultimi sei mesi sono sempre
stato chiuso in casa a causa di un brutto incidente.»
Mi voltai stupita, era Diego a
raccontare e mi rilassai immediatamente.
«Viola mi è stata molto vicina
e, adesso che sto meglio, mi ha regalato questa serata magica a Casa
vostra.» Accennò un inchino abbassando il capo.
«Oh, mi spiace.» Mel si era
subito sentita in colpa per aver costretto Diego a parlare del suo
incidente. Lei era fatta così.
Feci un respiro profondo e cercai
di rilassarmi.
Addentai la mela e il suo sapore
acre mi fece mancare il fiato. Fui percorsa da brividi
incontrollabili e poi tutto divenne nero e freddo.
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