Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

mercoledì 19 luglio 2017

Naufraghi - Capitolo Uno

Risveglio


La mia coscienza riemerge pian piano cercando a fatica di farsi strada tra la nebbia e la prima cosa che sento è il dolore.
Un lampo rosso mi acceca e il fuoco divampa dirompente nei miei sensi offuscati. Non riesco nemmeno a capire la provenienza di una tale sconvolgente sensazione. Le gambe, la schiena, mi sento dilaniata. Non potrò più danzare!
Mi dimeno e mi lamento, cerco disperatamente di aprire gli occhi e...
Lo vedo. Lui è chino su di me e i suoi grandi occhi azzurri mi guardano preoccupati, amorevolmente. Chi è? Lo conosco?
È bellissimo, da togliermi il fiato. Il suo sguardo è dolce e caldo.
Mi sorride.
Sicuramente sto per morire. E lui è l’angelo della morte venuto a prendermi per porre fine alle mie sofferenze.
«Come stai?» anche la sua voce è meravigliosa, un balsamo che mi ricopre dolcemente.
Poi ancora il dolore prende il sopravvento, mi toglie il respiro. Sto malissimo.
Allungo disperata una mano verso il mio angelo. «Ti prego, dammi un bacio» sussurro, un ultimo bacio!
Il suo sguardo passa dallo stupore a un’infinita tenerezza.
Si avvicina sfiorando appena il mio viso con una lieve carezza e posa le labbra sulle mie. Sono morbide e delicate.
Il dolore sparisce. Tutto sparisce.
Per un attimo mi sento Liz Taylor nel film “Cleopatra”.
Mi sento sciogliere e sicuramente sto abbandonando la mia esistenza terrena per incontrare il dio Anubi.
Non riesco a pensare a nulla. La sua mano fa presa sicura dietro la mia nuca, sento solo il suo tocco magico e avvolgente, poi scivolo via.
Sto danzando tra le nuvole.

Mi risveglio a fatica. Non so quanto tempo sia passato, ma sento ancora impresso sulla bocca quel bacio intenso e travolgente. Cerco di muovermi appena ed ecco il dolore si riaffaccia prepotente impedendomi di pensare ad altro.
«Sta’ ferma, piccola.»
Questa voce la conosco.
Cerco di aprire gli occhi, sono sicura che non appartenga all’angelo che mi ha baciata.
Non riesco a emergere completamente, mi lamento e mi dimeno.
«Ti prego, Lulù.»
Lulù? C’è solo una persona che mi chiama così. Samuele, il mio amico più caro. È qui con me? Ma dove sono? Che cosa è successo?
Non riesco assolutamente a far ordine tra i miei pensieri. Ogni volta che mi sembra di intravedere un’immagine sensata, arriva un’ondata di dolore che spazza via tutto.
«Senti, Romeo, perché non la baci di nuovo?»
Romeo?
«Prima è stato d’aiuto» è sempre Samuele a parlare. «Devo ricucire questa vena e fermare l’emorragia.»
Ricucire la vena? Emorragia? Spalanco gli occhi terrorizzata e cerco di tirarmi su. Subito due mani mi avvolgono il viso e mi trovo immersa nei suoi occhi.
La nebbia che offusca la mia memoria pian piano si dirada, poi la consapevolezza arriva come un fulmine a ciel sereno e mi toglie il respiro: lo so chi è lui! È niente meno che il professor Leonardo Nobili, lui è sposato! E lo sono anche io!
Si avvicina e mi bacia di nuovo.
E... Cervello momentaneamente scollegato, riprovate più tardi.
Labbra morbide, brividi in tutto il corpo, persino il dolore scivola via, non ricordo nemmeno più perché dovrei essere così agitata.
Nulla ha importanza.
Questa volta la mia coscienza non si spegne e registra tutte le meravigliose sensazioni che scatenano le sue labbra e le sue grandi mani che si muovono dolcemente sul mio viso.
«Perfetto, finito» ancora la voce di Samuele.
Il bacio continua.
«Ehm, ho finito» ripete la sua voce divertita.
Leonardo smette di baciarmi, ma non ho nessuna intenzione di sollevare le palpebre. Sono imbarazzatissima e ancora molto confusa.
Fingo di aver perso conoscenza.
Mani sicure che mi controllano il battito e poi lo sento. Uno sciabordio, onde che si infrangono. Il Mare.
Ma dove sono?
Il mare?
Ah, già, il mare!
Uno tsunami di consapevolezza mi travolge.
La Poseidone è affondata.
Una serie di immagini mi passa davanti agli occhi.

L’allarme che scatta durante la notte. Tutti che ci precipitiamo alle scialuppe. Le ragazze, prima di tutto devo pensare alle mie ragazze! Le faccio passare avanti e si imbarcano con Marco. Poi tocca a me, sono rimasta in un altro gruppo, c’è anche Samuele con me, mi stringe la mano per rassicurarmi, ma è molto teso.
Il professor Nobili è a bordo di un’altra scialuppa assieme alla moglie Angela e al piccolo Gabriele.
Scendiamo in mare. È mosso, c’è molto vento e ho freddo.
Poi tutto si muove a rallentatore: la bambina accanto a me si sporge e finisce in acqua, la madre urla e si aggrappa al braccio del marinaio che guida la scialuppa, lui sembra non sentirla. Non penso, mi alzo e mi tuffo. Il respiro mi si blocca dal freddo. Non la vedo! La piccola dev’essere andata sotto! Cerco di calmarmi, prendo un bel respiro e mi immergo. Poi la scorgo. Con un colpo di reni, mi avvicino e l’afferro. Salgo in superficie e mi avvicino a una scialuppa, ma non è la nostra. Con uno sforzo sovrumano passo la bambina a un uomo che mi tende le braccia, poi un’onda mi allontana e un dolore lancinante all’interno della coscia mi acceca i sensi. Ho urtato contro qualcosa di terribilmente acuminato, forse sono scogli, oppure è una lamiera. L’acqua si tinge di rosso.
«Maria Lucia!» è la voce del professor Nobili.
«Lulù!» poi quella di Samuele.
Mi sento debole e le onde mi inghiottono. E poi più nulla.

Cavolo. Faccio un respiro profondo per cercare di metabolizzare tutta la marea di informazioni.
A questo punto l’imbarazzo per il bacio ricevuto, oltretutto su mia richiesta, viene momentaneamente soppiantato dall’urgenza di sapere.
Apro gli occhi.
«Ehi, piccola» trovo Samuele chino su di me. Il suo sguardo color caramello mi trasmette subito una certa tranquillità.
«Che cosa è successo? Dove siamo?» vorrei dire, ma la voce non esce, lui mi sorride e pare aver letto il labiale.
«Stai tranquilla» mi accarezza «ora sei fuori pericolo.» Alza lo sguardo e poi sospira. «O meglio lo sei tanto quanto noi.»
Voglio alzarmi, ma lui me lo impedisce.
«Non se ne parla, devi riposare. Ho della morfina e non ho paura di usarla» dice scherzando «ma non vorrei sprecarla per farti dormire, potrebbe servirci per qualche situazione di emergenza.»
Sospiro anche io.
Mi fido ciecamente di lui. Oltre a essere il mio più caro amico di sempre, è un dottore, quindi sono in buonissime mani.
Ripenso al professor Nobili: c’era davvero? O era un delirio della mia mente bacata causato dal dolore?
Sposto lo sguardo attorno, ma non vedo nulla se non la vegetazione che si affaccia sulla spiaggia assolata. Palme, cielo blu terso.
Sento delle voci, quindi non siamo soli.
Vorrei fare mille domande, soprattutto una mi attanaglia: Marco e le ragazze?
Samuele sistema i suoi attrezzi di tortura, come di solito li chiamo scherzando.
Poi si volta verso di me e si accorge che non dormo. Si avvicina e mi posa un bacio dolce sulla fronte. «Stai tranquilla, loro sono in salvo.»
Ovviamente mi ha capita al volo.
«Le scialuppe si sono allontanate, il mare non era troppo mosso, abbiamo sentito diversi elicotteri quella notte, quindi sono stati tutti portati via.»
Era stata un’evacuazione ordinata. La Poseidone si era arenata con classe tra gli scogli acuminati di una secca, non c’era stata nessuna tempesta o strano evento atmosferico.
«Sono sicuro che appena avranno fatto l’appello torneranno gli elicotteri a cercarci.»
Cavolo.
La prima crociera della mia vita e la nave affonda. Non c’è che dire.
Cerco di lasciarmi confortare dall’ottimismo di Samuele. Non mi abbatto facilmente e sono sicura che andrà tutto bene. In fondo sono naufragata con il mio dottore di fiducia, nonché migliore amico.
«Come stai?» ed ecco il professor Nobili, quindi non era una visione.
Mi volto verso di lui, bello come un dio, cavolo. Occhi azzurri, pelle abbronzata, barba appena accennata e capelli scompigliati dal vento in modo adorabile. E adesso non posso fare a meno di soffermarmi sulle sue labbra. Mi ha baciata! E gliel’ho chiesto io!
Che vergogna.
Abbasso lo sguardo imbarazzatissima.
Farò finta di nulla, magari me lo sono solo immaginato e, se così non fosse, lui è un gentiluomo e di sicuro non tirerà fuori l’argomento.
«Serve un altro bacio?» mi sussurra piano in modo che solo io possa sentire.
Ehm, come non detto.
Chiudo gli occhi. «Mi dispiace, io...» che gli dico ora?
Lo sento espirare divertito.
«Com’è la situazione tra i ragazzi?» Samuele mi salva. «C’è qualche ferito?»
«Niente che un po’ di acqua di mare non possa disinfettare» risponde il Professore.
Mi copro gli occhi con il braccio, perché il sole è alto e fa molto caldo.
Ricordo che siamo partiti da Sidney e fatto tappa al largo della barriera corallina, è stato tutto meraviglioso. Le ragazze hanno fatto immersioni assieme a Samuele e mi hanno mostrato delle foto bellissime.
Le ragazze. Un dolore, che non ha niente a che fare con la mia gamba martoriata, mi assale.
Improvvisamente anche una fitta alla testa mi fa sussultare.
«Devi dormire» Samuele mi appoggia un panno fresco sulla fronte e poi sento che si allontana.
Sono sfinita, ma la sua presenza qui accanto a me mi impedisce di rilassarmi. Non posso farci niente, con lui è sempre stato così.
Sono molti anni che ci conosciamo ormai, più di dieci.
Lo incontrai a una conferenza organizzata dalla scuola che frequentavano le ragazze. Lui è uno psicologo e all’epoca stava organizzando una serie di incontri per le famiglie.
Fu un vero colpo di fulmine. Un terribile e dolorosissimo colpo di fulmine. Ne fui affascinata fin dal primo momento che lo vidi. Era bello, dolce, soprattutto adoravo la sua sensibilità e la sua correttezza, quel suo atteggiamento cavalleresco senza macchia e senza paura.
Ricordo quel giorno. Lo vidi entrare nella palestra della scuola e rimasi folgorata. Il suo viso, il suo sguardo. Lo conoscevo? Ero convinta di averlo già incontrato. Provai subito un grande slancio e per tutta la durata della conferenza mi tormentai con un pensiero: dove lo avevo già visto?
Mesi più tardi, dopo averlo conosciuto meglio e aver saputo qualche notizia in più su di lui, giunsi alla conclusione che la mia anima immortale aveva riconosciuto la sua. Anime gemelle di un’altra vita? Roba da andar fuori di testa.
Ammetto che per me non era un periodo felice. Io e Marco eravamo un po’ in crisi, la nascita della gemelle ci aveva destabilizzato e non ci eravamo ancora ripresi, ero stanca e forse un po’ delusa da certi suoi comportamenti.
Noi abbiamo sempre avuto un rapporto molto particolare, molto libero e spontaneo. Alcuni ci giudicano una coppia strampalata, ma noi ci capiamo perfettamente. Io odio le convenzioni, le apparenze e i sentimenti forzati. Quindi, durante le nostre diverse crisi, lui è andato a vivere da un amico per un po’. Probabilmente ha avuto anche qualche altra donna, ma io non gliene ho mai fatto una colpa. Era giusto così. In quel momento eravamo lontani, io non lo volevo attorno e lui mi ha lasciato spazio. Abbiamo avuto diversi alti e bassi e quando conobbi Leonardo eravamo in un momento decisamente “no”.
Non potei proprio fare a meno di confrontare i due uomini e fui travolta da un grande trasporto nei confronti del Professore.
Fu in quel periodo che ripresi un gioco che facevo da bambina. Non so da dove avessi preso l’idea, forse da qualche cartone animato, ma ogni volta che mi ritrovavo indecisa su qualcosa, immaginavo due piccole me che discutevano tra loro.
E continuano tutt’ora.
Alla mia sinistra c’è Luce, come Lucia, ma a lei non piace quel nome perché ricorda troppo la santa e... Luce non è per niente una santa, è più come Lucifero. Non esattamente una diavoletta, solo un po’ ribelle ed egoista, una bellissima donna sensuale, dalla mentalità aperta e le idee orientaleggianti, ha un carattere molto forte ed è un tantino impulsiva.
Dall’altro lato c’è Maria, sì, come Suor Maria. Chi non conosce Fraulein Maria del film “Tutti insieme appassionatamente”? Lei è buona, dolce e romantica, crede che lo sia anche il resto del mondo, l’importante è che intorno a lei tutti siano felici. Non pensa mai a se stessa, una sorta di martire in odor di santità.
Ecco, in quel periodo Maria non faceva che piangere e pregare lo Spirito Santo che mi facesse rinsavire, anche se ogni volta che vedeva Leonardo i suoi occhi assumevano la forma dei cuoricini; mentre avevo dovuto mettere sotto chiave Luce che avrebbe voluto vestirsi da odalisca e ballare la danza del ventre davanti al Professore per sedurlo e farlo innamorare.
C’era un sentimento potente che minacciava di germogliare nel mio cuore e faticavo a tenerlo a freno. Venni subito a sapere che era sposato, ma pareva che avesse una notevole quantità di ammiratrici affascinate dalla sua personalità. Evidentemente ero in buona compagnia
Passai davvero dei brutti momenti. Non riuscivo a smettere di pensare a lui, non mi perdevo nemmeno uno dei suoi incontri, peraltro interessantissimi. Cominciai a collaborare come potevo per sostenere le sue iniziative, sempre a scopo benefico e umanitario.
Poi lui aprì un centro d’ascolto e mi propose di aiutarlo per i casi legati a situazioni che coinvolgevano giovani donne. Pensò che sarebbero state più a loro agio parlando con un’altra donna.
Mi buttai anima e corpo in quell’iniziativa. Era un modo per stargli vicino senza far nulla di male, per farmi conoscere. Perché era quello che desideravo più di ogni cosa: che lui mi apprezzasse dal lato umano.
E così fu. Quando dovette nominare un responsabile per il centro scelse proprio me, non una delle studentesse universitarie che erano di certo più preparate dal lato medico, ma me.
Fu una grande soddisfazione. Luce tornò a piede libero e Maria smise di piangere.
Nel frattempo conobbi sua moglie Angela e fu terribile. Una bellissima donna, con grandi occhi castani, uno smagliante sorriso, sempre elegante e impeccabile. Lei percepì sicuramente qualcosa perché ci evitammo di comune tacito accordo. Non avevo nulla contro di lei, sia chiaro, ma non riuscivo proprio a instaurare un rapporto di nessun tipo.
Maria avrebbe voluto che diventassimo amiche, mentre Luce mi suggeriva i modi più disparati per eliminarla.
Nonostante tutto mi trovai a frequentarla per motivi organizzativi, visto che anche lei si occupava del centro di ascolto. Mi capitò di sentire alcune sue confidenze. La udii lamentarsi di suo marito: lo definiva troppo impegnato, sempre lontano dalla famiglia, a volte distaccato, poco propenso a effusioni e gesti d’affetto, soprattutto in pubblico. In effetti io non li ho mai visti negli atteggiamenti tipici di chi si ama. Contatti limitati al minimo essenziale.
Al limite dell’imbarazzo una volta assistetti ad altre sue confidenze piuttosto intime. Non potei farci nulla, io ero lì alla reception e loro parlavano a voce per niente bassa. Il Professore risultava non essere molto attivo a letto, piuttosto noioso e talvolta carente. Soprattutto poco affettuoso. Era con tutti molto misurato e un pochino distaccato, sempre super controllato e integerrimo.
Questo suo riserbo non mi piaceva, anche se mi aiutò a non entrare troppo in confidenza e non trovarmi in situazioni difficili da controllare. Contemporaneamente avvenne un cambiamento nella mia vita confusa. Michelle, l’insegnante di danza di Francesca e Elisabetta, venuta a conoscenza delle mie esperienze giovanili, mi chiese di darle una mano con la sua scuola di danza. Riavvicinarmi alla sbarra mi aiutò a ritrovare me stessa e il mio equilibrio interiore.
Poi Angela rimase incinta (dopo più di dieci anni di matrimonio) e quando lui, con gli occhi lucidi, mi comunicò che sarebbe diventato papà... Beh, quello mi diede la mazzata definitiva e mi aiutò a riprendere le redini della mia vita. Capii che lui era sì un uomo fantastico, ma io avevo la mia vita e lui la sua. Io avevo il mio Marco che, passato il periodo nero, si era riavvicinato e mi aveva riconquistata. Lui era molto affettuoso e quando mi teneva tra le braccia mi faceva sentire bellissima, la persona più importante del mondo.
Insomma, per farla breve, lentamente uscii dal baratro e cominciai a stare meglio. Ero più serena e riuscivo a parlare con il Professore senza sentirmi in imbarazzo.
Tutto questo non mi impedì di continuare ad avere un debole per lui. Non dovevo stargli troppo vicino altrimenti avrei avuto di sicuro una ricaduta.
Maria cercava di tenermi lontana da Leonardo il più possibile, mentre Luce non poteva fare a meno di suggerirmi idee per vederlo, parole da scrivergli tra le righe di una mail, i vestiti più adatti da indossare quando sapevo che lo avrei incontrato.
A volte lo guardavo da lontano e mi accorgevo ancora di sospirare dolorosamente, ma il peggio avveniva quando lo sentivo discutere. In quei momenti percepivo la sua forza: lottava per le sue ragioni, senza farsi mettere sotto da nessuno, con coraggio e onestà. Quando si lasciava leggermente andare al fervore, faticavo a rimanere indifferente e proprio non riuscivo a credere alle parole che avevo udito dalla moglie. Quell’uomo aveva il fuoco dentro, io lo sentivo, potevo quasi vederlo.
Ma cercavo di guardare altrove, ben attenta a non tradirmi. Infatti per fortuna non si è mai accorto di nulla.
Ma adesso?
Lui è qui, siamo naufragati proprio insieme. Ma perché?
Maria ha tirato fuori il rosario e la scorta di fazzoletti, mentre Luce ha indossato il vestito da odalisca.
Sospiro sconsolata.

Magari anche sua moglie è qui da qualche parte. O forse è sana e salva come la mia famiglia. E non so se sarebbe meglio o peggio.

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Buona lettura! Claudia : ) 

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