Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

domenica 18 settembre 2022

Un Giorno ad Armonia - anteprime 2023 - Ermodattillo Sofia - Florin Petra - Margheri Ambra - Merlo Roberta

       


Buongiorno, Cari Amici Lettori, anche oggi torniamo ad Armonia e leggiamo in anteprima le storie di Sofia, Petra, Ambra e Roberta 

della classe 2^A, scuola Scafiti di Busalla (Genova) che faranno parte della futura edizione 2023. 

L'edizione 2022 è stata pubblicata ai primi di giugno (qui il post per saperne di più)

(cliccate invece qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria)

Ermodattillo Sofia

UN ULTIMO GIORNO DI SCUOLA INASPETTATO



Sono le undici del mattino dell’ultimo venerdì del mio percorso nella scuola Armonia.

Oggi mi sono svegliata in ritardo e mi devo subito recare nella Sala Comune. Mi alzo dal letto e prendo i miei occhiali nella scrivania, che fa anche da comodino, dove la sera prima li avevo posati. Nella Sala Comune non c’è più nessuno perché, ormai, tutti hanno già fatto colazione. Bevo velocemente un bicchiere di latte e mi dirigo verso il giardino molto grande, situato alla destra dell’edificio, dove mi aspettano i prof. e i miei compagni.

Ora che ci siamo tutti possiamo dirigerci verso la prima meta della nostra gita. L’uscita collettiva consiste in una breve escursione nei dintorni della scuola Armonia. Ognuno prende il proprio animusi e anche io afferro velocemente il mio, il Cava-fante, tutti gli animusi che ci accompagnano sono utili per il trasporto. Mi dirigo, insieme agli altri in direzione Bosco-musicale.

Appena arrivata scorgo piccoli particolari in ogni albero, si tratta di tante lettere “M”, forse la lettera iniziale del nome del nonno di Giulia. Cerco in tutti i modi di attirare l’attenzione di Giulia ma lei, come al solito, sta ascoltando la musica. Allora continuo l’esplorazione del bosco. È un bosco tutto colorato, molto molto ampio e tranquillo, c’è un piccolo uccellino, probabilmente in cerca della madre, che cinguetta rumorosamente. “Starà ascoltando anche lui la musica” esclamo.

Proseguo il percorso canticchiando delle canzoni che hanno come melodia la stessa del cinguettio degli uccellini, mi tengono compagnia durante l’escursione.

Sento un richiamo da parte della professoressa Diana: informa che è ora di mangiare.

Corro velocemente verso il ritrovo nel bosco dove sono i miei amici e mi rendo conto che sono l’unica che ha esplorato il posto.

Sentendomi abbastanza esperta del luogo, mi unisco ai miei compagni e propongo: “Vi va di far finta di recitare un musical in questo bosco particolare?”

Tutti rispondono allegramente: “Sìììì”.

Iniziamo a recitare, facendo partecipare anche gli animusi. I prof. domandano se sta procedendo tutto tranquillamente, noi rispondiamo: “Certo, va tutto bene”.

Noto una grotta un po’ particolare che di certo collega ad un altro luogo. Inizio a notare dell’acqua lucente. Continuo, senza dire niente agli altri. Esclamo: “ Il Lago Sussurrante!”

Mi zittisco, non devo dire a nessuno le mie intenzioni. Ecco, come c'era da aspettarsi, sono arrivati tutti i miei compagni.

Loro urlano: “La prossima tappa della gita, hai fatto bene a scoprire il passaggio segreto, almeno non facciamo faticare i nostri animusi”.

Il Lago Sussurrante ha sempre un certo fascino, mi stupisce sempre e mi trasmette continuamente emozioni positive, penso che ci sia qualcosa nascosto nelle sue acque in grado di farmi stare bene.

Ho il pensiero fisso a quelle lettere incise sugli alberi. Secondo me è proprio l’iniziale del nome “misterioso” del nonno di Giulia. Sono seduta su un masso sulla riva del lago, tutto procede abbastanza quieto, ma sono tormentata dal significato di quella lettera misteriosa sulle cortecce.

Mi sento chiamare dai professori e corro velocemente, dirigendomi verso di loro. I prof annunciano che è l’ora di spostarci verso il Lago Sussurrante. Sono molto indecisa sul fatto di annunciare ai prof l'esistenza di quel “passaggio segreto”, forse è meglio tenerlo per me e per buona parte dei miei compagni.

Appena i prof decretano la prossima meta, noto che Giulia sta provando a dire qualcosa con insicurezza; mi giro verso di lei e le faccio segno di stare zitta. Preferisco che non riveli nulla, quello è il mio nascondiglio, qualcosa di misterioso che deve appartenere solo a pochi. Credo che ci sia uno spirito “misterioso” nella grotta, e che sia un incoraggiamento per consigliarmi di riuscire a risolvere un mistero.

Ciascun compagno prende di nuovo il proprio animusi mobile, con cui ci possiamo spostare per dirigerci verso il Lago Sussurrante. Appena arrivati, vedo Giulia che si fionda verso di me. La saluto con tono felice e lei ricambia. Si siede vicino a me ed iniziamo a parlare del fatto accaduto poco prima, quando le ho fatto cenno di non dire nulla. Devo dire per forza a Giulia della lettera “M” incisa sugli alberi.

Le riferisco il particolare, lei risponde che, effettivamente, suo nonno si chiamava Mario. Siamo molto dubbiose riguardo a questo argomento e incerte sulle possibilità che ci sia lui dietro quei riferimenti. Decidiamo di lasciar perdere, almeno per il momento, e di riunirci con gli altri intenti a divertirsi con vari giochi.

Ci intromettiamo, mentre i nostri amici trasportatori stanno riposando. Chiediamo: “Possiamo unirci a voi?” I compagni, come sempre, sono molto gentili e accettano la richiesta. Stanno giocando a nascondino: tocca a me e Giulia contare.

Il gioco finisce quando troviamo quasi tutti. Ma dove sono i due ragazzi mancanti? Mentre attraversiamo cespugli, alberi, cespugli e ancora alberi alla ricerca degli smarriti, vediamo un animusi un po’ particolare, una specie di maiale incrociato con un fiore. Quale può essere la sua utilità? Sarà una specie antica?

Ma aspetta, il nonno di Giulia, ormai non più giovane, potrebbe avere un animusi come quello! Mi viene subito il dubbio e corro da Giulia per chiederle un parere riguardo questa osservazione, lei esclama: “Hai ragione, interrompiamo il gioco e iniziamo ad indagare sull’animusi misterioso, magari sa dirci qualcosa in più!”

Rispondo annuendo alla sua esclamazione. Urlo subito: "Ragazzi, interrompiamo il gioco” e poi continuo: “Noi” dico indicando me e Giulia, “Dobbiamo dirvi una cosa molto importante” termino.

“Il nonno, eccolo!” Esclama un nostro compagno molto burlone. "Macché" risponde Giulia, “Ti pare mio nonno quello spaventapasseri?"

Inutilmente eccitati dopo l’esclamazione del nostro amico, ci rendiamo conto che è uno scherzo. Attraversiamo i più grandi ostacoli: cespugli spinosi, erbacce urticante, ruscelletti paludosi che rendevano complicato l’attraversamento.

“Eccolo il nonno, è lui davvero, questo non è uno scherzo” sussulta Marta, la nuova arrivata. Giulia, risponde: “Ma cosa ne sai te di come era fatto mio nonno?”

Effettivamente, ammetto che non ha tutti i torti! Vediamo muovere alcuni rami, si muovono proprio appositamente, si capisce benissimo che il movimento dei rami proviene da una forza volontaria.

Penso tra me e me che la forza è esercitata dal nonno di Giulia, quindi mi dirigo dietro l’albero e…

“Oh mia cara Giulia!” dice il nonno. Dopo le parole dell’anziano cala il silenzio. Il nonno? È veramente il nonno?

“Sì, è il nonno!” esulta Giulia, poi continua: “Almeno sembri proprio tu! L’ultima volta che ti ho visto eri in una foto!”

Giulia e il nonno, stupiti, si salutano, si abbracciano. Quella che sembrava una conoscenza impossibile è risultata effettivamente possibile. Giulia sta piangendo dalla gioia, infatti poi esclama: “Nonno tranquillo, queste sono lacrime di gioia”. Penso che provare questa emozione proprio l’ultimo giorno delle superiori sia qualcosa di indescrivibile.

Insieme a Giulia e al nonno ci dirigiamo verso la preside Gloria Orchestri, per annunciare l’accaduto inaspettato.

L’atmosfera è bellissima, sono tutti felici del ritorno del nonno. Ci accorgiamo che il colpevole del "rapimento" del nonno era il maia-fiore! Vogliamo sgridarlo, ma ha una faccia così simpatica che è impossibile rimproverarlo.

I prof. ci chiamano allegramente, facendoci disporre in cerchio, con al centro il nonno che spiega questa sua avventura un po’ insolita e movimentata.

Dopo la spiegazione del nonno, ci dirigiamo verso la scuola e, mentre torniamo, programmiamo una festa che deve simboleggiare, oltre il termine dell’anno, anche il ritorno del nonno nella scuola Armonia.

Tutto è perfetto, l’atmosfera è ottima e c’è, in ogni persona, un sorriso stampato in faccia. Ad ogni alunno è stato attribuito un discorso da fare: ora tocca a me.

Inizio raccontando la mia esperienza alla scuola. Concludo dicendo: “Non poteva essere meglio il mio ultimo giorno di scuola superiore, con il ritorno del nonno nella scuola Armonia.

La festa è stata stupenda: striscioni appesi ovunque, musica ad altissimo volume, siamo in una sala grandissima, che ha una capienza molto ampia.

Arriva il momento che non avrei mai voluto arrivasse: tornare a casa. Saluto Giulia, sono stata, sono e sarò per sempre molto legata a lei, perché mi ha compreso fin dall’inizio e mi è stata accanto in ogni occasione.

Ci stiamo dando l’ultimo abbraccio dentro alla scuola Armonia e mi mancherà tutto, anche i minimi particolari.

Durante il viaggio per il rientro mi viene un'idea che mi dà la possibilità di continuare la mia vita nella scuola Armonia. “Potrei fare la professoressa di geo-musica, una nuova materia!” sussulto.

Torno indietro e vado dalla preside, le propongo: “La prego, la supplico, posso propormi come professoressa di una nuova materia?”

Adesso, attendo solo una sua risposta.

 Florin Petra

IL SALVATORE DEGLI ANIMUSI



Era già passato un anno da quando era iniziata questa Peste Animusa.

Era venerdì ed ero appena tornato a casa. Andai nel mio laboratorio per indagare sul virus, ma non trovai niente di rilevante. Frustrato, di non riuscire a trovare un antidoto per curare gli Animusi, restai ancora per un po' a fare ricerche, poi andai in cucina a mangiare la mia Sol pizza, che si era già raffreddata. Prima che potessi assaggiare il primo boccone, ricevetti una chiamata: "Pronto, è il veterinario Francesco Fa?"

Io risposi: "Sì sono io, con chi parlo?"

Una voce maschile rispose: "Con Lando Do".

A quel punto gli chiesi quale fosse il problema e lui rispose: "Questo è un problema grosso che riguarda gli Animusi! Credo che lei non abbia mai visto nulla di simile dall'inizio della Peste". Molto curioso gli chiesi dove si trovasse e per raggiungerlo.

Non appena entrai nella casa del signor Lando Do vidi una cosa che non mi ero mai aspettato di vedere: un Animusi infetto era impazzito e stava facendo un gran caos, saltava dappertutto ed era aggressivo.

Chiesi al signor Lando da quando fosse diventato così aggressivo il cucciolo.

"Da stamattina, credo sia un effetto del virus, perché lui non è mai stato aggressivo." Allora chiesi il permesso al signor Lando di catturare l'Animusi, e lui acconsentì. Lo catturai e lo portai nel mio laboratorio.

Lì mi rinchiusi e lo studiai per un po' di giorni.

Alla fine scoprii che il virus era mutato ed era diventato più forte e faceva grossi danni all'Animusi. Decisi di trovare subito un antidoto, attraverso esperimenti che non avevo mai provato. Ricordo di aver fatto migliaia di test nel mio laboratorio, ma nessuno fu efficiente.

Stavo ormai per desistere, infatti mi ero recato a passeggiare nella foresta, quando udii un suono potente, la terra sotto di me si crepò e io caddi in una specie di caverna, piena di suoni bellissimi. Cercai una via d'uscita. Camminai a lungo e mi imbattei anche in paesaggi stupendi, ma la cosa più bella fu che potei scoprire l'antidoto: trovai un rivo d'acqua color smeraldo, annusai e compresi che mi sarebbe servita. Ne misi un po' nella mia borraccia. Alla fine riuscii anche ad uscire dal bosco, presi un taxi violino per andare a casa.

Appena arrivato andai nel mio laboratorio, presi il mio cappotto nero e bianco con il mio cognome scritto dietro e i miei pantaloni grigi, e andai a testare quell'acqua. Prima la guardai al microscopio e vidi che aveva dei pezzi di cristallo dentro e sembrava purissima, una cosa che non avevo mai visto fino ad allora. Andai nel prato della scuola di musica Armonia e presi dei Mibatteri che sapevo esistevano, dato che ogni giorno molti ragazzi calpestavano quel prato con le scarpe piene di impurità. Tornato a casa presi una goccia di quell'acqua e la misi sopra a un Mibatterio: venne subito distrutto, dopo guardai di nuovo al microscopio l'acqua e osservai che era rimasta purissima come se non ci avessi mai messo un batterio dentro.

Allora chiesi il permesso al signor Lando Do di testare quell'acqua sul suo Animusi infetto. Lui acconsentì. Una volta preso l'antidoto, l'Animusi si calmò.

Avevamo la prova che era stato curato da quell'acqua. Decisi di dare la notizia a tutti nella scuola di musica di Armonia.

Grazie all'articolo, tutti gli animusi vennero curati dalla Peste Animusa. E in seguito la preside Orchestri mi nominò veterinario e scienziato personale dell'Istituto di Armonia.

Margheri Ambra

LA PROFEZIA DI ARMONIA



Era una mattina di maggio, probabilmente la primavera stava arrivando e i fiori nel grande giardino avevano iniziato a sbocciare in gran numero come anche i frutti sul ciliegio accanto al lago. Io ero da poco arrivato e le prime giornate erano state alquanto difficili vista la bocciatura precedente e poi la lettera di riammissione.

Poco dopo essermi svegliato, mi preparai per le lezioni, avevo molto da recuperare e le cose da imparare erano risultate difficili ma soprattutto molto diverse da quello che mi ero aspettato; comunque, mi sarei dovuto impegnare davvero per raggiungere il diploma alla fine dei cinque anni. Dopo aver indossato la solita giacca di lana verde, la maglia e il resto, pensai di andare in biblioteca, uno dei pochi luoghi silenziosi dell’intera scuola e, soprattutto, il più antico e ricco di libri particolari.

Il percorso per arrivare in biblioteca era stato inspiegabilmente lento, ma da come avevo capito da quando ero ad Armonia, il tempo era relativo e soprattutto scorreva in modo estremamente diverso da come era stato per tutta la mia vita. Questo consentiva alle giornate di allungarsi e accorciarsi a loro piacimento.

La biblioteca era vuota quel giorno, tutti dormivano ancora nelle camere e i professori preparavano, distanti da occhi indiscreti, le verifiche della giornata, avevo così la possibilità di sedermi in uno dei grandi tavoli di legno scuro vicino alle finestre che si affacciavano sul lago, illuminato da luce pura.

Aggirarmi tra i libri era uno spasso, toccare leggermente la copertina ruvida o liscia dava una sensazione di potere, di libertà e di felice solitudine; ne presi un paio che mi sembravano belli, ma nessuno di essi mi convinceva particolarmente.

Tra tutti quelli che avevo preso, l’unico che attirava veramente la mia attenzione era un tomo pesante ricoperto da una copertina rigida, blu come il mare con sopra uno strato di polvere. Apparentemente, lo avevano lasciato morire lì per molto tempo, come se fosse intoccabile.

Mi appoggiai alla finestra, mentre i miei capelli castani erano illuminati da una luce naturale, e aprii con stupore il libro che recava il titolo: “La nebbia di Armonia”, eliminando con il dorso della mano la polvere depositata.

La prima pagina comparve a me improvvisamente, con sopra una foto del Lago Sussurrante avvolto da una fitta nebbia, però riconoscibile. Si distingueva una scritta usurata. Spiegava che chiunque avesse letto il libro sarebbe venuto a conoscenza della profezia, del segreto e della magia che avvolgeva Armonia.

La mia attenzione fu attirata da quella scritta tanto da scorrere la successiva pagina e iniziare a leggerne le oscure parole. Il libro raccontava che, secoli prima, la scuola di Armonia era stata costruita su un nuovo pianeta, quello di Solaria, dove il tempo scorreva a rilento e la magia si impossessava di ogni centimetro di suolo e di ogni essere vivente, tanto da dare vita ad una scuola di magia unica nel suo genere, con professori in grado di addestrare i maghi musici del futuro.

La lettura mi aveva fatto dimenticare l’ora, avevo deciso che quella mattina non sarei uscito da lì neanche per un incendio e avrei capito il vero segreto di quella scuola! Andai avanti con la lettura: con gli anni, gli animali si erano fusi fra loro fino a dare vita ad animali magici, gli animusi, e a istruire le nuove menti, tenendo segreta la vera identità della scuola e portando i ragazzi ad Armonia per i cinque anni delle scuole superiori.

Il libro mi aveva fatto capire tanto, avevo compreso anche come mai le ore passassero così lentamente, poiché erano rapportate all’arrivo della luce solare sul pianeta. Tuttavia, qualcosa mi sfuggiva e desideravo ancora capire il perché di quella nebbia intorno al lago e di quella famosa “profezia”.

Lessi per molto tempo, fino a che i miei occhi furono stanchi. Quel giorno misi al primo posto la chiarezza: dovevo capire dove fossi e decisi di finire il libro, anche se il buio era ormai sceso sul lago e le lezioni erano finite. Con gran sforzo, arrivai all’ultima pagina, dopo fiumi di racconti su Armonia, sugli animusi ma soprattutto sul fatto che eravamo su un pianeta fantastico, dove la luce del sole era limitata e il tempo era dettato da leggi superiori.

Quando giunsi alla pagina della profezia, pensai che forse avrei dovuto lasciare il libro lì, alla fine avevo sempre pensato che le profezie fossero un modo per attirare le persone a leggere e, forse, quella era l’ennesima trovata di uno studente burlone. Per una volta, decisi di avere fede nello scadente genere umano, leggendo quello che recitava l’ultima leggera pagina del libro: “Chiunque giunga fin qua era predestinato a leggere questo libro, e non dovrà farne parola con nessuno, come se fosse un segreto professionale. Ecco la profezia (per non farti stare sulle spine): nel momento in cui la nebbia avvolgerà il Lago Sussurrante e qualcuno vedrà queste parole in una notte di luna piena, se ne sarà fatta parola con qualcuno, Armonia sarà visibile sulla Terra e diventerà una normale scuola, perdendo ogni sua particolarità."

Mi irrigidii improvvisamente, il sangue mi si raggelò nelle vene, facendomi probabilmente sbiancare più del dovuto. Capii cosa avessi combinato: mi girai con il terrore in faccia verso la finestra e notai la luna piena, proprio come la profezia aveva detto, realizzai che forse avevo letto la formula che proteggeva la scuola, per anni doveva essere rimasta nascosta agli occhi di tutti, probabilmente anche ai professori e alla preside.

Quella profezia non era uno scherzo! Decisi che l’unica cosa da fare sarebbe stato tenere tutto per me e lasciare che Armonia vivesse nel segreto della sua protezione dalla Terra. La nebbia intorno al lago doveva essere un avvertimento su quello che poteva accadere se ne avessi proferito parola con qualcuno.

Quel giorno rimisi il libro dove lo avevo trovato, nascosto tra gli altri, e uscii dalla stanza con l’espressione terrorizzata. Pensai quindi che l’unica scelta giusta era tenere il segreto per me.

Ancora oggi, a distanza di mesi, penso che sia stata la decisione migliore, alla fine era solo una mezza verità quella che mi ero inventato per la mia assenza: avevo detto di essere stato colto da un malore e, in effetti, la lettura del libro mi aveva alquanto scombussolato.

 Merlo Roberta

IL LIBRO VIOLA



Era una mattina piovosa, le mie preferite; la sveglia suonò e saltai giù dal letto per lo spavento, non ero abituata alle sveglie e così disturbai il mio compagno di stanza che si arrabbiò.

Dopo esserci entrambi preparati andammo a fare colazione in Sala Comune, dove trovai alcuni dei miei amici già seduti al "nostro" tavolo. Sentii urlare il mio nome, erano i bulletti della scuola e una di loro disse: "Ehi, Katia, cos'è la giornata dei calzini spaiati?"

E dopo scoppiò in una grassa risata, mi chiesi cosa avesse da ridere qualche volta capita di potersi sbagliare, replicai dicendo:" Parli te che sei tutta rosa, manco fossi un My Little pony?"

Tutta la mensa era sbalordita da come avessi risposto e dopo l'accaduto, andai a sedermi al tavolo dov'erano i miei amici.

Dopo aver fatto colazione corremmo nelle nostre aule. Quella mattina avevo "storia della musica", la materia più noiosa ma, stando a quanto si dice, "importantissima". Non ne capisco il perché, a che cosa mi serve sapere la storia se voglio suonare? Non ha senso! Appena la lezione finì, mi recai in biblioteca, il mio luogo preferito! Ho sempre adorato leggere, quindi mi misi nel mio piccolo angolino, dove nessuno mi potesse disturbare e mi immersi nel mio piccolo mondo.

Poco prima che potessi finire le ultime pagine suonò la campanella: io nemmeno avevo mangiato!

Appena mi alzai per tornare in classe davanti ai miei occhi cadde un libro: la copertina era di un viola scuro e sopra di essa c'erano come dei rami neri che avvolgevano una gemma viola, mi sembrava un segno del destino, così decisi di prenderlo e portarlo con me in classe, poi lo avrei restituito.

Finite le lezioni, tornai subito ai dormitori, ero troppo curiosa di sapere cosa nascondeva quel libro, lo aprii e le pagine erano…vuote? Rimasi molto sorpresa e la mia curiosità si trasformò in totale delusione, così decisi di riposarmi un po' e poi iniziare i compiti. Quando li iniziai avevo ancora il libro sulla scrivania: appena iniziai ad esercitarmi col flauto, notai che la gemma sulla si era illuminata di una intensa luce viola che fece invase tutta la stanza: "Ma che stai facendo?" urlò il mio coinquilino e io risposi: "Credo sia magia musicale!"

Lui ribatté: "COSA!? Sai che non possiamo fare cose del genere nei dormitori!"

"Ma tranquillo Marco, cosa vuoi che succeda?" Appena lo dissi, il libro iniziò a fluttuare e le parole sembravano uscire dalle sue pagine, formavano una musica che io definirei "leggendaria".

Marco aveva un'aria terrorizzata, e io non sembravo tanto più tranquilla di lui, il libro si posò e dentro di esso erano presenti vari spartiti con musiche molto diverse tra loro. Volevo indagare ma prima dovevo finire i compiti, quindi chiusi il libro, il bagliore si spense e continuai i compiti.

Due giorni dopo, di sabato, i miei amici mi chiesero di uscire ma io rifiutai, volevo continuare ad indagare sul libro, quindi presi il flauto in mano e iniziai a suonare: niente, il libro non rispondeva alla mia musica e se fosse stato tutto un sogno? Chiesi a Marco: "Ehi Marco ti ricordi di l'altra sera? La cosa del libro?"

Lui annuì così pensai che forse avrei dovuto suonare la stessa melodia, e funzionò: "MA PERCHÉ DEVI FARE 'STE COSE QUANDO MENO ME LO ASPETTO!?" Marco in quel momento stava bevendo e sputò tutta l'acqua per terra.

Dopo grandi risate, ripresi a suonare.

Accaddero le stesse cose della prima volta, fino a quando il libro non si aprì e mostrò uno spartito che provai a suonare. Più io suonavo, più il libro brillava, così decisi di continuare a con gli altri spartiti. Suonai fino a quando quasi non riuscivo più a tenere gli occhi aperti. Intanto, le note avevano disegnato una frase sulle pagine del libro: "Si dice che se questo libro…" era molto curiosa di sapere il resto, ma avevo bisogno di prendermi una pausa e andare un po' all'aria aperta.

In giro c'erano molti ragazzi che parlavano di un animusi anomalo, a forma di fiore, appena uscito da un uovo dato a un nuovo arrivato. Io, sinceramente, non ci feci molto caso e decisi di ignorare questa presenza. Andai un po' in giro con i miei amici, ci divertimmo insieme, mi svagai, quindi decisi di tornare ai miei esperimenti.

A fine giornata, avevo suonato tutti gli spartiti e la frase che era comparsa mi suscitava una grande paura: "Si dice che se questo libro hai con te, grandi sventure accadranno, se non ti fiderai di ciò ch'è stanco. Finito questo indovinello, ti sarà concesso di andare avanti". Rimasi molto impaurita da ciò, ma non ci potevo fare niente: ormai avevo iniziato.

"Se non ti fiderai di ciò ch'è stanco…" continuavo a non capire di cosa mi dovevo fidare? Non capivo cos'era stanco e perché mi dovevo fidare di questo?? Magari se avessi proposto l'indovinello ai miei amici mi avrebbero potuto aiutare, ovviamente, non gli avrei mai detto che serviva per decifrare un codice trovato in un fantomatico libro, mi avrebbero presa per pazza!

Il lunedì dopo, a mensa, corsi dalla solita compagnia: ''Ciao ragazzi, posso farvi un indovinello?''

“Certo’’ risposero tutti in coro, allora io replicai:’’Si dice che, se questo libro hai con te, grandi sventure accadranno se non ti fiderai di ciò ch’è stanco.’’

Ci fu un grande silenzio; finalmente, uno del gruppo rispose: “Da dove l’hai preso? www.Indovinelli Inquietanti.com?" vidi che erano tutti propensi a scherzare, così decisi di cercare la risposta per conto mio.

Come sempre, dopo scuola corsi ai dormitori; e credetemi quando dico che sono stata tutto il giorno dietro a quell'indovinello. Alla fine, avevo capito soltanto che si riferiva a qualcosa che trovavo noioso. Erano “solo” le due di notte quando capì che l’indovinello si riferiva alla storia della musica, ciò che effettivamente a me risultava noioso. Praticamente, urlai la mia deduzione e, d'incanto, si materializzarono altri spartiti. In quel momento capii che sarebbe stata una lunga giornata!

Mancava un’ora all’inizio della scuola. La nuova frase comparsa sulle pagine recitava: "Bravo, il primo indovinello hai superato, ma ora un altro ti tocca: sai dirmi cosa non ha la bocca ma di sicuro aguzzi denti?” Non ha la bocca ma di sicuro aguzzi denti? cosa mi significa? Bisogna avere per forza la bocca per avere dei denti aguzzi, o mi sbagliavo? Con questa stanchezza non sarei mai riuscita a risolvere questo indovinello, quindi decisi di tornare a letto. Tuttavia, non passò neanche mezz'ora che la sveglia decise di suonare, così, molto stanca e dolorante, iniziai a vestirmi.

La giornata sembrava non finire mai e delle lezioni non avevo capito niente: quel libro mi stava prosciugando l’anima. Pensavo solamente all’indovinello, ero così malmessa che gli insegnanti mi mandarono in camera a riposarmi, forse dovevo lasciar stare, ma avevo troppa paura delle conseguenze di una qualche maledizione.

Volevo prendere un po' d'aria fresca, così uscii sul grande prato a lato dell'edificio scolastico. Vidi un giardiniere tagliare le siepi con un attrezzo: in quel momento, mi sentii molto stupida, la risposta era: sega!

Tornai in camera più veloce che mai e urlai al libro "sega"! E quello generò molti altri spartiti: in quel momento, molto probabilmente, mi si saranno suicidati un sacco di neuroni!!!

Senza arrendermi suonare tutti i nuovi spartiti e l’indovinello questa volta era molto stupido: “Come ti chiami?”

Io risposi senza esitare: "Katia" e mi si rivelò una frase che recitava: “Hai davvero rivelato il tuo nome ad un libro inquietante?”

Con molta confusione risposi: "Sì, perché lo chiedi, libro inquietante?” di ripicca rispose: “Ah ah, molto divertente!”

In quel momento il mio cuore si fermò. Il libro seguito a parlarmi a suo modo: “Sei veramente cascata in questo scherzo?”

Fu così che scoprii che Marco, il mio compagno di stanza, aveva organizzato lo scherzo insieme ai miei amici! Lo avrei quasi ammazzato, ma alla fin fine mi ero divertita a risolvere quegli indovinelli!!

Davvero tanti complimenti alle ragazze, questi racconti sono originali e avvincenti: nuove professioni da svolgere ad Armonia, una profezia e uno scherzo magico! Che belle storie!

A presto per un nuovo viaggio ad Armonia

Claudia :)


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