Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

martedì 27 settembre 2022

Un Giorno ad Armonia - anteprime 2023 - Grillo Ludovica - Guzzo Giacomo - Lorefice Gaia



Buongiorno, Cari Amici Lettori, anche oggi torniamo ad Armonia e leggiamo in anteprima le storie di Ludovica, Giacomo e Giada

che l'anno scorso hanno frequentato la classe 3^A, scuola Scafiti di Busalla (Genova) che faranno parte della futura edizione 2023. 

L'edizione 2022 è stata pubblicata ai primi di giugno (qui il post per saperne di più)

(cliccate invece qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria)

Grillo Ludovica

FINALMENTE INSIEME

“Buongiorno sono Giulia, sono nuova in questa scuola.”

La professoressa Diana incominciò subito a parlare, dicendo: “Presentatevi” e tutti si presentarono; io adocchiai già molti compagni che mi stavano simpatici.

Il giorno dopo la professoressa Diana disse: "Oggi si va in gita al parco più bello di tutta Armonia: Harmony Park."

A un certo punto, la professoressa suonò col suo flauto e il portone della scuola si aprì. Fuori c’era un bellissimo giardino con un sacco di alberi con note appese, che emanavano un suono armonioso. Dopo pochi minuti arrivò il pullman, saliti sopra la professoressa ci disse: “Cantate o suonate con i vostri flauti" e noi incominciammo a suonare. Magicamente il pullman iniziò a muoversi, più suonavamo più il pullman aumentava la velocità.

Una volta a destinazione, scendemmo e vedemmo un parco stupendo, pieno di giochi. Qualche ora dopo tornammo alla scuola e pensai che fosse stato il più bel giorno di sempre.

La mattina seguente la professoressa Diana disse: "Scriviamo un tema! Dovrete parlare di voi, di quelle persone che vi stanno più a cuore e di quelle che amate di meno”.

Io raccontai di tutte le persone che mi stavano a cuore e di quelle a cui tenevo di meno. Tra queste ultime c’era mio nonno, perché dopo poco tempo dalla mia nascita mi aveva abbandonato insieme a mia nonna, senza poterlo conoscere.



Un bel giorno arrivò un nuovo professore a presentarsi alla classe. Appena disse “Io sono il vostro nuovo prof” capii subito che quello era mio nonno. Decisi di parlargli, per sentire le sue giustificazioni. Mi disse che non era più stato con noi perché era richiesto che partisse verso il cosmo musicale. Non poteva rifiutare un simile incarico, fu obbligato a partire! Mi raccontò che nel cosmo musicale fluttuano tanti flauti colorati che emanano un suono rilassante. Una volta arrivato sarebbe rimasto con me per poco, prima di ripartire per il cosmo.

Passai col nono più tempo possibile, quando fu il momento di salutarlo gli dissi: “Arrivederci nonno, torna presto!”

Guzzo Giacomo

UN OSPITE INDESIDERATO

“Rocco, svegliati, sono le 8:15 la signorina Anima ci aspetta in aula magna per un annuncio”.

Questo è stato il mio risveglio di ieri. Mi sono messo di corsa i pantaloni grigi e la maglietta bianca con il colletto che ci facevano indossare; mi sono diretto verso l’aula magna di corsa, ho attraversato il corridoio dei bagni, sono passato vicino alle stanze dei professori, ho superati il tavolo dei collaboratori, per poi dirigermi verso le stanze degli animusi, prendere il mio e arrivare nell’aula.

Entrato, mi sono seduto al mio posto, vicino ad Amanda e le ho chiesto che cosa avessero detto, lei mi ha risposto con tono grave che i collaboratori avevano notato in giardino le tracce di un qualcosa di molto grande che spaventava gli animali e scavava dei buchi enormi in prossimità dei tubi che portavano l’acqua all’istituto; non potevamo più uscire e dovevamo tenere gli animusi sempre con noi nei loro trasportini.

La signorina Anima ha continuato per altri venti interminabili minuti a darci indicazioni su cosa fare e cosa no; mentre io, ovviamente non ascoltavo, anzi: continuavo a interrogarmi su cosa potesse essere a provocare tutto quel trambusto.

Nel frattempo, finite le raccomandazioni, gli alunni si stavano ritirando nelle loro stanze: le lezioni erano sospese per due giorni. Invece di obbedire, ho preso per il braccio Amanda e David; loro erano confusi, mi chiedevano dove li stessi portando. Solo una volta fuori, rivelai loro i miei piani: volevo vedere l’essere in faccia e ucciderlo, come Davide con Golia.

In un primo momento, i miei compagni sembravano spaventati ma poi si sono tranquillizzati. Siamo andati fino alla capanna del guardiacaccia Guido, cercando di non farci notare e, da lì, all’orto della scuola. Fin da subito ci ha accolto un odore strano, odore di cipolla marcia e finocchio. Subito abbiamo pensato che fossero i prodotti dell’orto a emanare quel tanfo, e abbiamo proseguito oltre, notando che Lord, il mio animusi, aveva paura e tremava ma non per il freddo. Ancora di più ci ha terrorizzato un “Burp” molto forte provenire dal bosco dell’albero Musico. C'era intorno qualche albero spezzato, ma non ne capivamo il motivo; avevo un brutto presentimento. Di fronte all’albero Musico, ho avuto per la prima volta paura di morire…

Ci sovrastava una creatura imponente, massiccia, con piedi giganteschi, occhi gialli, pancia molto grande e dei “bubboni” lungo tutto il corpo. Amanda si è messa a urlare, io e David l'abbiamo presa per mano e siamo scappati verso l’orto. Arrivati all’orto, ci siamo infilati nel ripostiglio del concime, chiudendone alle nostre spalle la porta in legno marcio. Dopo un tempo non precisato, sbirciando a destra e a sinistra per sentirci al sicuro, siamo usciti per tornare verso le nostre stanze: del “gigante” non vi era più traccia.

Lungo il cammino, abbiamo trovato brandelli di stoffa e gusci d'uovo così maciullati da sembrare passati in un tritarifiuti. Dunque, quel burp ancora nelle nostre orecchie era il tipico verso che si associa all'atto della digestione!

Solo in quel momento abbiamo realizzato che l'orribile creatura cui eravamo sfuggiti stava divorando i futuri animusi…

Lorefice Gaia

NUOVI AMORI

“Nuova scuola, nuova vita”, mi ripetevo sempre; e così fu.

Quel fatidico 15 settembre mi stravolse totalmente la vita.

Ero davvero entusiasta di cambiare scuola, perché nella mia vecchia non mi trovavo affatto bene: le mie giornate erano davvero strazianti. Tutti, e dico tutti i pomeriggi, ero sdraiata nel mio letto a piangere per gli insulti che ricevevo dai miei compagni, che dicevano: “Non dovresti metterti a dieta? Guarda che tra un po’ sfondi la sedia!”. All’inizio ridevo, esattamente come facevano loro, ma poi, una dopo l’altra, le lacrime mi rigavano il viso.

Dopo anni passati ad essere bullizzata, finalmente l’ingresso nella nuova scuola, alquanto unica, era sempre più vicino.

L’istituto era tutto basato sulla musica: era la scuola di Armonia.

Quel Lunedì pieno di cambiamenti non tardò ad arrivare, e, se prima avevo ansia, inutile dire che appena mi svegliai iniziai a grondare di sudore: avevo una scarica di adrenalina in corpo paragonabile a quella che hanno i maratoneti prima di iniziare a correre. Mi feci una doccia rinfrescante, mi asciugai i capelli e mi misi l’uniforme: iniziai a indossare una gonna pantalone a pieghe grigia e una maglietta bianca con sopra una giacca di lana verde, con ricamato Bemolle, il mio cognome. Spruzzai un po’ di profumo alla lavanda, quello che mi contraddistingueva dalle altre mie coetanee, infilai le scarpe e mi misi a tracolla un piccolo sacchetto, nel quale, la sera prima, avevo infilato il flauto nuovo di zecca.

Con i miei genitori uscii dalla porta di casa, consapevole del fatto che ci avrei fatto ritorno solo l’estate successiva.

Entrai in macchina, e per tutto il viaggio, non spiccicai nemmeno una parola dall’agitazione.

Dopo circa trenta minuti di viaggio arrivammo a destinazione: era un distesa d’erba immensa molto fuori dal centro abitato. Sembrava quasi una prateria qualsiasi, con la differenza che perfettamente al centro c’era uno spazio vuoto; intuii subito che cosa fosse e a che cosa servisse. Era il passaggio che conduceva direttamente fuori dai cancelli di Armonia! Con un po’ di malinconia, salutai i miei genitori stringendoli forte a me e qualche lacrima mi inumidì le guance rosa pallido.

Fu un dolore improvviso quello che provai: sapevo benissimo che non avrei più visto i miei genitori per un po’, ma all’inizio non ci diedi molto peso. In quel momento, tutt’a un tratto avvertii un nodo alla gola: non volevo lasciarli, ma dovevo.

Dopo svariati minuti nei quali ero abbracciata ai miei genitori, mi staccai e mi diressi nello spazio vuoto della prateria.

Appena misi i piedi nella terra, una scossa mi percorse dalla testa ai piedi: persi la cognizione del tempo e dello spazio, e caddi in un sonno profondo, che sembrò durare un’eternità. Quando mi svegliai mi trovai davanti ad un imponente cancello, quasi spaventoso. Proprio davanti a quest’ultimo c’era una figura all’apparenza autoritaria, ma dall’aria simpatica: era la sorvegliante. Mi accolse con gentilezza, e mi condusse all’ingresso dell’edificio. Rimasi senza il respiro.

L’aula magna era immensa: lunghe tavolate piene di ragazzi e ragazze vestiti uguali ci erano seduti. Ebbi gli occhi di tutti addosso per qualche secondo, poi tutti ritornarono a fare quello che stavano facendo prima del mio ingresso. Nell’aula, c’erano anche i professori: dalla professoressa Diana, che insegnava chimicomusica al signor Giorgio, guardiano dei giardini e delle serre.

Ero l’ultima arrivata del primo anno, e, forse la più imbarazzata di tutti.

La professoressa Diana iniziò con il discorso d’inizio anno: “Benvenuti o bentornati a tutti, ragazzi! Quest’anno, gli alunni iscritti sono aumentati smisuratamente: volevo solamente dirvi grazie! Sono, e siamo, contenti di avervi in questa scuola. Come ringraziamento speciale, volevo presentarvi un nuovo alunno.”

A questa frase, alzai gli occhi dal piatto in cui stavo mangiando. Un brivido mi percorse la schiena e rimasi quasi incantata dal ragazzo che si alzò dal tavolo di fronte al mio. La professoressa aspettò che tutti squadrassero per bene l’alunno, poi continuò: “Lui è Luca, Luca Sol. Ma immagino che lo conosciate già: i suoi genitori sono i proprietari di un’azienda, proprio quella che la scuola di Armonia usa per ”rifornirsi” di flauti. Un grazie speciale va a lui e ai suoi genitori! Un applauso!”.

Nella sala riecheggiò il suono degli applausi; credo che il mio si sentisse di più di quello di altri, perché la ragazza seduta vicino a me, me lo fece notare: “Ti piace, eh!”

Io, rossa come un pomodoro, mi misi a ridere, con un riso quasi isterico.

Dopo si presentò: “Comunque… io sono Giorgia, piacere.” mi disse porgendomi la mano destra. Io la afferrai e di conseguenza mi presentai: “Piacere mio, io sono Viola, Viola Bemolle”. Lei mi sorrise e ci mettemmo a parlare del più e del meno: “È davvero simpatica” pensai.

Dopo aver terminato il pasto, la professoressa Diana accompagnò noi matricole femmine nei dormitori della scuola, mentre il professor Filippo, che insegnava scienza della musica, accompagnò i maschi nei loro alloggi appositi.

Ero sempre più rapita dalla bellezza della scuola, era di una bellezza che incantava. Arrivate nelle stanze, la professoressa disse: “Ragazze! Qui c’è una stanza per ognuna di voi. Potete mettere i vostri vestiti negli armadi. Ci vediamo alle due di pomeriggio per iniziare le lezioni. Mi raccomando: vi voglio puntuali. Iniziate l’anno in bellezza!”.

Io e la mia nuova amica Giorgia mettemmo a posto i nostri bagagli e, come promesso, alle due ci recammo nell’aula di chimicomusica.

Ad essere sincera, non ascoltai più di tanto la lezione della professoressa Diana: pensai tutto il tempo al nuovo ragazzo, Luca, che mi aveva rapita con un solo sguardo. I suoi occhi, color ghiaccio, mi facevano battere forte il cuore. Non mi resi conto, all’inizio, che proprio davanti a me c’era lui: i miei occhi mutarono forma. Da rotondi, a cuore. Rimasi con un sorriso da ebete per tutte le due ore di lezione.

Ad un certo punto Luca si girò, e mi guardò dritto negli occhi. Fu un contatto visivo… intenso. Anche se durò come minimo tre secondi contati, mi sembrò di vedere il mare in quegli occhi: un solo sguardo rese migliore la mia giornata.

Mi innamorai.

Una volta finite le due ore, con Giorgia mi recai alla seconda, e ultima lezione della giornata, quella con il signor Giorgio: che coincidenza!

Quell’ora passò abbastanza velocemente, perché ci fece vedere solo le serre, e ci disse quali colture gli alunni di quinta coltivavano.

Inaspettatamente, io e Luca ci scambiammo alcuni sguardi…

Tutte le giornate trascorsero in modo monotono, ma allo stesso tempo mi divertii davvero tantissimo: legai molto con Giorgia e conobbi una nuova persona: Amedeo. Il mio attuale migliore amico.

A circa metà anno il legame con Luca si rafforzò molto di più, infatti diventammo prima amici, poi… qualcosa in più. Lo amai davvero: la prima persona con cui provai le esperienze più belle dell’intero anno.

Il tempo passò, passò finché l’anno giunse al termine.

Io iniziai ad essere felice per davvero.

Per la prima volta in tredici anni.

Presi confidenza con tutti, o quasi. Daniela e io, come dire, non eravamo proprio amiche.

All’ultimo pranzo dell’anno, dissi a Giorgia, Luca e Amedeo: “Sicuramente ci vedremo anche in estate, anche perché senza di voi io non riesco a stare. Per davvero, eh”. Ci mettemmo tutti e quattro a ridere e finimmo il nostro dessert, un budino al cioccolato e caramello con un lampone sopra. Dopo, io e Giorgia andammo nei dormitori per sistemare le nostre valigie per tornare sulla Terra.

Tutti gli alunni si diressero verso i cancelli della scuola di Armonia, per tornare ognuno nelle rispettive case, dalle famiglie. Dopo aver salutato Luca con un bacio, lungo e appassionato, strinsi forte in un abbraccio i miei due migliori amici. Qualche lacrima rigò il mio viso.

Una ad una le persone si teletrasportarono sulla Terra.

Io fui una delle ultime a teletrasportarmi: lo feci e caddi nella stessa terra su cui un anno prima era iniziato un vero e proprio viaggio verso Armonia: una delle scelte migliori che io potessi mai fare.

In lontananza, intravidi i miei genitori, che mi corsero incontro. Non erano cambiati di una virgola da Settembre. Li strinsi fortissimo: mi erano mancati tantissimo. Nel viaggio in macchina, parlai senza interrompermi un secondo. Raccontai dei miei amici, ma soprattutto di Luca.

Il mio amore.

Grazie alla scuola di Armonia fui davvero felice per la prima volta.

Non vedo l’ora sia di nuovo Settembre.

Grazie ragazzi per averci raccontato le vostre giornate ad Armonia, alcune romantiche, altre misteriose, ad Armonia tutto può succedere!

Complimenti a tutti per aver partecipato ed esservi messi in gioco!

A presto, con nuove storie

Claudia :)

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