Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

mercoledì 17 aprile 2024

Scuola Scafidi - 1B - secondo gruppo - Un Giorno ad Armonia

  


Buongiorno, Cari Amici Lettori, continuano le storie raccontate dai ragazzi della 1B della scuola Scafidi di Sarissola.  

Oggi leggeremo insieme i racconti di: Lanzi Ea, Mangini Fabio, Mittino Benedetta, Oukhama Sara e Mwangemi Damaris.

Potete nel frattempo scaricare gratuitamente dal mio canale Telegram la raccolta dello scorso anno che contiene tantissimi racconti (qui il post per saperne di più)

(cliccate invece qui per avere informazioni sul laboratorio #armonialatuastoria)

Lanzi Ea

CICCIO IL TOPOGALLO

Mi chiamo Ciccio, sono un topogallo, un animusi ricoperto di piume azzurre e vivo in una scuola di Musicomagia chiamata “Armonia”. Sono nato da un uovo che si poteva schiudere soltanto con la musica e la magia, mi nutro di note musicali e la persona che mi accudisce si chiama Giulia.

Un giorno, dopo le lezioni, Giulia decise di portarmi a vedere il lago vicino alla scuola; per arrivarci bisognava attraversare il bosco incantato, dove tutto si muoveva a tempo di musica. Arrivati al lago Giulia si mise a suonare con il suo flauto; io sentendo questa musica mi caricai di energia e vedendo le piante e i fiori che ballavano, mi misi anch'io a ballare insieme a loro ... non mi accorsi però che mi stavo allontanando sempre di più.

Mentre Giulia suonava, arrivò Marco che prese dalle mani di Giulia il flauto e lo ruppe, perché era invidioso di Giulia. All'improvviso la musica finì, tutto si fermò ed io mi accorsi che mi ero perso. Giulia, mentre litigava con Marco, si accorse che ero sparito e si mise a cercarmi.

Incontrò Giacomo, un suo caro amico e compagno di scuola, con il suo animusi pippistrellaquila di nome Christmas, che si mise a cercarmi con la sua vista infallibile e il suo udito straordinario, volando sopra gli alberi. Io, disperato ed impaurito, cercai di ritrovare la strada che mi avrebbe riportato al lago da Giulia. Mi misi a cantare fortissimo: "chicchirichì, chicchirichì".

Dopo un po' di tempo sentii volare sopra di me Christmas, che, sentendo il mio canto con il suo udito straordinario, era riuscito a trovarmi. Atterrò vicino a me e mi consolò.

Io felicissimo di vederlo, lo seguii fino a ritrovare Giulia.

Quando la vidi andai di corsa da lei, l'abbracciai forte forte e le dissi che non l'avrei lasciata mai più.


Mangini Fabio

IL PASTICCIO IMPREVEDIBILE

Una mattina Giulia, Pietro e Camilla andarono a portare i loro Animusi nelle stalle. Mentre Giulia stampava un bacio sulla piccola fronte di Ciccio, un altro esemplare di Topogallo si infilò tra le sue gambe e corse verso la scuola. Pietro si lanciò sull'Animusi che fulmineamente cambiò direzione e andò verso i cespugli dove, tuffandosi, sparì. Pietro divenne di colore bianco panna e cadde a terra come un sacco di patate.

Un quarto d’ora dopo Pietro si risvegliò e il professor Filippo, arrivato di corsa per il trambusto, ansiosamente disse: ”Stai bene?”

“Sì.” rispose Pietro che, barcollando, si rialzò in piedi.

“Cos'è successo?” chiese il professor Filippo.

Camilla pronta disse: ”È scap...” ma venne interrotta da Giulia che continuò con una bugia: “È scoppiato un petardo che avevo dimenticato in tasca e Pietro è svenuto dallo spavento.

Filippo guardò Giulia con aria di rimprovero e poi rispose: “Non fa niente. L'importante è che stiate bene. Adesso andate a lezione, che siete in ritardo.”

Finite le lezioni, Camilla chiese a Giulia: “Perché hai mentito al professor Filippo?”

“Perché se avessero scoperto che ho fatto scappare un Topogallo mi avrebbero espulsa dall'unica scuola dove mi sento a casa.” rispose Giulia.

Gli altri due la guardarono amorevolmente.

In realtà era stato un ragazzo della squadra avversaria di Tornado, il gioco che causava più liti in assoluto. Si litigava tanto perché in palio c’era una borsa di studio. A volte per vincere si cercava il modo per fare espellere gli avversari!! Il malfattore era alto, aveva gli occhi scuri, i capelli neri ed era molto arrogante. Si chiamava Luca. Aveva fatto in modo, con la musica preferita dai Topogalli, la scala di SI diesis, di attirarne uno fuori, proprio quando Giulia stava aprendo la stalla.

Il giorno dopo Pietro, Camilla e Giulia si ritrovarono verso le sette e mezza per la ricerca del Topogallo. A un certo punto da un cespuglio uscì l'Animusi tutto indolenzito ed assonnato. Il trio si lanciò sul Topogallo, ma lui, schivandoli, andò verso la scuola ed entrò. Giulia, Pietro e Camilla, mentre lo inseguivano, dovettero evitare un paio di ragazzi e sperare che una professoressa non notasse l'Animusi. Grazie al cielo un ragazzo arrivò in quel momento e chiese alla professoressa istruzioni per un compito, così il Topogallo poté passare indisturbato.

Ormai era ora di lezione e quindi, avendo perso le tracce del topogallo, i ragazzi andarono alla pista di pattinaggio, ma, appena ebbero finito, tornarono subito alla ricerca. Dopo aver nuovamente individuato l’Animusi, si avvicinarono con calma fino a stargli a un passo di distanza. Camilla si lanciò e riuscì a prenderlo, però il piccolo Topogallo si liberò mordicchiandole le dita e andò brioso verso la mensa.

I tre si avviarono in quella direzione e, superata la soglia, si trovarono di fronte ad una scena terribile: fette di pane sul soffitto, marmellata sui muri, crema di zucchine sui vetri e centinaia di altri pasticci. Il gruppetto dopo una lunga ricerca trovò l'Animusi nel frigo, dentro la pentola con la crema di zucchine. Pietro, scattante, richiuse il coperchio e portò il pentolone nelle stalle dove, finalmente, liberarono il Topogallo.

Giulia disse: “Ragazzi, non è un po' strano che un Topogallo scappi di sua spontanea volontà?”

“Sì” disse Camilla “di solito sono attratti dalla musica. In effetti quando è scappato si è diretto verso i cespugli. Forse ci saranno degli indizi dietro la siepe.”

Così trovarono in terra una penna con il cognome di Luca e in coro dissero: “Luca!!!”

Lo cercarono e, quando lo raggiunsero, Camilla disse: ”perché hai fatto scappare il Topogallo?”

“Perché” disse il ragazzo, “ho bisogno di vincere il torneo, altrimenti sarò cacciato via dalla squadra.”

Pietro disse: “Stai tranquillo: non è detto che perdiate, ma sicuramente è sbagliato imbrogliare!! ...e poi magari non è neanche lo sport adatto a te.”

Luca, pentito, rispose: “Hai ragione! In fondo non mi piace neanche così tanto giocare a Tornado. Mi dispiace moltissimo, non succederà più.”


 Mittino Benedetta

IL TORNEO DI PALLASUONO

Giulia e Camilla erano molto emozionate perché ci sarebbe stato il torneo di pallasuono tra le allieve più grandi. Sarebbe durato più o meno tutta la giornata.

Giulia, per l’adrenalina, si alzò di scatto e si preparò alla svelta. Entrambe si precipitarono nella Sala Comune, perché la preside avrebbe fatto un annuncio: “Oggi, come ben saprete tutti, ci sarà il torneo di pallasuono, quindi le lezioni della giornata non si svolgeranno”.

A Camilla un po' dispiaceva non fare lezione, però era molto entusiasta di vedere il torneo.

Giulia, mentre si incamminava per andare al campo sportivo, si accorse che il suo animusi non stava più respirando. Provò a risvegliare Ciccio suonando il flauto, ma non funzionò. Provò molte altre volte, ma l’animusi non si svegliava. Camilla che stava aiutando Giulia, corse a chiamare il professor Filippo, che, sicuramente, avrebbe avuto una soluzione.

Il professore arrivò correndo con in mano una ciotola contenente delle pietre rosa. Erano pietre magiche che aiutavano il risveglio degli animusi. Filippo prese Ciccio e lo mise dentro la ciotola: poco dopo l’animusi si risvegliò.

Giulia era sollevata perché aveva avuto paura di perderlo per sempre. Pietro trovò un cappellino, infilato nella sacca dove stava Ciccio, così i ragazzi scoprirono che Luca, un ragazzo che odiava Giulia e i suoi amici, perché era geloso della loro amicizia, aveva fatto un incantesimo per avvelenare il piccolo animusi.

La preside ed il professor Filippo punirono Luca, che, pentito, si scusò con tutti. Le ragazze si incamminarono verso il campetto e dopo un paio di minuti le gradinate si riempirono. I professori e la preside si accomodarono in cima alle gradinate, mentre Giulia e Camilla si sedettero in fondo.

C’erano quattro squadre e ognuna aveva il nome di un animusi: le muccoche, le gattufo, le topogallo e infine le canorso.

La preside si alzò e, suonando il suo flauto, diede inizio al torneo. Tutti si divertirono molto, Prima giocarono le muccoche contro le topogallo, poi le canorso contro le gattufo. Le muccoche sconfissero le topogallo dieci a uno, mentre le gattufo batterono le canorso cinque a due.

Dopo una breve pausa il torneo ricominciò. Era il momento della finale! Giulia tifava per le muccoche mentre Camilla per le gattufo. Queste ultime iniziarono bene, ma furono sconfitte dalle muccoche quindici a dieci.

Alla fine del torneo ci fu la premiazione e si organizzò un ricco banchetto con prodotti artigianali. Al termine della giornata, Giulia si catapultò nel letto senza nemmeno salutare Camilla e si addormentò in un batter d’occhio accanto al suo amato Ciccio.


 Oukhama Sara

CICCIO È IN PERICOLO

Una mattina Giulia e Camilla si svegliarono e Giulia vide Ciccio per terra privo di sensi. Le due amiche, preoccupate, decisero di portarlo dal professor Filippo, per farlo visitare.

Purtroppo il professore non sapeva come svegliarlo, così consigliò alle due amiche di andare in biblioteca per cercare la giusta pozione. Giulia inciampò nello spigolo di un tavolo e prese in pieno lo scaffale. Tutti i libri caddero su Giulia, che li raccolse e cominciò a sfogliarli.

Ad un certo punto vide degli spartiti per il flauto. Non appena cominciò a suonare, delle scintille magiche e lucenti entrarono nel corpo di Ciccio, che si svegliò.

Le due ragazze, contente, lo abbracciarono. Il professor Filippo scoprì che uno sconosciuto, in mensa, aveva messo una polverina bianca nel succo di Ciccio. Contemporaneamente le ragazze videro un uomo incappucciato entrare di nascosto in palestra. Lo seguirono e scoprirono che si trattava di Luca.

Giulia gridò: “Hai rischiato di uccidere Ciccio!” e Luca rispose: “L’ho fatto solo per vendicarmi di te, Giulia!!”

Il professor Filippo cacciò via Luca e Giulia promise a Ciccio che non lo avrebbe lasciato mai più da solo.


Mwangemi Damaris

LA GROTTA MISTERIOSA

Passata l’estate, Pietro, Camilla e Giulia fecero ritorno alla scuola di Armonia felici di ritrovarsi per questo secondo anno. A loro si unì Luca che si era ripreso dai problemi di salute ed era stato promosso.

All’inizio Luca sembrava presuntuoso e vanitoso, ma si rivelò invece molto simpatico. Il suo atteggiamento in realtà derivava dalla sua timidezza e dalla bassa autostima.

Arrivò così il turno di Luca di schiudere il suo uovo e finalmente eccomi qua: un canorso femmina color marrone scuro con un occhio azzurro ed uno marrone. Luca mi chiamò Zucca. Il mio padrone mi fece subito conoscere il canorso del suo amico Pietro, Tobi. Era molto simpatico, giocavamo spesso insieme e visto che era più grande ed esperto di me mi portava in giro alla scoperta di questo strano pianeta. Grazie a Tobi conobbi altri animusi, in particolare Ciccio, il topogallo di Giulia, e Sofi, la gattufo di Camilla.

Noi quattro decidemmo di esplorare i luoghi nascosti del pianeta. Girammo intorno al lago e ci ritrovammo davanti ad una caverna molto grande, talmente grande che ci poteva vivere un gigante. Era anche buia, ma noi potevamo vederci comunque grazie alla nostra vista magica. Decidemmo quindi di entrare dentro. Sembrava deserta, ma andando avanti iniziarono a sentirsi rumori e versi strani che sembravano provenire da altri animusi. Sembrava che la caverna non finisse più!

A un certo punto ci accorgemmo di una cosa “strana”: “Ragazzi, ve ne siete accorti? Com’è possibile che siamo sempre carichi di energia, se i nostri padroni non sono qui a suonarci qualche canzone?”, disse Tobi.

Ne fummo tutti sorpresi, ma nessuno seppe dare una risposta. Ad un certo punto prendemmo coraggio e andammo avanti. La curiosità di sapere se i suoni che udivamo erano davvero di altri animusi aveva prevalso. Però dopo circa un chilometro di cammino all’interno della caverna ci rendemmo conto che Ciccio non era più con noi.

Iniziammo a cercare in ogni anfratto gridando: “Ciccio! Ciccio! Dove sei? Se è uno scherzo sappi che non è divertente”, ma di Ciccio nessuna traccia, sembrava svanito nel nulla. Allora pensammo che fosse andato avanti senza che l’avessimo visto; quindi, continuammo il nostro percorso nell’immensa caverna. Ma, ben presto, scoprimmo dov’era finito Ciccio. Infatti, dopo pochi passi, ci imbattemmo in un esercito di ratti brutti, enormi e dall’aspetto bellicoso che avevano legato il nostro amico come un salame.

Fummo paralizzati dalla paura, non riuscimmo neanche a dire una parola o a scappare. Ma, improvvisamente, Sofi si riscosse dalla paralisi e disse: “Sono o non sono una gattufa? E i topi non hanno paura dei gattufi? E i ratti cosa sono se non grossi topi?” e prendendo la rincorsa si gettò a capofitto su quello che sembrava il capo.

E miracolo! I ratti spaventati corsero in ogni direzione rifugiandosi in ogni pertugio possibile: “Brava Sofi! Sei una gattufa in zampissima!” gridammo vittoriosi. Purtroppo troppo presto, perché un paio di ratti avevano portato Ciccio con loro.

Disperati per non saper cosa fare, ci fermammo a piangere: “E ora cosa facciamo? Cosa raccontiamo a scuola? E a Giulia?”

Mentre ci lamentavamo, ci accorgemmo che i famosi rumori si facevano più alti e potenti. Alzammo le teste e ci trovammo di fronte ad altre creature come noi, o meglio, simili a noi. A guardarli bene facevano un po’ paura, non assomigliavano a nessun animusi conosciuto: erano molto più grandi di noi, erano due volte una muccoca. Il loro manto brillava di tutti i colori dell’arcobaleno ed emettevano melodie meravigliose con la loro coda simile ad un flauto.

“Ciao!”, esclamò uno di essi, venendoci incontro. “Benvenuti nella grotta degli animusi primordiali. Siete i primi animusi domestici che riescono ad arrivare fin qua. Il signor Giorgio dovrebbe stare più attento, ma siamo contenti che siate riusciti a sfuggire alla sua sorveglianza. Lui è infatti il guardiano della nostra caverna e solitamente non permette a nessuno di avvicinarsi. Infatti è stato lui a studiare le trappole che avete brillantemente superato. Ma faremo le presentazioni più tardi, ora mi pare che abbiate un bel problema da risolvere” e ci fece cenno di seguirlo.

Ci portò nel quartier generale dei ratti che, ci spiegò, erano inquilini sgraditi, ma necessari per difendere la caverna dagli intrusi. L’animusi primordiale, che nel frattempo avevamo scoperto che si chiamava Sky, si mise a confabulare con quello che sembrava il capo dei ratti, perché più grosso e più brutto degli altri. In una strana lingua fatta di schiocchi e ululati, Sky spiegò che non eravamo nemici, ma animusi proprio come lui, solo un po’ più piccolini. Il capo dei ratti, anche se poco convinto, liberò Ciccio e finalmente potemmo riabbracciarlo.

Di nuovo tutti insieme e fuori da ogni pericolo, Sky ci raccontò che la loro specie era stata la prima creata dai Musimaghi e che da loro discesero tutti gli altri animusi, quelli d’allevamento, da caccia e pure noi, gli animusi domestici. Dopodiché ci portò a visitare la loro “dimora”. Per prima cosa visitammo le camere da letto. Le loro tane erano enormi e i giacigli ricoperti di fieno morbidissimo. Passammo poi alla biblioteca, così piena di libri che quella di Armonia in confronto sembrava un semplice scaffale. Ma il vero cuore pulsante di quella magnifica grotta era il salone della musica. Qui finalmente capimmo il motivo per cui eravamo così energici.

Il salone era una splendida grotta piena di stalattiti e stalagmiti di ogni colore, da cui si sprigionavano melodie di ogni tipo: da quelle verdi provenivano motivi allegri, le rosa e le rosse suonavano musiche romantiche, le viola musica classica e lirica, le blu erano un po’ tristi, mentre le gialle e le arancioni vivaci e divertenti, infine dalle colonne nere proveniva della musica rock!

Io e miei compagni di avventura saremmo rimasti lì per ore, ma, purtroppo, Sky ci avvisò che a breve sarebbe arrivato il signor Giorgio per il suo consueto giro di controllo e che quindi avremmo dovuto andare via. Ci accompagnò così all’uscita. Eravamo tristi, ma promettemmo a Sky che ci saremmo rivisti di nuovo.

Sulla via del ritorno alla scuola, sulle rive del lago incontrammo il signor Giorgio: “Cosa ci fate qui? Il lago è pericoloso ed è proibito avvicinarvisi! Filate subito via se non volete che lo riferisca al professor Filippo!”

“Ci scusi signor Giorgio, non lo faremo più”, rispondemmo strizzandoci l’occhio e ci allontanammo felici per la splendida scoperta fatta.

Bellissima questa grotta incantata dalle mille melodie! Brava Damaris! E tanti complimenti a tutti i ragazzi per la fantasia e il vostro impegno.
A breve leggeremo gli ultimi racconti della 1B,
Claudia :)

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