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Magini Arianna
Sette in punto.
Mi svegliai, era il mio secondo giorno ad Armonia. Finalmente mi
consegnarono il mio uovo: era tutto blu, con qualche macchia bianca.
Andai dal professore e gli chiesi: “Proff. Proff. Mi hanno già
dato il mio uovo! Ma non so come fare per farlo schiudere! Mi stavo
chiedendo se lei mi potesse insegnare!”
Il professore senza pensarci due volte, mi rispose: “Oh, piccola
Emma! È semplice: vieni con me, ora ti faccio vedere io!”
Così andammo nel suo studio dove mi consegnò uno spartito. “Ora
vai nella tua stanza e suonalo, vedrai cosa succede...”
Lo ringraziai e feci come mi aveva detto.
A metà della canzone, notai che l’uovo si stava schiudendo, allora
andai avanti e dall’uovo riuscì un tenerissimo cucciolo di
Gattestrello (Gatto-pipistrello) che aveva il corpo di un gatto
giocherellone e delle piccole ali da pipistrello. Era bellissimo; in
quel momento ero la persona più felice del mondo.
Qualche giorno dopo gli insegnai a volare e da quel momento
diventammo inseparabili.
Marcenaro Adriano
Un giorno come tanti altri, alla scuola di Armonia, Giulia si alzò
dal comodo letto dicendo: "Uffa mi devo alzare per forza da
questo meraviglioso materasso."
Così si vestì, si mise quella borsa tanto carina con il suo uovo
dentro e andò a lezione con Pietro e Camilla, anche loro assonnati.
Tutti e tre pensavano a quale animusi sarebbe uscito da quel
guscio color latte .
Così arrivarono al campo di "pallasuono". Presero il loro
flauto di legno "magico" e iniziarono la partita.
Finita la partita andarono dal professor Filippo a chiedergli perché
le loro uova tremassero così tanto. Quest'ultimo disse che tremavano
così perché si stavano per schiudere. Nel frattempo scattò
l’intervallo e così si fiondarono in camera e subito si schiusero
le uova. Giulia ricevette un "FARFUFO"; ľanimusi
più raro e bello che c'era, Camilla invece ricevette un "GATTARDO"
un animusi da combattimento. E Pietro, più sfortunato delle
altre due, ricevette un "MOSCHERLO"; un animusi
molto "rozzo".
Risuonò nella camera la voce della preside Orchestri che parlava al
microfono annunciando: "Attenzione si prega tutti gli studenti
di recarsi in palestra per una sorpresa."
Allora i tre lasciarono i loro animusi nella stanza e andarono
in palestra. Arrivati trovarono studenti e professori, si sedettero
insieme agli altri e ascoltarono la preside: "Allora ragazzi,
spero che abbiate voglia di allenarvi a Tornado, perché abbiamo
organizzato una partita tra quattro giorni con la scuola "Augusti"
, un'altra scuola di Musicomagia.
Tutti entusiasti andarono subito ad allenarsi. I giorni successivi si
impegnarono molto di più. Così arrivò il giorno decisivo, tutti
erano tesi come corde di violino.
Iniziata la partita, stavano giocando benissimo quando ad un tratto
l’arbitro fischiò la fine del primo tempo .
Tutti erano stanchissimi e quindi andarono negli spogliatoi. Scattò
il secondo tempo, giocarono molto bene ma senza subire e senza
segnare. Arrivarono i tempi supplementari, stavano vincendo sette a
tre, decisero di fare tentare Giulia così lei partì all’impazzata,
schivando tutti e facendo l’ultimo punto della partita, facendo
vincere la propria squadra!! Decisero così di dare il trofeo vinto a
Giulia.
The end
Molini Simone
La storia di Muk
Ciao io sono una moccucca di nome Muk e vi racconterò perché sono
l’unica moccucca che ha le ali.
Nel 3001 io nacqui in un allevamento di moccucche e la prima cosa
vivente che avevo visto era un animale con peli lunghi solo in testa
che diceva: “Qui a te ci pensa Filippo e ti chiamerò Muk”. Mi
prese in braccio e mi portò in una piccola cuccia di fieno con tre
lampadine, due ai lati una sopra.
Subito dopo avermi posato (nella cuccia) prese un biberon riempito di
latte caldo e mi allattò. Erano passati un paio di giorni e mi
rimise nel recinto con le altre moccucche e da lì vidi Margherita…
mia mamma.
Mia mamma quel giorno mi insegnò a camminare.
Ormai erano passati due anni e io ero diventato un vitello con
finalmente delle corna serie. Era sera, vidi delle oche volare in
cielo e visto che ero metà oca e metà mucca mi guardai i fianchi
tristemente perché non avevo le ali e poi si avvicinò mia mamma e
mi disse per tranquillizzarmi: “Prima o poi ti cresceranno come al
bisnonno”.
Era diventato buio e mia mamma disse: “Corri Muk! Corri in stalla”.
Perché durante il buio uscivano pericolose bestie chiamate
uccellupo: lupi piumati con le ali, il loro colore era giallo con
sfumature verdi e blu.
Ormai ci avevano circondati e mia mamma mi disse di stare sotto di
lei, gli uccellupi assalirono mia mamma che mi di disse: “Scappa
nella stalla senza girarti”.
Dopo essere arrivato nella stalla mi girai e vidi mia mamma presa
dagli uccellupi in volo senza segno di vita e mi misi a piangere.
Dopo un’ora, una luce abbagliante mi illuminò e sentii una voce
che era quella di mia mamma che diceva: “Muk tu volevi una cosa ed
io la esaudirò”.
Tutto scomparve tranne due ossicine spuntate nei miei fianchi ma poi
mi addormentai.
Il giorno dopo andai dalla moccucca più forte di tutte e gli chiesi
se poteva allenarmi per vendicare mia mamma.
L’allenatore disse: “Cominciamo domani”.
L’allenamento era incominciato subito: l’allenamento della
muscolatura e poi con quello delle corna e così successe per un
mese.
Ormai ero una moccucca adulta ed adesso ero pronta per la vendetta,
andai nella tane dei uccellupi, una guardia mi vide e ululò,
arrivarono anche gli altri cinque.
Nel frattempo vidi che quelle piccole ossa che mi erano spuntate dai
miei fianchi stavano brillando e mi comparvero due enormi ali
bianche.
Ormai mi avevano circondato e mi saltarono addosso ma io presi il
volo, si scontrarono tra loro e subito dopo ci precipitai sopra.
Ed è così che ho le ali e nessuno uccellupo attaccò più gli
animusi.
Allora, che ne dite? Sono piaciuti anche a voi questi racconti? Se è così, lasciate un commento, in modo che anche loro possano leggerlo e sentirsi gratificati da questa sfida che hanno deciso di accettare.
Claudia
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