Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

lunedì 14 febbraio 2022

Un Giorno ad Armonia - Fineschi Rachele - Rombo Anna


   

Buongiorno, Cari Amici Lettori, anche oggi andiamo insieme ad Armonia, leggiamo insieme le storie di Rachele e Anna e guardiamoci i disegni di Faruk e Thomas, della scuola D'Azeglio di Prato.

(cliccate qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria)

 Fineschi Rachele


Eva era una ragazza di quattordici anni, aveva i capelli castani, gli occhi a mandorla ed era molto alta.

Sapeva suonare perfettamente il flauto e stava per iniziare il suo primo giorno ad Armonia dove si studiava musica, non storia, matematica… solo la musica.

Eva era molto emozionata, era un po' intimidita dalle altre ragazze più grandi di lei e stava provando a farsi degli amici ma non c’era in quel momento nessuno della sua età.

Forse non trovava nessuno perché era un po' in anticipo, ma finalmente vide Serena.

Serena era una ragazza alta come Eva, capelli biondi e occhi color verde acqua.

Divennero subito migliori amiche, infatti aspettarono finché non suonò la campanella per entrare.

Una volta entrate, attraversarono la porta magica per andare nel mondo della scuola e velocissime presero gli armadietti vicini e misero libri e quaderni dentro.

Videro subito il ragazzo più bello della classe, Cristian, infatti tutte le ragazze gli stavano vicino per provarci, ma lui non amava nessuna.

Quando Serena lo vide se ne innamorò; a Eva non piaceva e non le interessava nessuno perché a lei non importava trovare qualcuno che stesse con lei appiccicato tutto il tempo e non la lasciasse andare.

Era appena suonata la campanella.

Andarono tutti in classe, Eva e Serena presero subito il loro posto vicine.

C’era la professoressa Mandrochi alla cattedra con uno sguardo un po' severo, capelli corti fino alle spalle color rosso fuoco.

Iniziò subito dicendo: “Vi lascerò delle mie ore per far vedere la scuola visto che nessuno sa tutto di questo mondo magico.”

Per prima cosa divisero le femmine dai maschi per far vedere i loro dormitori, perché i maschi e le femmine non potevano dormire insieme. Infatti ogni stanza aveva una combinazione che permetteva di aprire la porta.

Fecero vedere la mensa, la biblioteca, il loro posto dove potevano suonare in pace e tranquillità e infine dove crescevano, stavano e riposavano gli animusi.

Spiegarono tutto su di loro.

“Per prima cosa daremo ad ognuno un uovo da curare, così da farlo schiudere ed avere un animaletto tutto vostro.”

Gli animusi venivano alimentati con la musica che suonavano loro con il flauto.

Finite le ore della professoressa Mandrochi le due amiche andarono in biblioteca.

Milioni di libri occupavano tutta la stanza (prima era una palestra).

Eva e Serena erano lì perché volevano cercare qualche melodia da suonare per quando gli avrebbero dato gli animusi.

Serena trovò subito un libro e disse: “Eva ho trovato un libro che contiene moltissime melodie da suonare!”.

Eva vide il libro e disse: “È fantastico! Ora sappiamo cosa suonare ai nostri animusi!”.

Il libro era pesante con la copertina di colore blu inteso e con scritto: “LE MELODIE PIU’ BELLE”.

Suonò la campanella.

Eva andò a posare quel libro nel suo dormitorio così da non perderlo.

Andarono in classe e videro che i loro banchi non erano più vicini.

Vicino a quello di Serena c’era Marco il più antipatico della classe, e a quello di Eva, Cristian.

Cristian stava zitto ma di solito mandava bigliettini a Eva e diceva sempre: “Tieni questo è tuo” e c’era sempre un cuoricino.

Finita la lezione era già sera, il celo era blu intenso e ora si vedevano benissimo le due lune.

Eva decise di andare sul poggiolo della scuola per vedere meglio le lune, ma ad un tratto Eva si sentì toccare la spalla da qualcuno, si girò e vide Cristian che guardava anche lui le lune.

Per venti minuti circa i ragazzi stettero lì tranquilli e tornarono nei loro dormitori.

Dopo tanti giorni, una mattina, le due amiche andarono a mensa per far colazione, vicino a loro si mise Cristian che disse: “Visto che domani non ci vedremo più per le vacanze, vorrei stare con voi”.

Serena svenne per l’emozione e intanto Eva continuò a mangiare.

Nell’ora di musica, mentre stavano provando a suonare alcuni pezzi, Eva disse: “È tutto il giorno che stiamo suonando… sono a terra!”

E aveva ragione! Era ormai già quasi sera quando i genitori li dovevano andare a prendere.

Finito di suonare corsero subito a farsi le valige perché i genitori erano nell’altro mondo ad aspettarli.


Dopo le vacanze era arrivato il momento che dovevano ricevere le uova degli animusi.

Eva e Serena erano felicissime perché a breve avrebbero avuto un uovo da accudire.

Nell’ora del professore Gianluca (esperto di animusi) erano tutti agitati.

Il professore disse: “Oggi vi daremo le uova degli animusi che dovrete accudire con la vostra musica”.

Ora gli studenti dovevano scegliere che uovo prendere.

Serena prese l’uovo rosa, Cristian quello verde e Eva quello arancione.

Appena ricevuti, andarono nei dormitori dove dovevano lasciare le uova e andare a lezione.

Tornati nei dormitori Eva non trovava più il suo uovo e quindi decise di andarlo a cercare.

Chiese aiuto anche ai suoi amici ma nessuno lo trovava.

Eva domandò anche a dei ragazzi se lo avevano visto ma nessuno ci riuscì, tranne uno.

Il ragazzo disse a Eva: “Io ho visto il tuo uovo, lo aveva in mano Marco se non mi sbaglio.”

Eva andò da Marco e vide che stava lanciando l’uovo come una palla.

La ragazza intervenne subito e quando lo prese o andò a riferirlo subito alla preside che diede una punizione a Marco, cioè quella di lavare i bagni.

Il giorno dopo mentre Eva stava suonando delle melodie per l’animusi vide sull’uovo molte crepe e infatti si stava per schiudere.

La ragazza andò subito da Gianluca per vedere come stava.

Dopo circa tre ore l’uovo si schiuse, era una femminuccia che chiamò Emma.

Tutti gli altri giorni proseguirono benissimo.

Dopo si schiuse l’uovo di Serena che era un maschio che chiamò Davide.

Poi anche quello di Cristian si schiuse.

Uscì una bellissima femmina che per un po' chiamò Cucciola perché non seppe che nome darle. Successivamente decise di chiamarla Lara.

Continuarono le lezioni, gli animusi crescevano con le melodie dei flauti dei tre amici e non smisero mai di stare insieme.


 Rombo Anna



Nella scuola di Armonia, c’era un giorno i cui le uova di animusi venivano affidate agli alunni.

Tutti potevano scegliere, le uova sono piccole, grandi e potevano avere tre colori: bianche, rosa, e gialle.

Ma uno aveva tutte le caratteristiche unite, una parte più piccola dell’altra e tutti i colori possibili.

Nessuno lo voleva, avevano paura che fosse una bestia feroce; tutti tranne Emma, che pensava che se anche fosse stato “cattivo” lei sarebbe comunque stata la sua padrona e sarebbe riuscita a farlo diventare un animusi bravo, ma non le sembrava possibile.

L’unico modo per schiudere le uova era suonare. Emma utilizzava uno strumento che tutti non suonavano: il pianoforte… iniziò a suonare, creò una canzone insieme ai suoi amici. Alla fine tutte le uova si schiusero, ma quella di Emma no, solo una cosa spuntò, sembrava una bocca, ma non si capiva bene.

Emma era molto triste.

Dopo qualche mese le cadde del cibo per terra, semplicemente starnutendo.

L’uovo lo mangiò al volo e divenne l’animusi più bello di sempre, uno splendido cavallo mischiato ad un riccio, chiamato ‘ricciallo’. Emma era stupita dalla sua bellezza… Pulce era il nome perfetto!!

Ma la sua felicità svanì all’improvviso... La montagna davanti alla scuola iniziò a tremare, subito dopo iniziò a tremare pure la scuola, l’animusi di Emma iniziò a scappare.

“Pulce!!” strillò.

Pulce si girò e continuò a correre, ovviamente Emma lo seguì.

Arrivarono davanti alla montagna, che continuava a tremare, era un vulcano! Iniziò ad eruttare ed Emma spaventata urlò a Pulce: “Vieni qua! Ti farai malissimo, corri da me” ma Pulce non si mosse, allora Emma dovette andarlo a prendere. Una caratteristica del ricciallo era il fatto che gli aculei non facevano del male, ma solletico, quindi ogni ogni volta che riusciva ad afferrarlo, doveva lasciarlo perché le scappava da ridere a crepapelle.

“Dai Pulce vieni” disse Emma cercando di convincerlo. Ma l’animusi continuava a correre, fino ad arrivare ad una parte del vulcano che dalla scuola non si vedeva: “Bravo Pulce!!! Non avevo notato che questa parte del vulcano era fatta di metallo… ma perché?”

Pulce andò in un punto e tirò un calcio, visto che aveva la forza di un cavallo. Il rumore del colpo rimbombò e una porta si aprì, all’interno c’erano dei folletti.

“Ciao… perché c’è una porta in un vulcano?” chiese Emma con un tono di voce molto basso.

“Perché è casa nostra” disse uno dei folletti, che era basso e aveva una carnagione più chiara rispetto agli altri.

“Cosa intendete come vostra?” Emma era un po' confusa, un vulcano di proprietà, la scuola era magica, ma non si aspettava tanto.

“L’abbiamo modificato noi, tutto, possiamo farlo eruttare e farlo smettere”, disse un altro folletto tutto fiero.

“Ecco… potreste farlo smettere?” ad Emma tornò la voce di prima.

“In questo caso no, erutta quando nasce un animusi speciale, che viene attratto qui… eccolo è lui!” spiegò il folletto.

“Ma lui è mio, viene dalla scuola di Armonia, come me del resto” disse Emma molto confusa e spaventata.

“Lui proviene da una famiglia speciale, sono tutti animusi con poteri magici speciali. Creammo questo vulcano appositamente per attirarli e lasciarli nel loro habitat, terra vulcanica... ovviamente il vulcano esisteva già, noi creammo solo il meccanismo… perciò se tu non lo lasci qui tutta la sua specie morirà.”

“Ma io posso sempre venire a trovarlo vero?” chiese Emma questa volta con un tono che quasi non si sentiva.

“Ovvio, tu puoi venire tutti i giorni, per tutte le ore, però ti sconsiglio quando erutta, c’è sempre un po’ di caldo” disse il folletto per tranquillizzarla.

“Va bene, se è per il suo bene certo” Emma aveva rialzato la voce.

“Perfetto!” urlò il folletto.

Ormai erano passati 30 anni e la figlia di Emma trovò la stessa specie di animusi, il folletto spiegò che era proprio una questione collegata per tutta la famiglia.

Emma era felice del fatto che tutta la famiglia aveva un animusi speciale.

Dopo quel giorno tutti vissero felici, con i propri animaletti a giocare, suonare, e mangiare!



Disegni di Naijib Faruk e Vallebona Thomas abbinati al racconto

 


Ringraziamo i ragazzi per la loro fantasia e le belle emozioni, bravi!
Claudia

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