Delgado Andry
(Scuola Alighieri)
L'ANIMUSI LEO
Dopo aver passato la porta verde entrai nella scuola, vidi uno strano
posto mai visto prima. C'era aria pulita qui, il prato era verde e
grande, c'era anche un boschetto, c'erano degli orti, delle stalle
con recinti, un campo sportivo con le gradinate, un laboratorio, una
spiaggia e una casa con le camere, insomma era un luogo molto
particolare.
La preside ci accompagnò verso il prato grande e ci
indicò le nostre camere, ci fece vedere la spiaggia e ci disse: “Di
sera non dovrete di mai avvicinarvi al lago Sussurrante, altrimenti
ci saranno gravi conseguenze”.
Ci mettemmo in cammino verso il campo sportivo in cui si giocava a Pallasuono e a Tornado. Pallasuono era uguale a pallavolo, ma si
faceva suonando il flauto, invece Tornado era una corsa a ostacoli,
ma gli ostacoli erano dei tornado che potevi fermare solo con la
musica del flauto.
Dopo aver giocato, la preside ci accompagnò nelle
stalle dove c'era un maestro che aveva delle uova di colori diversi,
ne diede una a ciascuno di noi. Io ebbi un uovo di colore blu e
celeste, poi il maestro si presentò. “Ciao! Io sarò il vostro
insegnante d'ora in poi, vi insegnerò come curare il vostro uovo,
domani mattina dovrete venire qua alle otto”, poi aggiunse la
preside “Ragazzi, adesso vi accompagno ai vostri dormitori,
seguitemi”.
Quando arrivammo nei dormitori vidi un animaletto tutto bianco con
gli occhi azzurri e con le ali, era nascosto dietro una pianta vicino
alla porta d'ingresso del dormitorio, quando mi vide si spaventò e
scappò nel bosco. Io feci finta di niente e proseguii con gli altri.
In camera con me c'era un ragazzo di nome Luca era simpatico, con i
capelli marroni, gli occhiali, altezza media; parlammo un po' della
scuola e poi ci mettemmo a dormire. Il giorno seguente andammo dal
maestro che ci insegnò come curare l'uovo e a un certo punto si
raccomandò: “Il segreto per farlo schiudere è quello di suonare
una melodia dolce, come ad esempio una ninna nanna”.
Io provai e l'uovo si inizio a schiudere, lentamente uscì fuori un
strano animaletto: aveva una criniera folta a strisce nere e
arancioni, era particolarmente forte e sembrava quasi che facesse un
ruggito, era un leoti un leone unito a una tigre, era
bellissimo!
Il maestro prese un collare, ci scrisse sopra “Leo” e mi diede
una borsa in cui metterlo.
Io e Leo diventammo inseparabili. Un futuro meraviglioso ci stava
aspettando...
Corona Giulia
(Scuola D'Azeglio)
Ispirato al romanzo La melodia sibilante di Claudia Piano
Stavo riposando in fondo al lago, annoiata. Quando udii una dolce
melodia e subito la percepii: percepii Giulia.
Giulia era la mia amica, l’unica che fosse riuscita a domarmi dopo
la morte di Rodolfo.
Rodolfo Accordi era stato il mio umano, era la persona che mi nutriva
e che mi capiva… Poi se ne era andato, all’improvviso. E io avevo
iniziato a stare male, sempre più male… Le cose poi erano
peggiorate quando qualcuno aveva buttato nel lago un oggetto
infernale, capace di farmi impazzire.
Poi era arrivata Giulia. In lei avvertivo qualcosa di Rodolfo. Avevo
capito solo dopo che era sua nipote.
Giulia e io eravamo diventate subito amiche e adesso eccola, era
tornata, pronta ad affrontare un nuovo anno qui ad Armonia.
Emozionata risalii in superficie, ancora un po’ intontita. Ad un
certo punto si avvicinò lui: l’amico di Giulia, Pietro. Si misero
a suonare ed io cominciai a riacquistare energie. Poi mi avvicinai e
loro fecero lo stesso. Lentamente mi salirono sul dorso e io
sfrecciai sull’acqua felice come non mai. Ed ero ancora più felice
perché sentivo il loro affetto, il loro divertimento, la loro
allegria.
Dopo un po’ avevo perso la cognizione del tempo, ma capivo che era
l’ora di tornare indietro. Così, a malincuore, cambiai direzione
avviandomi a tutta velocità sulla via del ritorno. In un battito di
ciglia fummo di nuovo sulla riva del lago. Pietro e Giulia esitarono:
anche per loro quel tempo passato insieme era speciale e non
avrebbero voluto che finisse. Sentivo che anche loro, come me,
avevano spesso il desiderio di scappare via, di vivere liberi, e
cavalcare le onde rappresentava tutto questo.
Poi scesero, mi ringraziarono e si allontanarono.
Sarebbero tornati un altro giorno per un altro viaggio come questo.
Le giornate ad Armonia per me erano tutte molto simili, è vero, ma
io non avrei potuto vivere in un posto migliore.
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