Vernetti Emiliano (Scuola D'Azeglio)
Ciao, sono Jack e ora vi racconto la mia esperienza nella scuola di Musicomagia.
All'inizio non sapevo tanto che scuola fosse. Quando poi sono entrato e ho visto questi strani animali, come ad esempio il canorso, ho capito subito che si trattava di magia.
Davanti a me è apparsa una giovane donna e velocemente mi ha detto: “Ciao, sono una ragazza del quinto anno”. Mi ha dato un uovo e mi ha detto di seguirla.
Sono arrivato in una grande stanza ed ho visto un po' di bambini radunati: lì una professoressa ci ha fatto schiudere un uovo. Quando si stava aprendo ho visto qualcosa di strano nell'uovo e, improvvisamente, ho sentito qualcuno che mi parlava: “Ciao!”. “Ciao” ho risposto senza capire chi stavo salutando.
Mi sono accorto che a parlare era il mio animusi, un essere mezzo scimmia e mezzo drago.
La professoressa che ci stava osservando mi ha detto: “Cosa hai trovato?”.
Io ho risposto: “Non lo so.”
“Come non lo sai?”
Io l'ho fatta guardare nell'uovo e la professoressa sbalordita mi ha detto: “Tienilo bene, questo è un animusi speciale: è un dragoscimmia!”. Per tutto il giorno ho chiesto cosa fosse il dragoscimmia.
Poi mi sono deciso a chiedere direttamente al mio animusi: “Sai cosa sei tu?”
“No, non lo so”, mi ha risposto.
“Non pensiamo più a questo, pensiamo a come ti chiamerò.”
“Wallace!” mi ha suggerito.
“Perché no?” ho detto io “Andiamo in mensa.”
“Ma almeno sai dov'è?” mi ha detto Wallace.
“No” gli ho risposto.
Alla fine siamo riusciti ad arrivare in mensa e lì ho conosciuto due ragazzi.
“Che animusi è quello?” mi ha chiesto uno dei due.
“Mi puoi dire prima come ti chiami?” gli ho chiesto.
“Danny, e tu?”
“Io mi chiamo Jack e il mio animusi è un dragoscimmia.”
“Forte!” ha esclamato sbalordito Danny.
“Eh, sì!” ha risposto Wallace.
“Sa parlare!” ha detto l'altra ragazza.
“E tu chi sei?” gli ho chiesto io.
“Katy, e tu?” mi ha domandato.
“Lui è Jack” ha detto Danny.
E rivolgendosi a Wallace i due ragazzi gli hanno chiesto “E tu come ti chiami?”
“Wallace” ha risposto loro il dragoscimmia.
Il preside è entrato in mensa e ci ha dato le chiavi delle stanze: io, Danny e Katy siamo capitati nella stessa. Il preside ci ha mandato a dormire dicendoci: “Domani inizieranno le lezioni.”
Quando ci siamo svegliati abbiamo fatto ginnastica sul prato principale. Danny era così stanco che si stava addormentando addosso a me.
Durante la colazione il nostro compagno Joe ci ha rubato i biscotti, ma noi per vendicarci gli abbiamo fatto uno scherzo: con il mio flauto gli abbiamo fatto cadere l'acqua addosso e poi siamo scappati.
Finita la colazione, ci hanno diviso in due gruppi. Io, insieme ad altri compagni, siamo andati in un campo simile ad un campo da hockey. Qui il professor Gentile ci ha spiegato le regole del gioco ufficiale della scuola: è come l'hockey ma per fare muovere la palla bisogna suonare una melodia con il flauto.
Abbiamo sfidato l'altro gruppo, dove giocava Joe, con cui non vado d'accordo; abbiamo vinto 2 a 1 e Wallace è rimasto a tifare per me tutta la partita.
Dopo pranzo siamo andati al corso di botanica: non è durato tanto perché Joe ha fatto impazzire la pianta magica con il suo flauto e siamo dovuti scappare tutti dalla classe.
Siamo tornati alle nostre stanze e Katy ha incominciato a parlare della partita perché anche lei è stata convocata insieme a me nella prima squadra della scuola.
A Danny, invece, non interessava perché a lui piaceva di più il controllo della Musicomagia.
Alla sera tutti e tre eravamo così stanchi e felici che ci siamo addormentati di colpo nei nostri letti e ci siamo svegliati solo la mattina successiva.
Gallo Edoardo (Scuola Alighieri)
Tutti sapevamo che la nostra scuola era speciale, da lì uscivano armonie magiche e nelle nostre stalle allevavamo animali che nutrivamo con le nostre melodie.
Quella mattina il professor Filippo entrò in classe e dopo averci salutato ci disse:
“Forza ragazzi, mettetevi la giacca che andiamo alle stalle!”
Non ci sembrava vero! In due minuti ci eravamo vestiti e stavamo andando alle stalle, ma non sapevamo perché. Quando fummo arrivati il professore disse:
“Bene ragazzi, queste sono uova di animusi, sceglietevene uno a testa e abbiatene cura.”
Increduli cominciammo a prendere le preziose uova; io scelsi un uovo di gheparaquila: un incrocio tra ghepardo e aquila.
Ero emozionato all'idea che l'uovo fosse sotto la mia responsabilità; lo accudivo con attenzione e il quinto giorno l'uovo cominciò a scricchiolare e a muoversi.
Non sapevo cosa fare!
Decisi di correre dal professore, ma non feci a tempo: l'uovo incominciò a schiudersi, prima spuntarono le ali e appena l'uovo si aprì completamente uscì tutto il corpo.
Ero emozionato, la creatura che avevo accudito con tanta attenzione era lì davanti a me, bellissima: testa di aquila e corpo di ghepardo alato.
Conservai i resti dell'uovo, come ricordo, ma all'improvviso il guscio rotto divenne d'oro! Lo nascosi in fretta e altrettanto in fretta cresceva il mio gheparaquila forse perché ogni volta che avevo un po' di tempo, gli suonavo una melodia con il mio flauto. Tutti ammiravano il mio animusi e mi dicevano:
“E' bellissimo! Chissà quando comincerà a volare?”
Anch'io me lo chiedevo e il fatto che non ci provasse neanche mi faceva riflettere; forse era colpa mia che non lo avevo mai spinto a provare.
Un giorno andai dal professore Filippo e mi sfogai:
“Professore, il mio animusi cresce ed è bellissimo ma non ha ancora provato a volare!”
Lui mi sorrise e mi disse:
“Se ancora il tuo animusi non ha provato a volare, vuol dire che non è ancora pronto. Dagli tempo”.
Tornai in camera più tranquillo. Dopo qualche giorno ero in camera a provare una melodia particolarmente difficile che non riuscivo a eseguire, il mio animusi mi guardava inquieto finché, finalmente, riuscii ad eseguire la mia melodia e nello stesso momento il mio gheparaquila cominciò a sbattere le ali sempre più forte.
All'improvviso si avvicinò alla finestra aperta e spiccò il volo!
Non riuscivo a crederci: volava sicuro, maestoso e con grande velocità e quando ritornò da me mi accorsi di avere le lacrime agli occhi per l'emozione!
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