Buongiorno, Cari Amici Lettori, l'estate è quasi finita e, dopo un periodo di riposo, ritorniamo insieme ad Armonia, la scuola sta per ricominciare!
Leggiamo in anteprima le storie di Greta (con disegno di Alì), Gilda, Tim Nathan e Giovanni
della classe 2^A, scuola Scafiti di Busalla (Genova) che faranno parte della futura edizione 2023.
L'edizione 2022 è stata pubblicata ai primi di giugno (qui il post per saperne di più)
Abida Alì - Baretto Greta
UNA STRANA STORIA
Mi svegliai alle 10:30, andai nella Sala Comune a fare la mia solita colazione con gli altri compagni, quindi tornai in stanza per sistemarmi meglio e dare da mangiare al mio animusi. Quest’ultimo era un po’ strano rispetto agli altri, era un maiafiore, con il potere di volare. Dopo averlo nutrito, andai a lezione.
Quella mattina la professoressa Diana ci avrebbe spiegato Musicomagia in riva al Lago Sussurrante. Fu molto bello stare all’aperto per un po’, cosa che mi è sempre piaciuta.
Arrivai nella stanza dopo 6 ore divertentissime di lezione all’aperto. Il mio animusi cominciò a fare versi strani, per farmi capire che stava male. Subito, chiamai la preside, Gloria Orchestri, e la prof Diana. Loro mi dissero di stare tranquilla, che anche ad altri tre compagni era successa la stessa cosa, e che stava per arrivare il dottore.
Non appena arrivò il dottore vennero a chiamare tutti, perché dovevamo subire dei controlli. I test servivano a capire cosa fosse successo. Il dottore scoprì che gli animusi avevano preso un virus chiamato animusis, il quale poteva contagiare anche professori e alunni. Non si sapeva quanto fosse contagioso e pericoloso quel virus, si sapeva solo che, molti anni prima, aveva già causato parecchie morti nella scuola, perciò si voleva evitare che ricapitasse. Il dottore ordinò di mettere i malati in quarantena, e anche gli altri dovevano limitare le uscite e i contatti, facendo le lezioni a distanza.
Nonostante le precauzioni, presto ci ammalammo tutti! La colpa era dell’assembramento sul prato durante la visita del dottore!
Lo chef, visto che c’erano le restrizioni, doveva portare di persona la colazione stanza per stanza, così come il pranzo e la cena, sia agli alunni sia ai professori.
Il dottore dopo la visita non aveva precisato quanto bisognava stare in isolamento, visto che, la volta scorsa, alunni e professori erano usciti nonostante la malattia! La preside lo chiamò chiedendogli se quindici giorni fossero sufficienti.
Il primo giorno di quarantena andò bene: la colazione arrivò alle 7:00 insieme ad un tablet ciascuno, visto che i computer non erano disponibili. Le lezioni cominciarono alle 8:00. C’erano due corsi, perché la connessione era debole per reggere tutti noi in collegamento. In classe eravamo in 27: una parte cominciava alle 8:00 e il secondo gruppo alle 14:00, dopo mangiato.
E i successivi 14 giorni andarono nello stesso modo.
Dopo 14 giorni lunghissimi il dottore chiamò e disse che sarebbe arrivato il giorno stesso della chiamata per fare un test però questa volta non si poteva stare nel prato e ha detto che sarebbe venuto stanza per stanza.
Per sapere se eravamo negativi bisognava fare questo test che si metteva prima in bocca poi nel naso.
Fu molto fastidioso ma ne valse la pena per sapere se eravamo negativi.
Il dottore ci disse che dopo un giorno ci avrebbe detto se fossimo negativi.
24 ore dopo ci inviò un messaggio con i nomi di quelli che erano negativi o positivi: eravamo tutti negativi.
E potevamo pure smettere di fare la quarantena.
Ma per stare in classe al caldo visto che era inverno bisognava stare con le mascherine, cosa a noi sconosciuta: erano fatte a becco di papera e proteggevano dal virus. I nostri animusi stavano meglio, anche loro non avevano più il virus. L'animusis era passato proprio a tutti ma i nostri piccoli amici non potevano ancora stare con gli altri.
Li potevamo portare fuori ma solo tre volte al giorno uno a uno e gli potevamo pure togliere la mascherina.
Dopo l’inverno il dottore chiamo per vedere come stavamo e ci disse che potevamo togliere le mascherine, però solo a una condizione: fare le lezioni all’aperto con due metri di distanza; per la colazione si entrava in Sala Comune con la mascherina si ci doveva sedere in tavoli singoli.
Gli animusi potevano uscire insieme a noi, ma anche loro mantenendo la distanza di sicurezza, e potevano mangiare assieme nel prato e anche volare.
Quando lo dissi al mio maiafiore fu molto contento e fece dei versi per farmi capire che era contento.
Agosti Gilda
LA SCOMPARSA DI DIANA
Erano le 10:30 quando mi svegliai, accorgendomi di essere in ritardo. Corsi nella Sala Comune per vedere se i miei compagni stessero ancora facendo colazione. Non c’era nessuno, quindi, presi una pagnotta dal tavolo per poi tornare in camera a lavarmi la faccia nel catino. Dopodiché, indossai la nostra divisa: la maglietta bianca a maniche corte con il colletto, un paio di pantaloni della tuta grigi e una giacca di lana verde scuro, con il cappuccio e il mio cognome ricamato sulla schiena.
Quando scesi in giardino, vidi che tutti erano seduti in fila nel prato grande, situato a destra dell’edificio. Mi sedetti anch’io vicino a Marta, una ragazzina che avevo conosciuto all’arrivo, il primo giorno. Mi scusai per il ritardo. “Stavamo aspettando te!” esclamò il professor Filippo.
Ascoltai il programma della giornata: alle 11:15 iniziava la lezione di matemusica, matematica spiegata musicalmente e, dopo un’ora, finita la lezione, dovevamo andare nella Sala Comune per preparare la tavola, perché alle 12:30 sarebbe iniziato il pranzo.
Più tardi, verso le quindici, andammo nel campetto di pallasuono, dividendoci in due squadre per la la partita. Ovviamente vinse la squadra avversaria…
Per fortuna, dopo la partita, il signor Giorgio ci radunò tutti per portarci nella stalla, dove ci aspettava “una bella sorpresa”. Ero molto curiosa!
Appena giunti, c'erano anche la preside, Gloria Orchestri, la professoressa Diana e il professor Filippo.
Sopra a un telo azzurro vedemmo tantissime uova di colori diversi. La professoressa Diana ci disse di prendere un uovo a testa, io presi quello lilla. Nessuno sapeva ancora di cosa si trattasse, ma appena ognuno prese il proprio uovo, il professor Filippo ci spiegò le regole e ci diede alcune informazioni: “Quelle che avete in mano sono delle uova di animusi, sono animali tutti diversi tra loro e da ora sono di vostra competenza. Dovrete prendervene cura, facendoli stare al caldo. L’uovo si schiuderà nel giro di un giorno”. Il professore ci disse che se avessimo visto il nostro uovo schiudersi, avremmo dovuto prenderlo delicatamente, portandolo lì nella stalla, dove lui sarebbe rimasto tutta la notte.
Tutti andammo a mettere il nostro uovo nelle stanze. Io lo avvolsi in una maglietta in più che mi ero portata, ma che non potevo usare, perché non faceva parte della divisa.
Mi diressi verso Marta e lei era felicissima! “Avrò un animaletto tutto mio! Non vedo l’ora che l’uovo si schiuda. Finalmente potrò dimostrare di essere responsabile!” .
Anch’io ero molto contenta, ma non provavo le stesse sue sensazioni, anzi, pensavo che sarebbe stato difficile occuparsi dell’animusi.
Nell'attesa, ripassai gli argomenti di matemusica, mentre Marta continuava a guardare appassionatamente il suo uovo.
Si fece ora di cena e, insieme, andammo nella Sala Comune. C’era profumo di pane caldo e pino. Dopo cena io e Marta fummo le prime ad alzarci e tornare in camera, perché lei era agitatissima di vedere se il suo uovo si fosse schiuso.
Appena salimmo in camera, il suo uovo era ancora intatto; invece, vidi che il mio faceva dei piccoli movimenti, intanto sul guscio si stavano formando delle piccole crepe. Nonostante fosse il mio uovo, Marta iniziò ad urlare: “Sta nascendo! Sta nascendo!”.
Io le dissi di non gridare, e piuttosto di accompagnarmi in stalla dal professor Filippo, come da lui indicatoci.
Nella stalla, il professor Filippo stava dormendo, quindi mi dispiaceva svegliarlo, tuttavia ci pensò Marta: “Sveglia, sveglia! L’ animusi di Lucia sta nascendo! Sveglia!”
Il professore si svegliò agitato, e ne approfittammo per fargli vedere l’uovo.
In un attimo si schiuse! Il professor Filippo disse che era un koalfino.
Era un misto tra un Koala e un Delfino. Praticamente era come un koala con le pinne, capace di nuotare.
Mi piaceva! Era una femmina, quindi la chiamai Diana.
Si fece tardi, tutti erano a dormire, allora anche io, Diana e Marta tornammo in stanza. Feci una specie di giaciglio a Diana, per farla dormire bene.
Prima di addormentarci Marta iniziò a parlarmi: “Eh! Come vorrei che anche il mio animusi si schiudesse, eppure ancora non è successo niente…”
“Tranquilla Marta, vedrai che domani si schiuderà!” La consolai io.
Poi ci addormentammo e pensai che anche se era passato davvero poco tempo da quando il mio animusi era nato, mi ci ero già affezionata tanto!
Ad un certo punto, fui svegliata da Marta, preoccupata perché il suo uovo ancora non si era schiuso. Guardai l’orologio. Erano le tre!
In un attimo mi riaddormentai.
Quando fui chiamata nuovamente, per fortuna, era l’ora prevista per il risveglio.
Marta non c’era, e neanche Diana c’era! Pensai che Marta l'avesse portata a mangiare, o a prendere un po’ d'aria, ma invece non era così!
Marta era in Sala Comune, sola. Le chiesi se aveva visto Diana, ma lei disse di no; mi sembrava strano, perché mi immaginavo una reazione diversa.
Un po’ agitata andai a chiedere al signor Giorgio, al professor Filippo e alla preside, chiesi anche a tutti i miei compagni, ma niente, nessuno aveva visto Diana.
Trascorsi un giorno intero a cercare, saltando le lezioni. Ero triste, Diana mi mancava tanto. Decisi di andare al Lago Verde, detto Lago Sussurrante, per riflettere su dove potesse essere finita Diana. Anche se all’apparenza il lago sembrava tranquillo, era molto pericoloso. Si diceva che dentro ci fosse il Capualo: un ibrido di capodoglio e squalo. Era l’animusi più pericoloso della scuola, era un esemplare unico. Nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi a lui, però, se non lo si disturbava, lui non attaccava.
Si narrava una leggenda: Mirko, un ragazzino di tredici anni, non credeva al fatto che il Capualo fosse pericoloso, quindi spesso andava al Lago Sussurrante e lo “sfidava”, gli tirava pietre, urlava per infastidirlo, e faceva tanti altri dispetti. Un giorno, dopo essere presuntuosamente andato al lago, non tornò mai più…
Comunque, ora non mi volevo spaventare, quindi mi sedetti per terra, e appoggiai la schiena ad un albero. Iniziai a pensare dove Diana potesse essere, quando sentii un fruscio. Mi spaventai. Pensai il mostro stesse venendo a prendermi, quando… spuntò Diana. Era tutta sporca, però aveva uno sguardo vivace. Subito la abbracciai e poi la portai in camera per lavarla e darle una sistemata. Lì mi stava aspettando il professor Filippo, con Marta. Entrambi notarono che avevo ritrovato Diana. “L’ho ritrovata! L’ho ritrovata!” Esclamai io. “Scusa” rispose Marta. Mi spiegò che era stata lei a nasconderla, perché era gelosa del fatto che il suo uovo non si fosse ancora schiuso, mentre il mio sì. Aveva confidato tutto al professor Filippo, perché si sentiva in colpa, lui l'aveva convinta a dirmi tutta la verità. La abbracciai, perché avevo compreso la sua spiegazione. Nel mentre sentimmo dei deboli rumori. Era l’uovo di Marta! Per fortuna il professor Filippo era ancora lì, quindi ci aiutò con la nascita dell’animusi.
Era bellissimo! “È un cricigno” intervenne il professore. Ci facemmo spiegare che era un mix tra un criceto e un cigno. Era piccolino, con il collo un po’ allungato, ma era tutto peloso. Era un maschietto, e Marta subito lo chiamò Toby, il suo nome preferito da sempre.
Tutto era chiaro, e tra le scuse infinite di Marta, ci venne sonno, così ci addormentammo, con i nostri animusi tra le braccia.
Amady Tim Nathan
UNA GITA INASPETTATA AD ARMONIA
Oggi alla scuola di Armonia si farà una gita per inaugurare l'inizio dell'anno scolastico. Appena arrivata la preside, noi ragazzi veniamo accompagnati a vedere la scuola, finito il giro ci hanno portato a vedere alcuni animusi. I professori hanno detto di prendere un uovo, ho subito obbedito. Il professor Filippo mi ha detto che dovevo nutrire il mio uovo con la musica, per far sì che l'animusi nasca forte e sano e mi ha detto che la cosa ancora più importante era che quando l'uovo si fosse schiuso dovevo andare alle stalle a cercarlo.
Finito il giro di visita, siamo andati a mangiare e poi siamo andati nelle nostre camere. La mia camera è molto accogliente e la condivido con altri due ragazzi. I due ragazzi sono molto strani, continuano sempre a picchiarsi e io non riesco mai a dormire.
Improvvisamente, l'uovo ha cominciato a schiudersi. Sono corso a raggiungere le stalle e il prof Filippo è sorpreso perché l'uovo si è schiuso molto velocemente. Il mio animusi ha distrutto l'uovo: è una scorpiaquila un esemplare rarissimo, anche il professore non ne ha mai visto uno. Mi ha pure detto che è un animusi da combattimento ed è molto feroce. Io ho scelto di chiamarlo Jack perché è più adatto a lui.
La mattina dopo mi sono svegliato con Jack, è molto vivace e svolazza dappertutto. Dopo essermi svegliato sono andato a fare colazione alla Sala Comune, ho mangiato una crostata di prugne e bevuto un bicchiere di latte. Finita la colazione sono andato a fare un giro con Jack, poi ho suonato un paio di note con il flauto e mi sembra che Jack sia abbastanza sazio. Ho deciso di fare un giro nel bosco. Lì ho visto diversi animusi: un caprorso, un camaleone, un maialino, un sertopo e altri. Jack ha cercato di attaccare il sertopo ma io gliel'ho impedito, così ha beccato qualcosa di strano. Ad un certo punto sono caduto in una fossa molto oscura e profondissima, è tutto buio ma con me ho una torcia magica. Dopo un po’ mi sono abituato e allora ho capito dove sono: in una grotta segreta! Io non sapevo che ci fosse una grotta e credo che neanche i professori e la preside lo sapessero. Dopo esser entrato nella grotta ho visto che c'è una persona intrappolata e l'ho aiutata. Sarei riuscito meglio a salvarla se Jack non l'avesse attaccata e picchiata.
Stranamente, anche se quell'uomo è molto robusto, non pesa quasi niente. Mi sono dimenticato di verificare una cosa importante: dove si trova l'uscita. Ho cercato ovunque ma non trovo nessuna uscita, allora ho deciso di arrampicarmi per salire da dove sono caduto e ci sono riuscito. Quando sono uscito dalla grotta ho corso più che potevo, sono subito arrivato dai prof per dir loro che ho trovato un uomo. Anche la preside è corsa a vedere e appena arrivata è svenuta. Io non capisco il perché ma uno dei prof mi ha detto che è il nonno di Giulia Accordi. Io non so chi sia ma ho sentito da diversi professori che Giulia Accordi è una studentessa modello e che è molto brava. Il nonno di Giulia mi ha ringraziato ma Jack continua a picchiarlo. Il professor Accordi lo ha guardato molto male e ha detto che Jack è una brutta bestiaccia maleducata. Io mi sono arrabbiato ma non gli ho risposto. Il nonno di Giulia ci ha raccontato che un animusi l'aveva preso e lasciato lì ma per fortuna ha detto che io l'avevo trovato. La preside e i professori hanno deciso di fare festa per il ritorno del professore e Giulia, sentendo la notizia, mi ha ringraziato ed è andata ad abbracciare suo nonno e gli ha chiesto molte cose.
Dato che sono stanco, ho deciso di ritornare in camera a riposarmi, c'è qualcosa che mi ha lasciato dubbioso ma poi mi sono addormentato.
È arrivata la sera fatidica in cui i professori hanno deciso di fare la festa. Io e Jack ci siamo preparati per andare. Arrivati lì ci sono molte persone ma quelli che ho riconosciuto sono il nonno di Giulia, Giulia, i professori e la preside.
Anche quella sera il mio animusi ha cominciato a volare, è andato incontro al professor Accordi e ha preso ad attaccarlo. La preside e i professori si sono arrabbiati e hanno detto di mandare via Jack.
Ho deciso di andarmene anche io, perché non mi piace il fatto che Jack resti da solo. Uscito dal salone, ho deciso di fare un giro e finisco presso il Lago Sussurrante.
Mentre guardo l'acqua succede qualcosa. Il Lago all'improvviso si è scatenato ed è uscita una figura che mi è venuta vicino. Io sono un po' spaventato, perché ho sentito che quel lago è molto pericoloso, ma la figura mi ha fermato e mi ha sussurrato che il nonno di Giulia non è una persona reale ma un animusi mutante. E che se non l'avessimo fermato sarebbe stata la fine per la scuola di Armonia.
Io, scioccato dalle parole dette dal fantasma del lago, ci ho riflettuto e ho pensato che il lago avesse ragione. Ci ho creduto per tre motivi: quel signore è troppo leggero per essere un uomo robusto, Jack lo attacca sempre perché doveva aver intuito qualcosa, la sua storia non mi ha convinto.
Dopo aver pensato un po’ mi sono messo a correre, poi mi sono fermato pensando che nessuno mi avrebbe dato ragione. Allora ho pensato che l'unico modo era quello che io lo smascherassi. Sono ritornato alla festa e piano piano mi sono avvicinato al professor Accordi, rendendomi conto che non ho un piano per dimostrare che è un animusi malvagio. Ho pensato che forse avrebbe funzionato se avessi suonato una musica che dà fastidio agli animusi. Allora ho preso lo stereo e ho messo una canzone rock metal. Come ho detto, agli animusi dà fastidio e anche al professor Accordi mentre tutti gli altri ballano. Dato che voglio le prove, l'ho detto ai professori e hanno voluto vedere se avevo ragione. Allora sono andato dal prof Accordi e gli ho rivelato che so benissimo che è un animusi. Il prof si è messo a ridere, mi ha svelato che il piano era già in atto e che non gli serve più nascondere la sua identità. Si è mostrato per ciò che è: tutto viscido e gelatinoso.
Ha urlato che il suo piano era di far arrivare tutta la sua specie per dominarci. Dopo aver sentito questo, Jack ha subito cominciato ad attaccare l'animusi e gli ha fatto così tanto male che si è arreso. Io mi sono messo un po' a ridere perché tutto il suo viscido corpo è rovinato. Ho richiamato Jack fermando l'attacco, e il falso professore si è scusato. Gli altri professori e la preside sono molto arrabbiati, hanno deciso di rinchiuderlo. Poi, tutti prof si sono complimentati con me e mi hanno detto che merito di studiare ad Armonia. Io, in realtà voglio fare il dottore, ma se si può curare con la musica posso farci un pensiero.
La preside ha deciso di fare una festa per ringraziarmi.
Ballarino Giovanni
LA MISTERIOSA SCOMPARSA
Sulle sponde del lago sussurrante c'era un corpo, disteso bocconi sul prato.
Sembrava morto, ma non lo era, infatti, emise un colpo di tosse e si rianimò.
Era vestito con la divisa da professore.
Il professor Accordi una mattina si svegliò come faceva normalmente tutti i giorni solo che non si sentiva molto bene, ma nonostante il dolore andò a lavoro.
Scese dal letto e andò in bagno a lavarsi ma il dolore continuava ad aumentare, pensò che magari aveva preso freddo la notte e nel giro di dieci minuti il dolore era scomparso.
Dopodiché andò a fare colazione, salutò sua moglie e si incamminò verso la scuola; durante il tragitto vide uno strano lago che non aveva mai notato, gli sembrava strano perché in trent'anni di lavoro come professore non l'aveva mai visto, non ci fece caso e continuò per la sua strada.
Arrivato a scuola il signor Accordi si recò in aula dove la prima ora aveva una verifica e ne approfittò per riposarsi, perché non stava per niente bene e si doveva riposare per forza.
I professori erano vestiti come i ragazzi, con la differenza che la loro maglietta era di colore nero e la gonna pantalone dalle professoresse erano più lunga di quelle delle ragazze.
Finita la verifica il prof non ce la faceva più a resistere dal mal di testa, così uscì da scuola per andare a casa, però prima si ricordò di andare a salutare il figlio Diego nella classe 2A.
Quando uscì cercò di arrivare il prima possibile a casa perché si sentiva di svenire ma il tragitto era troppo lungo così pensò di fermarsi presso il lago che aveva notato all'andata, perché gli sembrava un posto abbastanza sicuro.
Si accasciò e dopo due giorni fu dato per morto perché nessuno riusciva a trovarlo.
Mi sono svegliato cinque minuti fa e quello che ho trovato è misterioso ma anche una cosa fantastica.
È sbalorditivo che sia svenuto per quindici anni, il problema è che mi sono svegliato e ho visto delle persone in strada con delle mascherine bianche che sembrano delle papere che sinceramente non avevo mai visto.
Mi guardo intorno e vedo un lago, un lago che non ho mai visto in tutta la mia vita. Lo guardo per dieci secondi e improvvisamente spunta un robot animusi dall'acqua, mi ricordo che l'animusi era nella mia borsa che era finita nel lago e l'animaletto si era trasformato in un robot così scopro che quel lago innocuo non era così sicuro.
L'animusi però non era cattivo, così cerco di avvicinarmi, però improvvisamente si infila nella foresta buia che era di fianco al lago.
Ora mi alzo e cerco la via di casa ma non me la ricordo, mi ricordo solamente la via della scuola che era lì vicina così decido recarmi subito a scuola ma allontanandomi dal lago quello magicamente scompare e mi prendo uno spavento. Avvicinandomi alla scuola vedo un sacco di persone che mi salutano sbalordite pensando che io fossi morto.
Entro a scuola e vado subito nella classe in cui insegnavo a salutare i miei vecchi alunni, entro e trovo altri ragazzi, non sono i miei di allora forse sono i figli o i nipoti, sono comunque felici di vedermi e anche curiosi di sapere cosa mi sia successo, così gli racconto tutto quello che mi ricordo.
Molto bene, ringraziamo in ragazzi per averci portato con loro ad Armonia per queste nuove avventure, ci rivediamo presto per un nuovo viaggio insieme.
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