Buongiorno, Cari Amici Lettori, anche oggi torniamo ad Armonia e leggiamo in anteprima le storie di Aida, Gabriele e Federico
che l'anno scorso hanno frequentato la classe 3^A, scuola Scafiti di Busalla (Genova) che faranno parte della futura edizione 2023.
L'edizione 2022 è stata pubblicata ai primi di giugno (qui il post per saperne di più)
Maffeo Aida
UNA VERA AMICA
Quando entrò nella Sala Comune per la colazione, gli sguardi di tutti i presenti le si puntarono addosso, mischiati al sentore di pino e pane caldo. La cuoca, la signora Andante, girava tra i tavoli versando mestoli di latte nelle tazze dei ragazzi, dicendo ogni volta: “Bevilo tutto!”
Eve non aveva mai preso in considerazione la possibilità di provare “vergogna”, anzi, a dirla tutta, nella sua vecchia scuola era molto popolare. Qui, però, lontanissima da tutte le sue certezze, si sentiva vulnerabile. Per giunta, era sola. Gli altri, ormai, avevano avuto la possibilità di creare dei legami, di formare gruppi o, almeno, di fare coppia con qualcuno con cui avessero affinità elettive.
Essere alta, bionda e con due occhi azzurri penetranti non le sembrava affatto d’aiuto. Per la prima volta nel corso dei suoi tredici anni, desiderava passare inosservata. Almeno fino a quando, alle sue spalle, sentì un sommesso: “Ehi, vuoi sederti qui?”
Si voltò di scatto, facendo cadere il vassoio, vuoto per fortuna. Rimase sorpresa nel rendersi conto che la voce apparteneva a una ragazza molto simile a lei, che le sembrava ugualmente disorientata. Si presentò. Era Giulia Accordi, la nipote di un professore leggendario nella scuola di Armonia.
Le raccontò la sua storia, mostrando un profondo dispiacere per non aver conosciuto suo nonno.
A Eve la storia del nonno di Giulia sembrava alquanto misteriosa e si mise in testa di andare a fondo.
Il giorno dopo, all'ora di pranzo, Eve lasciò da parte il suo cibo, andò in biblioteca e si mise cercare sul PC: "professor Accordi scomparso" voleva saperne qualcosa. Le comparve una foto del 1997 del professore con un certo Rafael Garcia, e subito capì che quello era il suo attuale professore di Musicomagia.
Eve andò nella sua classe e disse: "Buongiorno, avrei delle domande da farle".
Il professor Garcia rimase sorpreso, ma si mostrò molto disponibile ad aiutarla: "Buongiorno signorina Eve Evans, riguardo a cosa sono le domande?"
Eve rispose: "Sto indagando sulla scomparsa del nonno di Giulia, non credo sia morto, non so perché ma ho la sensazione che sia ancora vivo. Ho cercato su internet e ho visto che lei, un bel po' di anni fa, aveva fatto una foto con lui, dove eravate? E come vi siete conosciuti?"
Il professore chiuse la gabbia al cui interno c'erano due uova di animusi, si sedette, prese la sua tazza di caffè, ne bevve un sorso e si mise a raccontare:
"Quel giorno eravamo su Saturno, in quella foto avevamo appena trovato un animusi molto particolare, l'uovo era di un rosa quasi fluorescente, molto piccolo e, a differenza degli altri, l'uovo si muoveva. Il nonno di Giulia era molto sorpreso, mi disse che era meglio portarlo in un posto sicuro, dove nessuno potesse trovarlo, perché siccome era un uovo particolare sarebbe stato molto importante da tenere nascosto, sennò gli altri abitanti dei pianeti avrebbero potuto prenderlo e fare esperimenti."
Eve lo fermò: "E dove lo portò?" chiese.
"Non so il luogo, ma conosco una persona che potrebbe aiutarti!"
Rafael prese dal suo cassetto un biglietto, sul quale c'era scritto: "Animusi ? Vieni al Lago Narnia e ti aiuterò", in fondo era firmato Ambre Martin.
Eve uscì da scuola, prese il primo treno volante e andò al Lago. Dentro al lago vide una porta, entrò e vide Ambre Martin: "Chi è lei? A cosa devo questa visita?" chiese Ambre.
Eve rispose molto diretta: "Credo che lei abbia conosciuto il professor Accordi. Le aveva portato un uovo di animusi speciale, giusto?"
Ambre spalancò gli occhi, e la interruppe subito: "Non è morto. Dovrei tenerlo segreto ma non ce la faccio più… non posso dirti dov'è, però sta bene!"
Ad Eve scese una lacrima: "Perché il professore non torna qua?"
Ambre la guardò con gli occhi lucidi e le disse: "Avevo promesso di non dire niente in modo da non fare prendere decisioni impegnative alla famiglia."
Eve se ne andò, tornò a casa. Il giorno dopo a scuola Eve era in classe, il bidello bussò alla porta e disse: "Eve Evans e Giulia Accordi sono desiderate in presidenza!"
Eve si alzò, guardò Giulia di soppiatto, andarono dalla preside. Appena entrate, Giulia lasciò cadere il foglio bianco che aveva in mano per terra.
"Ciao ragazze! Giulia, ho sempre desiderato conoscerti!" Eve capì subito che quello era il nonno di Giulia. Come segno distintivo, mostrò alle ragazze un braccialetto uguale a quello della mamma di Giulia. La giovane rimase senza parole.
"Dove sei stato tutto questo tempo?" Il nonno le indicò un sedia, una a lei e una a Eve.
Si sedettero e lui iniziò a raccontare: "Quando abbiamo trovato quell'uovo di animusi con il professor Rafael, ho capito subito che dovevo andare sulla Terra per fare ricerche e capire cosa fosse, in modo da aiutare quell'animusi. Sono andato sulla Terra, con una navicella che in realtà gli umani non dovevano vedere, ma a quanto pare c'era una spia del nostro pianeta che la riconobbe. Per impedirmi di proteggere la mia scoperta, mi ha fatto rinchiudere in un bunker sotterraneo per molti anni. Tuttavia, io non ho rivelato il segreto dell'uovo. Dopo tanti anni finalmente ho trovato un umano che mi ha liberato e mi ha fatto tornare qua. Credevo che tua mamma mi odiasse, Giulia. Ero sparito per così tanto tempo! Tu, però, poi sei andata da Ambre e hai chiesto di me, allora lei mi ha chiamato e mi ha detto di rifarmi vivo per te e tua mamma."
Eve ascoltava, stringendo il braccio di Giulia, quest'ultima non fece domande, disse solo: "Vai dalla mamma e raccontale tutta la verità." Le ragazze tornarono in classe.
Passarono dei giorni, e dopo poco tempo il nonno di Giulia incontrò la figlia, riuscendo a chiarire con lei i motivi che lo avevano tenuto lontano. L'animusi che il professor Accordi aveva salvato aveva il potere di produrre un biogas non inquinante che avrebbe risolto per sempre il problema delle scorte petrolifere.
Eve fu premiata per aver aiutato l'amica a ritrovare il nonno scomparso. Ora, nonno, figlia e nipote dovevano recuperare il tempo che avevano perso. Il nonno ogni giorno raccontava alle ragazze qualche storia che aveva vissuto e cosa aveva visto sulla Terra.
La vita di Eve e di Giulia migliorò di giorno in giorno anche grazie al nonno e ai suoi consigli per affrontare il futuro.
Morello Gabriele
IL DEMONANIMUSI
Era una mattina d'inverno, volevo leggermi un libro giusto per passare il tempo, quindi, mi diressi in biblioteca.
La porta era di nuovo sfondata, sempre dal solito animusi ribelle! Entrai senza pensarci, e fui accolto con freddezza da Monica, la bibliotecaria, sempre stanca e acida. La biblioteca era calda e aveva un aspetto, come dire… rustico? Ogni volta nel secondo corridoio trovavo i libri più eccitanti e interessanti, l'unica cosa che mi dava fastidio era il fatto che lì, in quel corridoio, c'era uno specchio, vecchio ma elegante, per colpa di quello specchio vedevo sempre la mia faccia e pure il resto. Ed eccomi lì, un ragazzino con capelli castano chiaro e lunghi, occhi scuri, talmente neri che sembravano delle pepite di carbone, accompagnati da degli occhiali sottili senza lenti. Presi un libro pieno di polvere, si chiamava "La Parte Oscura Che Non Conosci", lo aprii, mi misi a leggere qualche riga per capire se fosse interessante, ma proprio in quel momento, vidi con la coda dell'occhio il nome e cognome di una ragazza, non ci pensai due volte e lessi quella riga. Non capivo… il libro era scritto a mano in quel punto, e riportava minacce di tutti i tipi contro una ragazzina, per una ragione che io non sapevo. Misi il libro nella borsa che portavo con me, robusta e di colore a dir poco vivace. Era la borsa in cui tenevo l'uovo da cui doveva uscire il mio animusi. Tornai nel dormitorio, nella stanza che condividevo con Azzurra. Svuotai la borsa facendo cadere i libri e l'uovo. Accidenti, devo stare attento! mi dissi, ricordando a me stesso che l'uovo era fragile e farlo cadere per terra non era il massimo. Avevo sottratto un libro dalla biblioteca, e ora mettevo in pericolo il mio animusi: chissà in che guai mi sarei cacciato!
Improvvisamente: slash! L'uovo era per terra, rotto! Un liquido blu ne fuoriusciva in modo preoccupante, come un fiotto di sangue dalla ferita. Ero stato talmente preso dal risolvere il mistero del libro da dimenticarmi dell'esistenza dell'uovo. Mi accovacciai e tolsi i pezzi di guscio frantumati: "Ma cosa diavolo..?" sentii dire dalla creatura minuscola che sarebbe dovuta essere il mio animusi. Aveva degli occhi luccicanti, molto chiari rispetto al normale, delle orecchie aguzze coperte dal pelo corto, di cui non riuscivo a distinguere il colore dato che c'era ancora quel liquido blu che lo copriva. Aveva dei denti molto appuntiti e taglienti, un po' corti e un po' lunghi.
"Hey amico, mi daresti una mano a pulirmi? Questo schifo puzza!" si lamentò l'essere.
"Parli!?" esclamai senza riflettere.
"Certo, amico, cosa ti aspettavi? Essendo mezzo umano e mezzo demone è il minimo! Quindi, me la darai una mano o no? "
"Umh.. Scusa ma non ho tempo, tra cinque minuti devo essere a lezione, oggi impareremo nuove tecniche con il flauto…" mi scusai, e dovetti dirlo due volte prima che "l'animusi" smettesse di lamentarsi. Mi diressi alla lezione. Incontrai Miss Trovato, una delle professoresse più esauste e al tempo stesso simpatiche della scuola. Durante la lezione, non riuscivo a smettere di pensare a quell'animaletto, ma neppure alle minacce rivolte alla ragazza, scritte sul libro. Il suo nome, Anna Condermo, mi diceva qualcosa.
Ma certo! Ecco chi era! Se lo dicessi a Lore sono sicuro che la proteggerebbe a tutti i costi, anche a scapito della sua stessa vita! Non so se rivelargli cosa ho scoperto, probabilmente comincerebbe a cercare il colpevole senza sosta.
Aprii lo zaino cercando il flauto, con la punta delle dita sfiorai qualcosa di morbido, il ché mi sembrava strano, dato che avrei dovuto avere solo i libri e un astuccio. Diedi una scorsa allo zaino.
"Ma che cos…" c'era la creatura che guardava in modo interessante la mia mano.
"Prof. , scusi, posso andare in bagno? Non mi sento proprio al massimo" chiesi. Il mio strano animusi mi aveva fatto arrabbiare, e dovevo dirgliene quattro. "No!" Rispose categorica l'insegnante. Perfetto! Lasciai stare l'idea del rimprovero alla creatura, e mi misi ad aspettare che finisse la lezione, nella speranza che il mio nuovo amico non facesse niente di inconsulto. Avrei voluto sapere dal professor Filippo cosa fosse quella creatura sgusciata fuori dal mio uovo, però dovevo preoccuparmi anche per Anna. In quel momento pensai alla biblioteca, con tutti i suoi corridoi, nei quali poteva esserci qualcosa di utile.
Quando suonò la campanella di fine lezioni, mi diressi al dormitorio, posai lo zaino sul letto per tirare fuori il pass della biblioteca… la creatura aveva rovinato il mio pass mangiucchiandolo. Era tutto sbavato! Confuso, mi chiesi se fosse possibile che l'animusi conoscesse le mie intenzioni e provasse a impedirmi di scoprire cosa o chi fosse. Lasciai perdere quell'idea, era ovvio che un animusi non potesse capire a cosa il padrone stesse pensando. Ma quello uscito dal mio uovo era un animusi?...
Sentivo come un non so ché… un collegamento? L'essere mi stava dando alla testa, come se stesse provando a controllarmi. Più ci pensavo e più sentivo che la sua presenza mi pervadeva: mezzo umano e mezzo demone? Forse, per questo motivo aveva qualche potere sul proprio padrone. Stufo di pensare mi diressi in aula professori in ricerca del Professor F. Steward. Non lo trovai. Decisi di controllare nelle classi, in ogni aula di laboratorio… niente. Mancava solo un laboratorio, quello privato del professore, ma era un posto scuro e molto spaventoso, in cui ci era vietato entrare. Dalle storie che avevo ascoltato in giro, sapevo che dentro a quel laboratorio il Prof faceva esperimenti su animali morti. Ecco la ragione della puzza aleggiante.
Bussai. Nessuna risposta. Riprovai più volte, niente ancora. Impaziente, pensai di dare una spallata. Mentre prendevo la rincorsa, la porta si aprì: ecco lì l’uomo che cercavo! Alto e magrolino, occhiali dai riflessi accecanti, capelli sconvolti come se avesse preso la scossa, vestiti di una moda ormai passata e occhi stanchi. Per fortuna, eri riuscito a fermarmi in tempo, senza investirlo.
Tornò a sedersi alla sua scrivania, senza curarsi di me. Prese una penna in mano, davanti a sé aveva un foglio scritto fitto fitto. Concentrato su ciò che stava facendo, schiodò gli occhi dal foglio solo quando pronunciai la parola “errore”.
A quel punto sembrò impazzire! Gettò per terra ciò che c'era sul tavolo, compreso un libro abbastanza insolito il cui titolo era scritto in latino.
“Encyclopedia mysteria” sì, ne sono certo, era latino e dal titolo si poteva subito intuire che si trattava di un volume della enciclopedia dei misteri. Magari con quel libro sarei riuscito a risolvere qualcosa. Lo presi cercando di non destare sospetti e scappai. Corsi nel dormitorio, dove avrei avuto un po’ di privacy e tranquillità. Sfogliai il libro a bocca aperta. Era pieno di disegni di creature strane, sfogliai le pagine fino a trovare quella giusta: vidi il mio animusi! Era proprio lui: una creatura strana, dall'aspetto umano ma con orecchie da animale e ali minuscole e nere.
Il libro non ne parlava molto, diceva solo che era difficile da gestire, gli piaceva il pesce e aveva un punto debole, scoperto il quale lo si poteva sottomettere. Il punto debole era il collo, visto che era molto sottile e fragile. La creatura, da ciò che compresi, disponeva di poteri grandi, sottovalutati a causa della sua statura. Poteva decidere se proteggere il padrone o esserne indifferente. Provava solo un sentimento: la rabbia.
Non trovai altre informazioni. Per passare il tempo decisi di dare un nome allo strano figuro, e magari comprargli dei vestiti. Decisi in poco tempo il nome: Abigail. Gli donava, quasi come la t-shirt bianca e i pantaloni scuri con cui lo vestii. Ecco, ora aveva già un aspetto migliore. Dovevo anche riportare il libro al suo posto per non destare sospetti.
Il prof non c’era, forse era andato a mangiare qualcosa. Posai il libro dove l’avevo trovato, mi girai, e vidi una strana luce rossa provenire da sotto la fessura di una porta. mi avvicinai e la aprii. Era piena di fogli, tutti stropicciati e maltrattati, recavano le fasi di esperimenti su un uovo di drago, da ciò che lessi. In quell’uovo erano stati iniettati tre tipi di sangue: umano, demoniaco e di animusi. Possibile che Abigail fosse il risultato di un esperimento? Non avevo tempo di pensarci, sentivo dei passi avvicinarsi. Corsi a nascondermi dietro un armadio polveroso. Era il Prof. Aspettai ore e ore prima che se ne andasse di nuovo.
Appena lasciò il laboratorio, scappai di fretta e furia. Tornai da Abigail. Era strana, sembrava stesse male: le sue ali si ingrandivano a vista d'occhio, le sue pupille si contraevano in uno scatto improvviso. Durò pochi istanti, poi stette meglio. Che cosa fosse successo non lo sapevo né io né il mio nuovo amico: magari nei documenti dell’esperimento c’era scritto qualcosa. Dovevo impossessarmene. Anzi, mi sembrava di averne preso uno… no, era un foglio di grammatica! Non volevo tornare in laboratorio, però una cosa era ovvia: Abigail aveva un lato cattivo e poteva prevalere sulla natura benigna.
Non potevo lasciare che una creatura con cui passavo notti e giornate conservasse un lato demoniaco!
Corsi nel laboratorio del Prof. E rubai i fogli più utili che trovai. Beh, non rubai. Presi in prestito, ovviamente. Andai nella mia stanza, mi misi sul letto e cominciai a leggere il più possibile. Dopo aver riletto e riletto, mi accorsi che sul retro di un foglio c'era scritto che, per evitare che prevalesse in Abigail la parte del demone, serviva preparare una ricetta composta da: peperoncino twilight, erba garath, nezuko e chitiromessina. Tutti ingredienti presenti a scuola! Mentre li cercavo in cucina, il Prof. Steward mi chiese cosa ci stessi facendo lì e io mentii dicendo che la professoressa Diana mi aveva mandato a cercare il suo braccialetto. Lui sembrò essersela bevuta e se ne andò. Presi quello che mi serviva dalla cucina, dal giardino e dall'aula di musichimica, la Chitiromessina: un acido in polvere utilizzato per fare farmaci, tra cui la notoressa. Presi il barattolo intero e tornai nel dormitorio, dove trovai Abigail nuovamente tremante.
Mi precipitati sul calderone di Arianna e Buttai acqua bollente al suo interno. Buttai due peperoncini, la foglia e il resto di nezuko, la chitiromessina e l'erba. Subito vidi del fumo fuoriuscire ma poco dopo scomparve. Versai un po' di quel liquido giallognolo dentro ad un ciotola e lo feci bere ad Abigail. Cadde dopo un paio di sorsi e io le corsi incontro. Vidi le ali indebolirsi, il ché forse era un buon segno. Provai a svegliarla ma niente. Sì alzo all'improvviso dopo pochi minuti e le ali rimasero a terra. Sembrava essere guarita. Sì, stava decisamente bene, ma capii subito che aveva perso ogni straordinario potere.
Pazienza. L'importante era che stesse bene. Come conclusione, feci saltare in aria il laboratorio da esperimenti del Prof. F. Steward. E lui, incredibilmente, sembrò essermene grato.
Sono passati diversi anni da quel giorno e Abigail è cresciuta. È rimasta molto testarda. Ma non bisogna essere un demone per questo.
Oh, dimenticavo: resta da chiarire cosa era accaduto ad Anna, la sorella del mio amico Lorenzo.
Ma questa è un'altra storia di un giorno ad Armonia.
Palmieri Federico
LA VERA AMICIZIA
Ed ecco il mio primo giorno ad Armonia, una scuola speciale dove la musica crea incantesimi per ogni cosa.
Appena entrato nel giardino davanti ad un grosso castello bianco con finestre, vedo quattro torri. Il giardino è grande con tanti alberi, al centro c’è un laghetto contornato da un prato di fiori. Il portone d’ingresso è di legno, alto con una grossa chiave. Salgo i tre scalini ed entro.
All’interno trovo un altro giardino con attrezzatura sportiva e molte porte che indicano le aule di studio. Sono tanti i ragazzi all’interno e i professori scelgono gli alunni per ogni classe .
Io vengo assegnato alla “prima blu”, entro nell’aula da una grossa porta di legno con scritto "benvenuti".
L'aula è enorme, piena di compagni; i banchi sono spaziosi a righe trasversali bianche e blu, le sedie sono comode con i braccioli blu.
Il pavimento è bianco, di marmo, e le pareti sono di mattoni a vista. Il professore è alto, robusto, con occhiali neri e capelli bianchi corti. È ordinato e vestito elegante. Ha l’aria severa ma i suoi occhi sono buoni. Ci appare simpatico e scherzoso, si presenta dicendo: "Io sono il professor Sentinella e insegno italiano e matematica”.
Poco dopo si presenta la professoressa di musica, la signora Aura, giovane e bella, alta, magra, bionda con i capelli lunghi. Di seguito conosciamo il professore di atletica, il signor Robinson, un giovane “palestrato”, campione di basket; insieme a lui l’insegnante di arte, una ragazza con due lunghe trecce rosse; in mano ha un pennello che usa come bacchetta magica, indossa un camice giallo, il suo nome è: signorina Smith.
Ed ecco arrivare con un mappamondo in mano la signorina Chernobyl, la nostra insegnante di storia e geografia, appassionata di antiche tradizioni magiche dei popoli africani.
È vestita sportiva, ha lunghi capelli castani sciolti sulle spalle, con un cappellino sportivo rosso fuoco e la visiera al contrario. Le lingue straniere non si studiano in questa scuola!
In classe siamo in venti. Io ho legato con Giulia, un’amante del trucco pesante: ha un ombretto blu intenso, sulle unghie uno smalto rosa e azzurro e i suoi capelli sono biondi, rosa e viola, pettinati in due lunghi codini.
Qui ho trovato anche un amico, Ercole: alto, grosso e con tanti muscoli. Indossa sempre un berretto verde da cui escono i capelli e il suo sguardo è da duro.
Noto subito il bullo della classe, ricco, sfrontato e sicuro di sé: il signorino James, bravo a scuola ma troppo viziato.
Mi accorgo subito che in questa scuola c’è qualcosa di strano vedendo il cane del bidello, che ha due lunghe ali dorate.
Nel cortile dieci cani controllano gli alunni, hanno i denti a sciabola e bianche ali, un incrocio tra una tigre e un’aquila.
Sono molto dolci, ma con lo sguardo ti danno i comandi. La prima lezione è atletica e la facciamo fatta in giardino, palleggiando si creano delle melodie sempre più intense e accanto ad ognuno di noi compare uno strano animale. A fianco a me c’è un serpente blu con la testa di un drago: un Serpago. Giulia ha un Gattofante, un gatto con proboscide, e zanne mentre Ercole ha un Caniglio, un cane lupo con orecchie e denti da coniglio che mangia carote.
Io e il Serpago siamo diventati amici e anche dopo la scuola ci incontriamo per giocare, il nostro posto preferito è il lago Sussurrante, lui mi insegna a nuotare e a prendere le mosche al volo.
Un giorno mentre facciamo il bagno inizia a piovere molto forte. L’acqua del lago si increspa fino a formare un vortice che mi risucchia e mi spinge sul fondo. In un lampo Serpago mi afferra e nuotando in cerchio mi riporta a riva…per fortuna sono salvo.
Da questa esperienza ho imparato quanto l’acqua può essere pericolosa ma soprattutto ho capito che cos’è la vera amicizia. Serpago ha rischiato la sua vita per salvare la mia.
Purtroppo la scuola è finita e io devo tornare a casa per le vacanze; mi dispiace molto partire e lasciare il mio fedele amico tutto solo ma non potrei spiegare facilmente la presenza di un Serpago sulla Terra!
Ci si rivede a settembre, ad Armonia.
Molte grazie ai ragazzi per aver partecipato al laboratorio e averci raccontato le loro storie!
A presto con nuovi racconti
Claudia :)
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