Buongiorno, Cari Amici Lettori, anche oggi torniamo ad Armonia e leggiamo in anteprima le storie di Lorenzo, Samuele e Aurora
che l'anno scorso hanno frequentato la classe 3^A, scuola Scafiti di Busalla (Genova)
queste storie faranno parte della futura edizione 2023.
L'edizione 2022 è stata pubblicata ai primi di giugno (qui il post per saperne di più)
Ansaldi Lorenzo
Quando entrai attraverso il cancello tutti i ricordi dell’anno passato mi passarono per la testa. Essere stato bocciato in terza media quell'anno fu un brutto colpo per me e la mia famiglia; finalmente, però, adesso che ero entrato alla scuola superiore, la voglia di rivincita era tanta e non vedevo l’ora di cominciare il nuovo percorso al meglio.
Dopo la bocciatura, la mia vita era cambiata, il mio modo di vivere era mutato in meglio, non ero più il ragazzo menefreghista e senza un minimo di senso. Le lezioni cominciavano alle 8:00 in punto. Mi diedero i vestiti, erano molto brutti ma puliti e profumati di lavanda. L’outfit comprendeva: una giacca di lana verde scuro, con il cappuccio, dietro la schiena ricamato il mio cognome, una maglietta bianca a maniche corte con il colletto e un paio di pantaloni grigi, tipo jeans, ma morbidi come una tuta.
Tutto era pronto, mi preparai per andare a lezione; la scuola aveva un clima caloroso ed accogliente, gli studenti erano simpatici e sorridenti, era la scuola dei miei sogni! Scendendo la scalinata vidi delle statue animate, simili a gargoyle ma con la testa di animusi. Tra queste due statue c’era una porta alquanto strana e misteriosa. Piano piano sgusciai dentro senza far alcun rumore, la curiosità mi stava dando un colpo basso facendomi rischiare tanto. Appena entrai in quella stanza rimasi senza parole: era una stanza enorme, con migliaia di scaffali pieni zeppi di libri sulla Musicomagia. Cominciai a sbirciarli un po’, erano libri molto interessanti. Girovagando per quella straordinaria biblioteca notai uno scomparto bloccato da un cancelletto con una piccola catena.
Di corsa mi intrufolai nell’aula di botanica e presi i primi attrezzi da giardinaggio disponibili. Non ero ancora molto pratico a suonare il flauto per fare magie, quindi in qualche modo dovevo attrezzarmi! Salii di nuovo le scale e mi fiondai nella stanza, mi diressi verso lo scomparto misterioso e vi entrai. L’aria ed il clima erano diversi, si trattava di una stanza gelida, mi venivano i brividi. I libri contenevano le varie magie e le storie proibite dalla scuola, crimini commessi da studenti ed altri fatti agghiaccianti. Trovai un libro particolare ed interessante, aveva una copertina molto strana, colorata e luminosa. Lo aprii e cominciai a leggere. Le pagine erano piene di segni scritti con una calligrafia molto elaborata e ordinata. Girando le pagine ne notai due vuote, le guardai per un minuto … quindi, cominciarono ad apparire scritte prima inesistenti. Erano composte da lettere oscure e distorte, ma riuscì a capirne ugualmente il significato. Rimasi esterrefatto dal loro contenuto: c’era un’intera profezia che riguardava proprio me!
La profezia diceva che il 10 marzo di quell’anno, qualcosa sarebbe avvenuto a colui che stava leggendo. Non feci in tempo a proseguire oltre, perché il libro si distrusse sotto i miei occhi, polverizzandosi, così scappai terrorizzato. Stentavo a crederci, non sapevo se le parole lette fossero veritiere; comunque, tutta la faccenda rimaneva spaventosa. Andai a lezione, ma nulla era più come prima dentro di me: sentivo ansia, trepidazione, curiosità e terrore tutti miscelati insieme. Dovevo scoprire altri dettagli.
Ogni giorno, dopo le lezioni, mi recavo in biblioteca ad indagare. Meno scoprivo e più mi ostinavo. Anche la paura cresceva, mentre il tempo passava velocemente. Era il 5 marzo e ormai cominciavo a rassegnarmi, perdendo la speranza di prevenire qualsiasi cosa potesse o dovesse accadermi. I miei studi erano tempo sprecato. Il 9 marzo, steso sul letto a pensare, mi dicevo che ormai era finita, di certo mi attendeva un fatto sconcertante, forse la mia stessa morte. Mi sbarrai dentro la stanza, seduto in un angolo con le mani che circondavano le ginocchia, aspettando la mezzanotte.
Scoccarono le ventiquattro, chiusi gli occhi: tutta la vita mi passò davanti. Riuscii a malapena a scorgere un’ombra che mi si faceva incontro, dei passi ritmati, poi … Più nulla.
Caneddu Samuele
LA NUOVA ARRIVATA
Quando entrai nella Sala Comune tutte le persone mi fissarono con interesse, quel giorno, non avendo una divisa pulita, mi ero vestita in modo dignitoso ma comunque nel mio stile: una felpa rossa, pantaloni neri e scarpe bianche. Una ragazza si avvicinò a me e mi fece i complimenti per i miei capelli castani con meches bionde, io ringraziai anche se inconsapevole di chi lei fosse. Provai a chiederle il suo nome ma svanì.
Mi avvicinai al professor Filippo e mi diede subito sicurezza e felicità, anche se ero agitata. Ma, quando mi girai, vidi alcune ragazze litigare con dei loro compagni, staranno litigando tra amici pensai, senza farci molto caso.
Quando arrivò il momento del pranzo un ragazzo carino di nome Amedeo mi disse: "Vuoi sederti con me? Anche io sono nuovo."
Accettai senza pensarci perché non avevo ancora instaurato delle amicizie. Quando ci sedemmo al tavolo prendemmo a chiacchierare del più e del meno, ma subito iniziò a suonare una melodia sulla quale professori e studenti si misero a ballare. Pensai “Spero che questo ragazzo mi inviti a ballare. È troppo bello!” Lui, però, non si muoveva, anzi, rimase impassibile a guardare gli altri, così ne approfittai per dileguarmi.
Dopo il pranzo, nelle camerate conobbi Giulia. Era stata lei a spiegarmi come funzionava la scuola di Armonia. Stavamo ancora parlando, Giulia ed io, quando ci chiamarono per andare in giardino dove la professoressa Diana stava spiegando Terapia della musica. Vidi di nuovo le ragazze che mi guardavano con occhi di sfida, quasi fossero invidiose di me, ma non capivo. Giulia mi si avvicinò, mi chiese se era tutto a posto e io, con un tono falsamente indifferente, dissi di sì in modo che lei non si preoccupasse più.
Una volta a letto, non riuscii ad addormentarmi perché pensavo alle ragazze e ad Amedeo che non avevo visto in giardino; mi chiesi: “Perché le mie compagne mi hanno guardato con aria di sfida, sarà perché i ragazzi mi hanno fissato tutto il giorno. Ma Amedeo che fine ha fatto? Cosa starà facendo la mia migliore amica Giorgia al liceo scientifico?
“BASTA DOMANI ME NE VADO!” gridai nel pieno della notte, svegliando tutti. Giulia si alzò dal suo letto, che stava sotto al mio, e mi domandò:" Tutto bene?" Io non risposi per la vergogna.
Alla mattina un gruppo di ragazzine si approcciarono a me dice dicendomi le testuali parole:
"Cerca di non vestirti così perché i nostri ragazzi ti stanno tutti guardando, indossa la divisa come tutte noi!"
Io risposi, alquanto seccata:" Mi vesto come voglio e non mi interessano i vostri ragazzi!"
Nel frattempo, uno sciame di maschi si avvicinò a me aprendo le porte da cui volevo passare. Accidenti, non ci voleva, ora sembrerò ancora più antipatica!
Mi chiusi in bagno e iniziai a riflettere su quel mio amico delle medie che mi voleva veramente bene anche se io non lo capivo e lo schivavo pensando ad altro.
Ho sempre scelto ragazzi che sembrava mi dessero affetto ma non era così, lui mi aveva voluto sempre bene. Ci dovevo pensare prima.
Tornata in classe chiesi di andare dalla Preside e Giulia mi accompagnò. Nei corridoi parlammo, le raccontai che mi mancava la mia amica Giorgia, una ragazza bella e piena d'entusiasmo.
"Siamo amiche dalla terza elementare, ci siamo sempre volute bene! Anche se abbiamo litigato spesso, abbiamo fatto quasi sempre la pace!” dissi a Giulia.
"Mi manca perché eravamo molto legate: ogni volta che una di noi faceva una bravata ci supportavamo a vicenda", continuai, quasi piangendo. Giulia mi consolò ed a sua volta si confidò con me dicendomi: "Anche a me manca una persona, mio nonno, anche se in effetti non l’ho mai conosciuto. Forse è per questo che mi manca ancora di più!" Ammesso ciò, scoppiò a piangere.
Quando tornammo in classe la prof. ci disse:" Come mai siete già tornate? Avete parlato con la Preside?”
Rispondemmo in coro, dopo un breve scambio di sguardi: "Non c'è ne stato bisogno."
Durante la cena, un gruppo di ragazzi mi si avvicinò “provandoci”, ma io non ero in vena: "Lasciatemi in pace! Voglio stare con Giulia e non con voi, che mi state appresso come calcare sul rubinetto!"
Io e Giulia, dopo l'evento, ci alzammo per raggiungere Amedeo che continuava ad evitarci. Una volta raggiunto, scostante si rivolse a noi dicendo: "Io domani me ne vado per sempre!" Neanche il tempo di ribattere in qualche modo che sparì misteriosamente.
Anche se un po' sconvolte, noi ragazze iniziammo a danzare sulle note di "We are the Champions"; poi, stremate, andammo a dormire continuando per un po’ a parlare di Giorgia.
Le ragazze che mi avevano affrontato nel pomeriggio entrarono di colpo nella stanza, spalancando la porta accostata e prendendo a insultarmi con forza, mentre Giulia veniva scortata fuori.
Il giorno dopo, quando mi svegliai ero ancora più stanca di quando ero andata a dormire e piena di lividi.
A colazione, quando il professor Filippo si accorse che qualcosa non andava, mi portò con urgenza dalla preside; quest'ultima mi chiese con preoccupazione: "Cosa è successo cara?" e io le spiegai.
La preside decise che avrebbe indagato sui fatti accaduti: non si poteva passare sopra a gesti così crudeli! Mi disse che, per un po’ potevo tornare a casa, finché tutto si fosse chiarito. Speravo davvero che le colpevoli venissero punite, che capissero la gravità delle loro azioni. Tuttavia, mi sentivo come se fossi stata io a essere punita.
Andai in lacrime verso Giulia, abbracciandola per salutarla prima di fare i bagagli. Il giorno dopo, mentre avveniva la mia partenza, le ragazze gioivano, mentre alcuni ragazzi piangevano.
Tornata a casa riabbracciai Giorgia, le chiesi del mio amico delle medie, lei disse che da tempo non lo sentiva. Forse avevo sbagliato ad andare alla scuola di Armonia; mi mancava Giulia, ma Giorgia riusciva a distrarmi dal pensiero di aver fallito.
Ho scoperto che tre giorni a Armonia corrispondevano a tre anni sulla Terra.
Carvelli Aurora
IL MISTERO DEL DIARIO RITROVATO
Era il mio primo giorno di scuola superiore, che dire, avevo l'ansia alle stelle: posto nuovo, gente nuova, abitudini nuove, divisa nuova, insomma, un altro mondo tutto da scoprire, dove avrei dovuto passare i miei futuri cinque anni. Ma c'era un problema: era il 23 ottobre. Già! Non coincideva con il primo giorno di tutti gli altri; infatti: avevo cambiato scuola praticamente a inizio anno, a causa dello sbaglio di scegliere con il cervello e non con il cuore!
La mia passione più grande era da sempre la musica, avevo un talento innato fin da piccola, e volevo che diventasse il mio lavoro in futuro. Ne ho avuto la certezza la prima settimana al liceo delle scienze umane. Fortunatamente, ho potuto rimediare molto in fretta, capendo cosa volevo davvero: studiare ad Armonia! Nel poco tempo trascorso nella prima scuola, avevo instaurato un bel rapporto con una ragazza, si chiamava Sara e, nonostante la mia decisione, siamo rimaste in buoni rapporti. Vorrei potessimo rivederci per uscire e scambiare due chiacchiere.
Entrata ad Armonia, sentivo tutti gli occhi puntati addosso, forse perché era veramente così: nell'ingresso mi stavano fissando tutti in modo strano, nonostante ci fosse un via vai incredibile nei corridoi già di prima mattina. Andai in classe, mi presentai molto velocemente con un semplice:
"Ciao a tutti mi chiamo Viola Bemolle, sono nuova."
Non aggiunsi altro, non mi è mai piaciuto stare al centro dell'attenzione ed ero già abbastanza in imbarazzo.
Mi sedetti al primo banco che trovai libero, vicino ad una ragazza che mi si presentò subito con voce squillante:
"Ciao piacere, io sono Giulia!"
Le sorrisi, poi iniziai a voltarmi e guardarmi intorno. Erano tutti come me, con indosso la divisa. C'erano dei ragazzi e delle ragazze, tutti parlavano con tutti, finché non iniziò la lezione. Non potei non notare un ragazzo in particolare che catturò subito la mia attenzione: Luca Rizzi.
Vidi per un secondo che si girava verso di me sorridendo, io ricambiai. Poco dopo, la professoressa di musica ci informò di un evento che si teneva tutti gli anni: un lavoro di classe a coppie, per organizzare un musical con le altre sezioni. Una specie di festa, ci spiegò, in cui tutti gli studenti potevano cantare, suonare e divertirsi con cibo e bevande all'interno della scuola. Mi ricordava il ballo di fine anno dei film americani, che sogno! Questo però si sarebbe tenuto tra poche settimane e quel giorno bisognava scegliere gli alunni che avrebbero lavorato insieme.
Immediatamente tutti si arruolarono con il proprio migliore amico/a o vicino di banco. Giulia si voltò da me, domandandomi se mi andava di lavorare con lei e, senza esitare, le risposi di sì. In cuor mio speravo di stare con Luca, quel ragazzo mi attirava! Purtroppo, non piaceva solo a me, dal momento che notai una compagna che gli ronzava intorno molto più delle altre.
I giorni passavano, fortunatamente mi stavo abituando alla scuola e a quell'ambiente nuovo. Ormai ero solita entrare in classe ogni mattina accompagnata da Giulia, eravamo diventate molto amiche e lavoravamo di buona lena al progetto del musical. La nostra idea era davvero favolosa: dare a tutti gli studenti presenti alla festa un flauto che, suonando contemporaneamente, avrebbe prodotto una melodia in grado di far crescere i fiori sulle piante che circondavano Armonia! Era scontato suonare uno strumento per spostare oggetti, alzare qualcosa o aprire porte, chiudere finestre, di tutto e di più, ma nessuno aveva mai pensato di suonare nello stesso momento le stesse note di tutti gli studenti dell'istituto.
In breve, avevo capito quali fossero più o meno i soliti gruppetti, in classe e fuori, le coppiette, le voci e i gossip che giravano su certe persone di Armonia, tra cui Luca, che frequentava Camilla, la ragazza che già avevo notato guardarmi male.
Eppure, percepivo che lui non ricambiava affatto ciò che lei stava cercando di dimostrargli di provare.
Era un normale giorno di scuola quando, dopo la pausa pranzo, mi recai in biblioteca a consultare diversi libri per il progetto del musical. Ero già entrata in quella biblioteca ma devo ammettere che mi lasciava sempre esterrefatta: un'enorme scaffalatura piena e piena di libri di ogni tipo, mi ci sarei persa. Mentre sfogliavo i vari libri, Andai a sbattere per sbaglio contro qualcuno…
"Oh, scusami non ti ho visto" dissi io.
"Non ti preoccupare".
Alzai subito lo sguardo e mi accorsi che quella persona era Luca. Proprio lui dovevo incontrare?! Poi riprese a parlare:
"Ma tu sei Viola, giusto?".
"Sì sono io, tu sei Luca, non è vero?"
"In persona". Rispose il ragazzo sorridendomi.
Parlammo un po', mi spiegò che anche lui era lì per il mio stesso motivo. Consultammo insieme vari libri. D'un tratto, aprendone uno, restai a bocca aperta, completamente impalata, tanto che Luca guardandosi intorno si posizionò davanti a me domandandomi:
"Va tutto bene?"
Istintivamente annuii, ma non andava tutto bene, ero molto confusa. Rilessi quelle parole sul libro, che mi avevano lasciato senza fiato. C'era scritto…
"Sono il professor Accordi, lavoro nella scuola di Armonia, sto scrivendo questo diario per fare capire a tutti la verità, non so quanto tempo resterò nella macchina, non so nemmeno in che epoca mi ritroverò, né se riuscirò a trovare un modo per tornare qui!"
Sembrava un diario personale non completo, avevo letto solo la prima pagina ma avevo capito chi fosse l'autore del diario. Però c'erano troppe cose che non mi quadravano. Che cosa significavano quelle parole? Di che epoca si stava parlando? C'era qualcosa di strano, dovevo saperne di più su quella storia, su quel libro dalla copertina semplice e impolverata.
A risvegliarmi dai miei pensieri fu la campanella. Io e Luca tornammo in classe a prendere lo zaino per poi uscire. Quella devastante giornata di scuola era finita. Potevamo tornare tutti nelle camerate.
Io condividevo (e condivido) la stanza con Giulia e Serena. Serena è molto simpatica, ma ho più confidenza con Giulia, tanto che quella sera mi iniziò a parlare dicendo:
"Comunque ho capito perché hai quella faccia da tutto il giorno, oggi" ci mancava solo lei in quel momento, ero ancora scossa dal fatto in biblioteca.
"E sentiamo, cosa pensi?" Le risposi io.
"Ti piace Luca!"
Io sgranai gli occhi, solo allora mi rendevo conto che gliene avevo parlato spesso, perciò dovevo ammettere che mi interessava, ma con Camilla che lo trascinava sempre lontano da me sarebbe stato impossibile anche solo approfondire la nostra conoscenza. In quel momento era l'ultimo dei miei pensieri.
"Ne potremmo parlare più tardi, in realtà oggi ho scoperto una cosa pazzesca, è per questo che sono pensierosa…"
"Oh no, che è successo?" Mi disse lei con un velo di preoccupazione.
"Ero in biblioteca con Luca, ho sfogliato un libro molto strano: un diario scritto da un ex professore della scuola, imboscato tra i più alti scaffali della libreria, quasi introvabile.
"Un ex professore? E cosa scriveva?"
"Non mi è ancora chiaro, farfugliava qualcosa sui viaggi nel tempo, epoche diverse. Domani mattina devo tornare a prendere il libro, lo leggerò del tutto e girerò anche tutta Armonia pur di trovare un indizio per capire cosa significa. "
"Se hai bisogno di un braccio destro non esitare a chiamarmi!" Mi rispose Giulia emozionata.
La mattina dopo, come previsto tornai in biblioteca e mi diressi immediatamente a prendere il diario. Come per magia trovai anche Luca, aveva un volto sorpreso, cosa stava succedendo? Non lo salutai nemmeno ero troppo presa a ritrovare lo scaffale su cui stava il libro. Non c'era più, eppure il giorno precedente l'avevo preso solo io e ricordavo di averlo messo nello stesso posto, nello stesso scaffale! Dovevo trovarlo assolutamente!
"Ciao Viola" mi salutò Luca.
Mi voltai di scatto: non potevo crederci, aveva in mano il diario!
"Ridammi subito il libro che hai in mano Luca!" Esclamai io arrabbiata.
"Ok tieni ma non prendertela. C'è qualcosa che non va?"
Mi accorsi di aver esagerato, e fui costretta a spiegare la situazione chiedendogli di mantenere quel segreto. Sentivo in un certo senso che potevo fidarmi di lui, e poi, beh, mi piaceva.
Finito il mio racconto mi chiese di poter collaborare al musical con me e Giulia, perché Camilla aveva preso una brutta influenza e non sarebbe potuta venire in classe per qualche giorno. Io accettai subito di lavorare con lui e ci mettemmo all'opera. Grazie al musical, stavo imparando a conoscerlo meglio: era simpatico e carino.
Verso le sei di sera ci salutammo, poteva bastare per quel giorno la parte svolta insieme, il giorno dopo saremmo tornati in biblioteca per lavorare anche con Giulia. Aspettai che Luca se ne andasse per riprendere la mia ricerca inerente al diario. Lessi praticamente la maggior parte delle pagine:
"Oggi è un altro giorno, mi trovo in un'epoca sbagliata, non è la mia, sono nel 1906! Credo di averlo letto in un cartellone fuori, ora mi trovo in un parco. C'è stato un disguido con la macchina del tempo, ma non capisco cosa sia andato storto, devo cercare di ripararla. Devo andare nel giardino di Armonia, sotto la pietra dipinta di nero..."
Ora sì che iniziavo ad avere le idee più chiare.
"A chi mai leggerà queste pagine, significa che non sono ancora salvo" risaliva al 2 dicembre ma non era stato scritto l'anno.
L'ex professore, il nonno di Giulia… non era morto! Poteva essere solo scomparso in una macchina del tempo che, a quanto pareva, lo aveva mandato in un'altra epoca! Era davvero incredibile, dovevo trovare un modo per riparare la macchina, ma come? Non sapevo nemmeno dove si trovasse. Andai avanti a leggere:
"Questa notte a mezzanotte,
la mia situazione potrà cambiare,
ma solo se gli indizi riuscirai a trovare."
Con queste scritte, finiva il diario. Avevo decisamente più indizi di prima ma ero spaventata, cosa poteva mai fare una ragazzina trovando un libro per caso scritto dal nonno della sua compagna in una situazione di pericolo, con viaggi nel tempo?!
Passarono i giorni, e inspiegabilmente io e Luca eravamo diventati grandi amici, spesso si univa anche Giulia e non so quante fossero le serate che abbiamo passato a parlare di Luca, perché insisteva che tra me e lui ci fosse qualcosa, ma io non ne ero sicura. E poi Camilla e le sue amichette una di queste mattine mi fecero una spiacevole sorpresa: all'ora di pranzo, Camilla mi trascinò da parte in corridoio per dirmi che dovevo lasciare la scuola o mi avrebbe tormentato per il resto degli anni. Lei era stata bocciata due volte, non mi spaventava più di tanto all'inizio, ma quando lei capì che non avevo minimamente intenzione di lasciare la scuola, iniziò a comportarsi veramente male, peggio del solito: cercava di mettermi a disagio in ogni situazione possibile, un giorno mi rubava la chiavetta dell'armadietto per poi nasconderla nella mia tasca facendomi passare per stupida o una che cercava solamente attenzioni, altre volte mi rovesciava bevande sulla felpa della divisa della scuola, di tutto e di più. Furono brutte settimane ma Luca mi stava vicino, mi rassicurava e alla fine mi convinse a parlarne con la preside che prese provvedimenti per Camilla: la sospensione fuori dall'istituto.
Così, la mia mente poteva occuparsi quasi completamente dal musical: entro pochi giorni ci sarebbe stata la festa a scuola, e doveva essere tutto perfetto. Iniziarono i preparativi, e dopo poco iniziò anche la festa. Era sera, e fecero partire la musica, tutti iniziarono a ballare. Luca mi cercò con lo sguardo e dopo poco si avvicinò a me per ballare, inutile dire che a me piaceva davvero ma sicuramente lui non provava lo stesso. Era quasi mezzanotte, quando Giulia mi informò che avevo lasciato il diario in biblioteca, sul tavolo, in bella vista a tutti. Lei lo aveva letto, aveva capito che a scrivere era stato suo nonno, e mi accusava di averle nascosto la verità!
Preoccupata, mi allontani da Luca scusandomi, andando a recuperare il libro. Fissandolo mi si accese la lampadina: mi voltai a vedere l'orologio, erano le 23 e 57 ed era esattamente il 2 dicembre, la data scritta nel diario! Come avevo potuto non arrivarci prima? Immediatamente mi recai fuori nel giardino, faceva freddo ed era tutto buio, ma c'era abbastanza silenzio, si sentiva la musica in lontananza. Andai nel posto in cui era collocata la pietra nera. In quell'istante collegai tutto: a mezzanotte esatta come ogni anno a quanto pare dal 1906 sarebbe apparsa la macchina del tempo, dovevo entrarci e recuperare il nonno di Giulia dall'epoca in cui era rimasto bloccato. Così aspettai quei due minuti prima di mezzanotte. Al minuto esatto vidi spuntare Luca, mi stava cercando ma sembrava particolarmente agitato, non a causa mia. Mi girai e gli dissi che dovevo entrare nella macchina del tempo.
"Ma come farai a tornare indietro Viola!" Aveva ragione, non avevo minimamente pensato a come tornare indietro.
"Mi inventerò qualcosa, Luca, devo andare!" Gli risposi io quasi in lacrime dalla preoccupazione. Così presi coraggio ed entrai nella macchina.
Senza esitare un attimo Luca corse verso di me ed entrò. Cosa stava facendo? Era impazzito!
"Non ti avrei lasciata andare da sola" Mi disse con tono rassicurante.
Io, per tutta risposta lo abbracciai, ero impaurita dalla situazione ma avere qualcuno con me avrebbe cambiato tutto, specialmente se quel qualcuno era lui.
Ormai eravamo dentro, non si poteva tornare più indietro, potevo solo sperare di trovare l'uscita nell'epoca giusta, perché in quel momento non avevo da pensare solo a me stessa. Dopo pochi secondi una luce accecante ci travolse la vista e fummo catapultati via violentemente con una forza della macchina molto simile al vento.
Dopo esserci ripresi un attimo, mi alzai da terra e iniziai a camminare per trovare una data sull'epoca in cui eravamo finiti.
"Viola! Vieni a vedere." Mi chiamò Luca.
Eravamo proprio nel 1906, si intuiva: guardandomi intorno vidi che c'erano tantissime persone con vestiti antichi, vecchie automobili, e proprio dietro di noi c'era l'enorme scuola di Armonia: era diversissima da quella attuale ma riconoscibile. Trovai un uomo con un cappello a pochissima distanza da noi, girato di spalle, nello stesso posto del giardino con la pietra, proprio dove io e Luca eravamo entrati nella macchina del tempo. Gli andai incontro seguita da Luca e immediatamente mi resi conto che quello era il nonno di Giulia! C'era una sua foto sbiadita da giovane nel diario, ed era proprio lui!
"Professor Accordi! Sono un'amica di sua nipote, Viola Bemolle! Sono riuscita a trovarla!"
Lo abbracciai delicatamente, felicissima di essere riuscita a trovarlo in un'altra epoca, ma non potevo ancora festeggiare, ora bisognava tornare nel nostro anno, il 2021.
"Viola? Conosci la mia nipotina? Probabilmente lei non si ricorda di me, ma io l'ho vista quando era molto piccola. Come sei riuscita a venire qui? Non hai idea del pericolo che hai corso!"
"So che insegnava nella scuola di Armonia, è il mio liceo, e un giorno per caso ho trovato il suo diario, riuscendo a collegare tutti i pezzi del puzzle. La macchina si è attivata a mezzanotte dell'altra epoca da cui vengo, il 2021!"
"Oh santo cielo, sono così felice di vederti! Ti ringrazio davvero, non pensavo che dopo tutti questi anni qualcuno sarebbe riuscito a portarmi fuori" mi disse l'anziano professore.
"Grazie, ma non ho fatto tutto da sola, il merito è anche suo". Così mi girai e indicai Luca, che fino ad allora era rimasto qualche passo indietro, sorridente ma chiaramente un po' a disagio.
"Devo fare i miei complimenti anche a te ragazzo, ti ringrazio. Devi tenerci veramente tanto a Viola per oltrepassare con lei quasi un secolo!" Rispose il nonno di Giulia con una sonora risata.
Ora però non c'era tempo da perdere, dovevamo tornare indietro prima che la macchina del tempo si disattivasse. Il portale era ancora aperto, sempre accompagnato da un fascio di luce abbagliante. Così entrai prima io, poi Luca e infine il professore. Questi tirò fuori dalla tasca della giacca un flauto, preso rigorosamente ad Armonia. Si mise a suonare una musica che ci fece tornare nell'anno giusto. Era questo il segreto per non andare nelle epoche sbagliate! Dopo pochi minuti, che sembrarono ore, tutti e tre fummo buttati fuori dal portale della macchina, che si spense velocemente. Non si poteva più tornare indietro, ce l'avevamo fatta, eravamo riusciti a tornare tutti insieme nell'anno giusto!
Il professor Accordi entrò subito nella scuola, dopotutto non era in pensione, magari avrebbe continuato a insegnare? Senza più progettare macchine del tempo strane stavolta! Finalmente potei tirare un sospiro di sollievo, ora dovevo godermi la festa in Armonia! Io e Luca ci guardammo un secondo e scoppiammo a ridere in una fragorosa risata, ero proprio persa io di lui. Mi prese per mano e tornammo dentro all'istituto facendo finta che non fosse successo nulla. La situazione lì era più o meno come prima, tutti ballavano, c'era molta musica ma ci stavamo divertendo tutti.
Giulia mi prese per un braccio improvvisamente:
"Ma dove ti eri cacciata con Luca?! Devi dirmi qualcosa per caso?" mi disse lei con sorriso compiaciuto: "Un certo professore è venuto ad abbracciarmi dicendo di essere mio nonno! E che tu lo hai salvato!"
Ci abbracciammo felici.
Mi voltai e Luca mi stava fissando, non potei fare a meno di sorridergli.
Andai verso di lui e mi chiese di ballare. Io accettai senza pensarci due volte ma dopo poco fece un gesto che mai mi sarei aspettata: si avvicinò al mio viso e mi baciò dolcemente.
Era tutto così assurdo, mi sembrava di stare vivendo un sogno! Parlammo un po', e mi fece la grande richiesta: eravamo ufficialmente fidanzati!
Ed eccomi qui dopo quasi un anno: sto ancora con Luca, la nostra relazione va a gonfie vele, Camilla è stata espulsa e costretta a cambiare liceo, mentre il nonno di Giulia insegnerà nella scuola per ancora qualche anno, dopodiché andrà in pensione. Ovviamente, Giulia e io siamo sempre amiche, e con Serena siamo ancora compagne di stanza, e proprio qualche giorno fa ho incontrato Sara. Non potevo desiderare di più!.
Ringrazio i ragazzi per queste belle storie, in particolare vorrei fare i miei complimenti ad Aurora: brava, bel racconto, ben strutturato, avvincente e scritto correttamente.A presto per un nuovo viaggio ad Armonia!
Claudia
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