Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

mercoledì 29 marzo 2023

Un Giorno ad Armonia 2013 - Scuola Chiossone, Classe 1A, II gruppo

 


 

Buongiorno, Cari Amici Lettori, eccoci di nuovo pronti per un viaggio ad Armonia, assieme ai ragazzi della 1A della scuola Chiossone di Arenzano (Genova).

Leggiamo insieme i nuovi racconti nati dalla mente fantasiosa di: Buccino Francesco, Scorza Riccardo, Sartore Enea, Pastorino Linda, Sollano Emma e Spigno Matilde.

Potete nel frattempo scaricare la raccolta dello scorso anno (qui il post per saperne di più)

(cliccate invece qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria)

Buccino Francesco, Scorza Riccardo

I primi raggi del Sole illuminarono un nuovo giorno ad Armonia.

Giulia scese le scale per andare da Pietro. Una volta arrivata, lo vide molto agitato e gliene chiese il motivo. Lui le rispose: “Mi sono affacciato sul lago e ho visto che qualcosa si riflette sull’acqua”. Giulia, sentendo ciò, iniziò a rabbrividire e Pietro aggiunse: “Quella cosa riflessa sull’acqua è rotonda: un pianeta si sta avvicinando ad Armonia!”.

Giulia sentì quelle parole e disse: “Andiamo subito da Filippo!”. Prima di andarci Pietro portò Giulia al lago, le fece vedere il pianeta e disse: “Questo è veramente spaventoso!”.

Giulia e Pietro uscirono e andarono da Filippo, che stava riordinando le stalle; quando li vide arrivare così agitati, l'insegnante chiese loro quale fosse il problema. Loro gli risposero: “Abbiamo visto un pianeta che si sta avvicinando ad Armonia!”. Filippo tranquillizzò i ragazzi dicendo: “Andiamo a vedere meglio nella sala di astronomia ".

I ragazzi seguirono Filippo in quella sala. L'insegnante osservò nel telescopio e vide che i ragazzi avevano ragione, un pianeta si stava davvero avvicinando ad Armonia.

Subito i tre andarono dalla preside Orchestri per raccontarle l’accaduto. Filippo brevemente le spiegò tutto. La preside rispose: “Sicuramente in biblioteca troveremo qualche informazione su questo pianeta misterioso!”.

La preside si incamminò verso la biblioteca e cercò nella parete dei testi che parlassero di pianeti misteriosi. Cercò e ricercò e alla fine trovò un libro di cronache molto antico ed iniziò a leggere: “Oggi è arrivato un pianeta vicino ad Armonia. I presenti hanno visto una persona uscire dal pianeta: ha detto di chiamarsi Flic e di essere venuto in pace con il suo popolo per fare amicizia. Il pianeta in realtà era una navicella. Sentito questo i presenti sono rimasti stupiti e hanno subito voluto fare amicizia. Ci sono stati grandi festeggiamenti, poi la navicella se n'è andata con l’intenzione di ritornare presto”.

I ragazzi e la preside rimasero stupiti. Giulia disse: “Se è veramente così e questo popolo sta tornando, dobbiamo accoglierli con una grande festa!”.

Filippo andò velocemente nella sala di astronomia, seguito dai ragazzi e dalla preside, perché al suo interno si trovava il computer “riconosci la distanza” che funzionava a suono di musica. Giulia si mise a suonare il flauto per far funzionare il computer. Esso elaborò velocemente la distanza, 100.000 Km tra il pianeta e Armonia, quindi circa 4 ore di viaggio data la sua velocità elevata.

La preside decise di iniziare i preparativi per la festa con festoni, palloncini, coriandoli, torte, candeline…

In un attimo venne sera.

I preparativi per la grande festa erano terminati e tutti aspettavano il grande momento. Filippo e Giulia tornarono al computer "Riconosci la distanza" per vedere quanto mancasse al grande evento. Il computer calcolò e diede i risultati: mancavano 23km, quindi 12 minuti di viaggio.

Per l'occasione era stato fatto montare un grande schermo in modo che si potesse fare il countdown.

Ormai mancava pochissimo, 3 minuti ed il pianeta era sempre più vicino.

Solo 10, 9… in quel momento tutti erano emozionati…8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1…0.

La navicella si accostò al pianeta di Armonia. Uscì una persona che si presentò: “Mi chiamo Clic e sono il nipote di Flic, sono venuto con il mio popolo a salutarvi e a passare un po’ di tempo con voi”.

Gli abitanti di Armonia li accolsero e subito dopo iniziò la festa. Tutti ballarono, cantarono, giocarono, mangiarono ed alla fine arrivò anche il momento dei saluti.

Clic e il suo popolo avevano preparato una sorpresa per Armonia: nuovissimi strumenti musicali!.

Intervenne la preside Orchestri e disse: "Purtroppo non abbiamo pensato a farvi un regalo…”.

In quel momento arrivò Pietro e disse: “Ho pensato io al regalo per il popolo di Clic. È una piccola rappresentazione colorata del pianeta di Armonia".

Clic molto contento disse: “Non c’era bisogno di ricambiare, vi prometto che torneremo presto!”.

Detto questo Clic e le altre persone salirono a bordo dell’astronave e velocemente si allontanarono fino a sparire oltre l'orizzonte.


 Sartore Enea

IL DRAGATTO

Un gattufo volava nella notte. Era diretto verso un tempio in rovina, arroccato sulla cima di una montagna altissima. L'animusi entrò nell'edificio e afferrò con il becco un pacchettino lurido, quindi volò via, in direzione della Scuola di Armonia. Non si accorse di un secondo animusi molto più grande, che lo seguì fino alla scuola. Il gattufo entrò nell'ufficio della preside Orchestri, che accarezzò la creatura ed aprì il pacchetto: conteneva un cristallo dai riflessi verdi, simile ad uno smeraldo.

La mattina dopo, un ruggito rabbioso svegliò gli studenti della scuola. Giulia sentì con orrore che il ruggito era seguito da rumori di crolli e grida. La ragazza corse fuori dalla camerata e incontrò Pietro. Il ruggito risuonò di nuovo nel parco della scuola. Terrorizzati, i ragazzi corsero nella Sala Comune, dove trovarono il professor Filippo che suonava una melodia con il flauto cercando di placare l'animusi che continuava a ruggire e distruggere tutto. Poi, una coda squamosa, con delle punte grandi come lame di spada, si abbatté vicino a Pietro. Lui urlò e si allontanò. Nella polvere i ragazzi videro una sagoma immensa che si agitava in fondo alla sala. Filippo disse tra sé: - So che animusi è… È un dragatto.- Vedendo l'espressione perplessa di Giulia, aggiunse: - È una specie di animusi molto antica, di origini incerte. Però non capisco perché fa così… Di solito sono tranquilli. -

Ora il dragatto stava attaccando la torre dell'ufficio della preside, sputando fiammate roventi. Ruggì ancora, poi si zittì. I ragazzi lo videro prendere delicatamente tra i denti una cassettina di ferro. Quella era la prima volta che Giulia e Pietro lo vedevano distintamente. Era lungo almeno tre metri, con la testa e il corpo da gatto e la punta della coda, le zampe e le ali da drago. Il dorso era irto di punte fino alla coda. La pelliccia era folta e rossiccia, le squame erano azzurre e sembravano fatte di metallo. L'animusi volò via, tenendo la cassettina. Senza quasi rendersene conto, Giulia si aggrappò ad una zampa del dragatto. Da lì si arrampicò fino al dorso, seguita da Piero e (sebbene fosse un po' riluttante) dal professor Filippo.

Il dragatto continuò a volare per chilometri, fino ad una montagna con un tempio in cima. Prima di atterrare, si accorse purtroppo che aveva tre persone sulla schiena. Per scacciarli, si mise a fare acrobazie in aria, a ruggire e a tentare di morderli. Alla fine si rassegnò e atterrò. Prima di entrare nel tempio, ringhiò ai suoi passeggeri indesiderati: doveva essere un avvertimento. Dopo, forzò la cassettina con le zanne, facendo rotolare fuori dal contenitore un cristallo verde. Pietro borbottò sorpreso: - Come ha fatto ad averlo? Si riteneva perso da secoli… -

Giulia chiese: - Cosa?

Pietro rispose: - Il Generatorium. È quel cristallo, fu creato in tempi antichissimi come arma per vincere una guerra. Ma il suo potere si rivelò troppo potente, tale da distruggere non solo il regno nemico, ma il mondo intero. Si dice che sia stato nascosto in un luogo segreto, protetto da un instancabile e violento guardiano. Dev'essere il dragatto.

L' animusi in questione ruggì e si avvicinò ai ragazzi. Il suo sguardo era sospettoso, pensava che volessero rubare il Generatorium.

Filippo gli disse: - Non vogliamo rubare il cristallo. Tranquillo, per favore.

L'animusi si avvicinò, meno sospettoso, ma si ritrasse quando Giulia cercò di toccarlo. Lei lo rassicurò: - Non voglio farti del male.

Il dragatto si avvicinò ancora, non più guardingo, ma curioso. Giulia lo accarezzò e lui sembrò soddisfatto. Tornò nel tempio e si accoccolò su un nido di rocce. Quando vide che Filippo guardava preoccupato l'orizzonte, il dragatto fece salire Giulia e Pietro sul suo dorso e raccolse il professore tra i denti. Prese il volo e li riportò ad Armonia.

Dopo l'attacco, la scuola era un disastro: finestre rotte, buchi e bruciature nei muri ed il tetto dell'ufficio della preside scoperchiato. L'animusi posò i ragazzi e Filippo davanti all'entrata della scuola e volò via verso il suo tempio. Ma alcuni giorni dopo lo rividero volare intorno alla scuola e quando li vide fece un verso di felicità. Da quel giorno, il loro nuovo amico veniva a trovarli a scuola di tanto in tanto. Giulia e Pietro lo presentarono a Camilla, e lei ne fu subito affascinata.



 Pastorino Linda, Sollano Emma

Una mattina Giulia si è alzata ed è andata sul terrazzo a vedere il Lago Sussurrante per vedere come stava Persi.

Guardando bene, nota il riflesso di qualcosa che si avvicina ad Armonia. Preoccupata va a chiamare Pietro che sta aiutando Filippo alle stalle, appena arriva Filippo la guarda preoccupato e Pietro le chiede qual è il problema: - Perché sei così preoccupata?

Giulia risponde: - Ho visto una cosa strana riflessa nel lago che viene verso Armonia.

Pietro corre da Filippo e gli dice quello che gli ha riferito Giulia, nel frattempo qualcosa è atterrato dalle parti del lago, così corrono lì.

Appena vedono quella cosa, vanno a chiamare la preside Orchestri. Dopo aver spiegato alla preside, arrivano al lago e si accorgono che quanto hanno visto in realtà è una navicella con all'interno alcune persone.

Da allora le persone di quella navicella sono diventati abitanti di Armonia.

 Spigno Matilde

Oggi vi racconterò uno dei miei soliti giorni ad Armonia.

Mi svegliai alle 6:00 e mi misi la tuta da allenamento, era fatta con dei leggings molto resistenti allo strappo, una giacca di pelle viola e una specie di casco fatto come una corona.

Dovevo allenarmi con il mio possente drago chiamato Mila.

Mi preparai e lottai contro Silvia e Emily le mie migliori amiche, che, invece, lottavano sopra un leocorno e un gufatto.

Appena finito l’allenamento Silvia mi disse: “Quanto sei forte vorrei essere come te!”. Ma nel frattempo Alice (la più antipatica della scuola) disse: “Lei sarà pure la più forte, ma io sono la più bella” .

E appena finì di parlare infastidita dal discorso di Silvia se ne andó via, perciò io e le mie amiche scoppiammo a ridere e a dire: "Sì, io sono la più bella, io sono fantastica, bla bla bla...”

Poi alle 8:30 andammo a fare teoria musicale con i nostri strumenti,ma notammo che non c’era Alice.

Pensammo che si fosse offesa e che ci avesse sentito mentre la imitavamo, così al cambio d’ora andammo a cercarla nelle camerate ma non c’era così andammo al campo sportivo ma non era neanche lì.

La cercammo dappertutto, ma lei non c’era.

Mancava solo un posto anche se molto insolito per lei: le stalle.

Cercammo e cercammo ma lei non c’era,ma non c’era anche qualcun altro: il mio drago! Ero sicura che me lo avesse preso lei ma Emily diceva che non si sarebbe mai spinta a tanto, e così mi convinse a pensare che non fosse colpa sua, ma sapevo che c’era sotto qualcosa.

Continuammo a cercare finché non arrivò Filippo (il mio professore preferito) che disse: “Tornate a lezione e non preoccupatevi per Alice, oggi non è venuta lezione perché non si sentiva bene. Ora è a letto a riposarsi”.

Ma a me questa faccenda puzzava così appena finite le lezioni corsi nelle camerate e andai in camera sua ma lei non c’era, così iniziai a preoccuparmi e la cosa più brutta era che non potevo dire niente alle mie amiche perché altrimenti le avrei messe nei guai. Non sapevo cosa fare né dove cercarla, finché non sentii un versetto simile al miagolio di un gatto. Era Mila il mio drago e sopra c’era Alice: non sapevo più cosa pensare di lei, ero arrabbiatissima e in più aveva la mia armatura addosso, così arrabbiata gli gridai: “Scendi subito Alice e non ti azzardare più a toccare la mia splendida Mila”.

Ma lei mi rispose: “Mi dispiace ma adesso aiutami non so come scendere!”

Allora presi il leocorno di Silvia e volai su vicino a Mila e salii su di lei e insieme scendemmo giù.

Appena scese Alice mi disse: “Scusami tanto mi sono comportata male non lo farò più ma tu perdonami.”

Io le risposi: “Non farlo più” e poi la perdonai.

Ecco uno dei miei strani ma favolosi giorni ad Armonia.

Ringraziamo i ragazzi per questi bellissimi nuovi racconti, bravi e complimenti per esservi messi in gioco e aver partecipato al mio laboratorio di scrittura.

A presto 

Claudia


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