Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

mercoledì 13 aprile 2022

Un Giorno ad Armonia - Albertin Giorgia - Benato Emma



Buongiorno, Cari Amici Lettori, oggi torniamo insieme ad Armonia,

leggiamo le storie di Giorgia ed Emma

(dalla classe 1^C, scuola Pilonato di Vo', PD)

(cliccate qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria)

Albertin Giorgia



UN UOVO INASPETTATO


Era il mio primo giorno di scuola. Andavo alla scuola superiore di Armonia, una scuola magica e incantata dove si studiava la Musica. Eravamo in molti che volevamo frequentarla ma alcuni non erano passati all’esame di terza media. Mi accompagnarono i miei genitori in auto. Ero eccitata all’idea dei nuovi compagni, delle nuove materie…

Mi sembrava di non conoscere niente, di avere perso la cognizione dello spazio, non sapevo come dovevo parlare davanti ai nuovi amici che mi sarei fatta e davanti ai professori. Insomma, l’ansia, la paura e l’eccitazione giocavano brutti scherzi. La preside Orchestri, una donna con completo gonna e giacca grigio, capelli bianchi e rossetto rosso, ci accompagnò in una grande sala d’accoglienza dopo aver varcato la porta verde.

- Cari ragazzi, benvenuti ad Armonia, un istituto dove si studia la Musicomagia - annunciò la preside.

- La Musicomagia?! Che cavolo è!? - Questo era quello che pensavo.

La preside continuò:

- Forse, sentendo queste parole che sto dicendo, penserete che Armonia non sia una scuola qualsiasi. Ebbene è così. È una scuola magica dove non si studiano le solite materie, ma si studia la Musicomagia, gli animusi… -

- Gli animusi?! Com’è che ho scelto questa scuola? -

Già, com’è che avevo scelto proprio Armonia? La musica mi piaceva molto, sapevo suonare il pianoforte e il flauto. Pensavo che sarebbe stata una scuola adatta a me.

Detto ciò, la preside presentò gli altri insegnanti. Quello che mi colpì di più fu il professor Filippo che mi apparve come una persona pacata e gentile. “Gentile” era proprio il suo cognome.

- Ragazzi, ora verrete con me alla stalla dove vi verrà consegnato l’uovo di animusi. Seguitemi.

Ero ancora più confusa. “Anche un uovo?” pensai.

Andammo con lui alle stalle. Io presi un uovo verde perché era il mio colore preferito. Filippo ci diede una borsa imbottita che serviva a contenere l’uovo. Ci spiegò che gli animusi si nutrivano solo di musica. Qualcuno dei ragazzi bisbigliò per lo stupore.

Mi ero fatta nuove amiche: Anastasia ed Emma, due ragazze molto simpatiche. Andai con loro a suonare per il mio uovo nel grande prato. Anastasia aveva un uovo azzurro, mentre Emma uno giallo. Ci sedemmo a chiacchierare per il resto del pomeriggio. Così arrivò la sera e, dopo cena, ci consegnarono l’orario delle lezioni. Ero stanchissima dato che il mio primo giorno di scuola era stato molto emozionante. Mi ero appena addormentata che “crack!”. Eccolo lì: il mio uovo verde che scricchiolava.

- Anastasia, Emma! Presto, il mio uovo si sta schiudendo! – gridai – Dobbiamo andare subito da Filippo! 

In preda al panico, correvamo come non avevamo mai fatto prima. Per fortuna Filippo era alle stalle. Non feci in tempo a finire di raccontargli l’accaduto che spuntò un piccolo musetto dall’uovo.

- Caspita! – non sapevo cos’altro dire.

Filippo mi sembrava, a dire il vero, molto preoccupato.

- Questo non va bene… - rivelò lui.

- Perché? – chiesi.

- Perché è un aquilupo… Gli aquilupo sono animusi da combattimento. Possono essere molto pericolosi, soprattutto per voi del primo anno – rispose.

- C’è stato un errore? – chiesi io.

- Probabilmente sì.

Ero molto preoccupata all’idea di aver preso l’uovo di un animusi da combattimento. D’altra parte, potevo anche sembrare la sfortunata coraggiosa che decide di tenersi ciò che le è capitato.

- Potrei anche autorizzarti a tenerlo… ma allora dovrai fare lezioni extra con me per il suo addestramento, perché quando sono cuccioli bisogna subito intervenire per educarli - spiegò Filippo. - Altrimenti, te ne darò un altro. -

A quelle parole mi si spezzò il cuore. Non volevo abbandonare il mio animusi, il mio nuovo amico. Avrei fatto qualsiasi cosa per tenermelo.

- Me lo tengo – affermai. Anastasia e Emma erano sorprese.

- Va bene, ti aiuterò ad addestrarlo…come lo hai chiamato?

- Se è un maschio, Ulisse, se è una femmina… -

- È un maschio. I maschi hanno uova azzurre o verdi, le femmine, rosa o gialle – precisò Filippo.

- Allora Ulisse, aggiudicato! – esclamai.

- Il nome Ulisse gli sta bene perché quando crescono, gli aquilupo, raggiungono le dimensioni di un cavallo.

- Perfetto! Un bel nome imponente! – risi soddisfatta.

- Costruirò un recinto per Ulisse domattina, questa notte lui resterà con me alle stalle e me ne prenderò cura io.

Annuii perché comprendevo che Filippo voleva solo proteggermi visto che era il primo giorno di scuola e avere un aquilupo come animusi, come nuovo amico, era già più pericoloso perché a tutti gli altri era capitato un animusi da compagnia, quelli che si danno agli studenti.

Così io, Anastasia e Emma, che nel frattempo erano rimaste a guardare e ascoltare, tornammo in camera e ci addormentammo tranquille.

Benato Emma

IL MIO UOVO IN PERICOLO



Era il secondo giorno del primo anno ad Armonia, una scuola di Musicomagia dove imparavi a suonare delle melodie con un semplice flauto per farle diventare vere e proprie magie.

Quella mattina mi svegliai con calma, guardai la sveglia ed erano le 6:50: tardissimo!!! Alle 7:00 dovevo essere nel prato principale per la ginnastica mattutina con la Prof.ssa Guerri Diana.

Mentre mi stavo svegliando sentivo: «Dai Emma, muoviti, sono le 6:50!»

Era Greta, la mia migliore amica delle elementari e delle medie: alta un metro e settantacinque, con capelli color castano chiaro, lunghi fino alle spalle; portava degli occhiali color oro. Quando eravamo alle primarie giocavamo insieme a pallavolo, così ad Armonia avevamo deciso di giocare a pallasuono: uno sport simile alla pallavolo, dove però la palla si muoveva con dei suoni di flauto. Mi alzai di colpo, mi vestii, presi il mio uovo di animusi e andai insieme a Greta a fare ginnastica.

Iniziammo con un po’ di stretching e poi proseguimmo con una corsetta. Alla fine tornammo alla Sala Comune per fare colazione, mi sedetti con Greta e il mio uovo insieme ad altre ragazze: Emma, Anastasia e Giorgia. Ci diedero una spremuta di arancia insieme a una macedonia di frutta. Ritornai in velocità al piano di sopra per lavarmi i denti, poi mi diressi con passo veloce verso la stalla dal prof. Gentile Filippo, ma nel tragitto inciampai in una piccola pietra e così arrivai alla stalla con un ginocchio sbucciato.

«È possibile che tu cadi sempre, e soprattutto quando non c’è tempo!?» tuonò Greta.

Io la guardai e scoppiammo a ridere. Arrivammo alle stalle un po’ in ritardo, lì incontrammo il prof. Filippo che spiegava ai ragazzi: «Ieri vi ho mostrato gli animusi da compagnia, oggi vi farò conoscere quelli d’allevamento: le muccoche, le apescioline, le gallicore e i cavalfanti.»

Io mi guardai attorno e poi sussurrai a Greta: «Tu hai capito qualcosa?» Lei mi rispose: «No, per niente, sembra che stia parlando in arabo!»

Il prof. andò avanti dicendo: «Questi animusi d’allevamento sono l’incrocio di due animali terrestri; come quelli da compagnia.»

Cominciammo il giro e partimmo dalle apescioline poi,via via, tutti gli animali.» Venni colpita soprattutto da uno: il cavalfante, ossia metà cavallo e metà elefante, un animusi molto alto e possente. Era una femmina e si chiamava Ginevra, aveva un manto pezzato marroncino chiaro e bianco, con una folta criniera bionda.

Passarono le lezioni e dopo aver pranzato, insieme alla mia migliore amica e al mio uovo, passeggiammo attorno al lago Sussurrante. Ci sedemmo sulla spiaggia e decisi di suonare con il flauto una melodia per il mio animusi, visto che al mattino non ero riuscita. In quel momento l’uovo tremolò e mi scivolò sulle profonde acque del lago. Proprio in quel momento passò la Prof.ssa Diana e ci domandò:

«Tutto bene ragazze?»

Noi in coro rispondemmo: «Sì, grazie!»

Prese dal panico, quando la prof.ssa fu lontana corremmo all’ufficio della preside. Bussammo alla porta e bisbigliai a Greta: «Ho paura per il mio uovo, perché la direttrice ieri ci aveva detto di non toccare le acque del lago!» Ero agitatissima, per fortuna avevo Greta lì con me!

Sentimmo la preside enunciare: «Entrate pure.»

Ci fece accomodare e poi dissi: «Buon pomeriggio, noi vorremmo farle una domanda.»

«Ditemi»

«Ci può spiegare come mai ieri ci ha detto di non avvicinarci troppo alle acque del lago Sussurrante?»

Lei si posò allo schienale della sedia, incrociò le mani e ci osservò: «Posso sapere perché mi chiedete questo?»

«Curiosità» esclamò Greta in velocità.

«Ora vi spiegherò tutto, però voi non dovete dirlo a nessun altro. In quello specchio d’acqua vive un animusi da combattimento, un serpesce, ed è molto pericoloso»

«Grazie, arrivederci» e uscimmo dall’ufficio.

Nella mia testa pensavo a cosa sarebbe accaduto al mio uovo. Ci fermammo alle stalle da Filippo, gli riferimmo la notizia e lo pregammo di non dire niente a nessuno.

Lui prese parola: «Emma, nel mio libro dovrebbe esserci una melodia contro il serpesce, mi raccomando, mi fido di voi.»

Poi prese dal suo zaino il volume con tutte le melodie per respingere un animusi da combattimento. Impugnò un foglio di carta e ricopiò lo spartito, ma in quel preciso istante era iniziata la lezione sulla cura degli animusi; fortunatamente il professore ci lasciò andare al lago.

Al volo corsi alle camerate e per fortuna sono disordinata, avevo lasciato in una tasca della valigia i miei occhialini da nuoto, li presi e tornai da Greta alla spiaggia, poi le chiesi:

«Per favore puoi suonare lo spartito?» Lei con un cenno di testa mi fece capire che era un sì. Mi tuffai nell’acqua e vidi subito sbucare tra due pietre una pallina tutta… era il mio uovo! Ma in quel momento apparve il serpesce: era grandissimo, ricoperto di squame color verdastro e con denti affilatissimi. Dallo spavento persi maggior parte dell’aria che avevo imprigionato nella mia bocca. Guardai la superficie dell’acqua e vidi Greta cominciare a suonare. Dal flauto uscì un fascio di note che colpì il serpesce e lui cadde su fondale del lago. Ansiosa acchiappai il mio uovo e uscii dall’acqua, mi tolsi gli occhialini e feci un sospiro, ero così contenta di rivedere il mio uovo!

Greta andò ai laboratori per la lezione delle applicazioni artigianali mentre io andai a sciacquare il mio uovo e a farmi una doccia. Rimisi l’uovo nella sua borsa e mi incamminai verso i laboratori; nel cammino trovai la preside Orchestri, che mi domandò: «Perché oggi non eri presente alla lezione di storia della Musicomagia?»

«Le chiedo scusa, ma ho avuto un forte mal di testa e ora non vorrei far tardi! Arrivederci!»

Imbarazzata, rientrai in classe e chiesi scusa per il ritardo. Alle 16:30 mi misi a fare i compiti e a suonare per il mio animus. Poco prima di cena presi la mia borsa con l’uovo e andai a trovare Filippo e gli annunciai la bella notizia! Salutai anche Ginevra ed il professor Gentile vide come la guardavo, così accennò:

«Un giorno ti farò salire su quel meraviglioso cavalfante!»

Piena di gioia mi recai alla sala comune e cenai insieme alle altre ragazze, a Greta e al mio fantastico uovo. Più tardi mi ritirai in camera, posai il mio uovo sul letto e sentii uno scricchiolio. Capii che era l’uovo, nel mentre arrivò Greta e senza molta fatica il mio canorso uscì dall’uovo; era una femmina, decisi di chiamarla Arya. La strapazzai di coccole e chiamai Emma, Anastasia e Giorgia. Così si concluse la mia giornata!

Grazie, ragazze, per le storie che ci avete raccontato. Complimenti a Emma per la struttura del racconto e a entrambe per le conoscenze del mondo della Musicomagia!
A presto con nuovi racconti!
Claudia :)

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