Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

lunedì 11 aprile 2022

Un Giorno ad Armonia - Girardello Gianmaria

 

 

Buongiorno, Cari Amici Lettori, oggi torniamo insieme ad Armonia,

leggiamo la storia di Gianmaria.

(dalla classe 1^C, scuola Pilonato di Vo', PD)

(cliccate qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria)

Girardello Gianmaria

LA SCOPERTA DEL SEGRETO


Il giorno 7 febbraio è stato molto strano ad Armonia perché i professori erano inspiegabilmente pensierosi, il motivo non si sa, ma io volevo scoprirlo.

Quel giorno eravamo tutti in classe ad ascoltare la lezione di Musicomagia, ma la professoressa era distratta, sembrava che stesse pensando ad altro perché quando spiegava smarriva le parole e perdeva il filo del discorso; questa cosa non era mai successa perché era la professoressa Severini ed era sempre molto precisa.

L’ora successiva il prof Filippo ci raccontò una storia, come a suo solito: una volta una muccoca era scappata dalla stalla e non si riusciva a trovare, avevano cercato dappertutto, ma senza risultato ed erano preoccupati perché credevano che un animusi adulto l’avesse sbranata; alla fine la ritrovarono in biblioteca che mangiava i libri.

Poi io e Pietro ci fermammo da lui e gli abbiamo chiesto:

-Tutto bene? Perché anche tu oggi sembrava che avessi qualcosa per la testa, come la Professoressa Severini, anche lei era un po' pensierosa, come te.

E lui disse: - Non dovete preoccuparvi per noi, siamo solo molto occupati durante gli scrutini.

- Secondo me sta succedendo qualcosa di molto più serio - sussurrai a Pietro.

Quel discorso si concluse lì perché dovevamo andare a lezione di botanica, così salutammo Filippo e ce ne andammo.

La lezione si rivelò come le altre, sempre per lo stesso motivo: IL PROF ERA STRANO!!!

Così il pomeriggio, presi dalla curiosità di scoprire quello che stava succedendo, corremmo nell’ufficio della preside.

- Buongiorno preside.

- Buongiorno ragazzi.

Noi in coro le chiedemmo: - Cosa sta succedendo?

La Preside rispose: - È una lunga storia…

E Camilla, ansiosa di scoprire la verità, esclamò: - Abbiamo tutto il tempo del mondo per ascoltarla.

Allora la preside ci raccontò che non eravamo più sulla terra ma su l’asteroide B632. Eravamo rimasti scioccati, impietriti, ma non era finita lì perché aggiunse: - Un animusi selvatico molto potente vuole entrare a scuola; noi professori stiamo pensando a un rimedio perché crediamo che i nostri scudi non bastino a trattenerlo.

- Ma come si può fare per fermarlo? – chiesi.

- Secondo noi professori si dovrebbe realizzare un incantesimo molto complicato, difficile anche per noi - rispose la preside Orchestri.

- Potremmo aiutarvi? - chiedemmo in coro.

- Non avete ancora abbastanza forze per fare questo incantesimo.

- Ma come si chiama? - chiese Pietro.

La preside tuonò arrabbiata: - Basta! Vi ho detto di no!

Ci dovemmo arrendere perché avevamo capito che era arrabbiata e quindi ce ne andammo.

Corremmo in camera delle ragazze per parlare di quello che ci aveva appena raccontato la preside Orchestri. Eravamo ancora increduli.

- Ma come è possibile? - chiese Camilla.

- Non lo so! - rispose Pietro.

In quel momento nella stanza calò un silenzio di tomba. Nessuno apriva bocca. Dopo un po’ di minuti andammo a cena e poi a dormire.

Quella notte nessuno chiuse occhio, tanto che la mattina seguente non riuscimmo a fare ginnastica. Le lezioni erano sempre un po’ strane quindi ne parlammo con gli altri studenti; nel pomeriggio tornammo dalla preside Orchestri tutti insieme.

- Buongiorno preside - dicemmo in coro.

- Buongiorno ragazzi, cosa succede?

- Abbiamo un’idea per non far distruggere la scuola da quell’animusi selvatico.

La preside, un po’ dubbiosa, esclamò: - Ne abbiamo già parlato con voi tre, comunque vi ascolto.

Io parlai a nome di tutti e dissi: - Invece di uscire allo scoperto senza alcuna difesa e rischiare la vita, potremmo sempre uscire allo scoperto ma con i nostri animusi più potenti.

La preside Orchestri rispose ispirata: - Non lo so, devo parlare con i miei colleghi. Adesso dovete andare a cena.

Il giorno dopo, invece di fare lezione alla prima ora la preside ci radunò tutti nella Sala Comune e disse: - Ragazzi, ieri mi sono confrontata con i miei colleghi relativamente alla vostra idea e secondo loro può funzionare.

Tutti si alzarono in piedi ed esultarono dalla felicità.

La preside, impassibile, ordinò di sedersi e spiegò che sarebbero iniziati i reclutamenti come capo animusi, quindi avremmo fatto meno ore di scuola e più addestramento: - Ne recluteremo solo sei, adesso sbrigatevi che vi aspetta il primo addestramento - disse con sicurezza.

Tutti a passo spedito corsero al prato per fare ginnastica, ma non era la solita ginnastica, infatti ci ritrovammo davanti alla professoressa che ci spiegò: - Queste sono le armature e le spade di prova.

Le indossammo e iniziammo a provare qualche tecnica. La seconda e la terza ora ci spiegarono le caratteristiche dell’animusi e i punti più fragili. La prima giornata di addestramento era stata dura per tutti, infatti dopo cena eravamo già tutti a letto.

Questo addestramento andò avanti per cinque giorni e apprendemmo molto. Il sesto giorno la preside ci fece riunire di nuovo nella sala comune e ci comunicò: - Entro due giorni le difese della scuola cederanno e quindi oggi annunceremo i sei candidati, che sono: Pietro, Gianmaria, Kevin, Alex, Alberto e Massimo.

Io conoscevo solo Pietro, gli altri li avevo salutati qualche volta, ma mai parlato veramente.

Ci misero in una stanza unica perché ci dissero che stando insieme avremmo scoperto le affinità di ognuno di noi. Infatti fu così, ogni lezione eravamo sempre più forti.

Era arrivato il gran giorno e ci dirigemmo verso il confine dove si trovava l’animusi selvatico. Dovemmo fare con molta cautela perché aveva un udito molto sensibile. Ci accampammo per qualche ora. Dopo un po’ sentimmo un rumore diverso dal solito e i professori ci comunicarono che era tempo di metterci in posizione con i nostri animusi.

Ci rendemmo conto che era una sfida di vita o di morte. Quando riuscì a distruggere lo scudo ci vide e ci attaccò sputandoci addosso del fuoco e ci rendemmo conto che era molto grande, ma ci proteggemmo con lo scudo di ferro. Riuscimmo ad avvicinarci ma aveva un rivestimento di pelle molto spesso, così provammo in un altro punto, mentre i professori lo distraevano, e funzionò però non bastò e i prof ci dissero: - Fate presto!

Infliggemmo l’ultimo colpo letale e cadde a terra. Non si alzò più. Non ci credevamo, l’avevamo ucciso.

Esultammo e i professori ci fecero i complimenti e noi rispondemmo gioiosi: - È tutto merito vostro che ci avete addestrati bene.

Dovemmo rimanere lì per la notte a riparare lo scudo. La mattina successiva tornammo a scuola e tutti ci fecero i complimenti per l’impresa compiuta.

La sera, per cena, facemmo una mega festa per la vittoria e poi, dopo la festa, andammo a dormire orgogliosi del nostro successo.

Complimenti a Gianmaria per la bella storia che ci ha raccontato, molto avvincente e avventurosa, bravo!

A presto, con nuovi racconti!

Claudia :)

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