Buongiorno, Cari Amici Lettori, oggi torniamo insieme ad Armonia,
leggiamo la storia di Sofia.
(dalla classe 3^B, scuola Scafiti di Busalla, GE)
Marchioni Sofia
LA SINFONIA DELL’AMORE PERDUTO
Da quando ho scoperto che Armonia era un pianeta, la mia vita cambiò, ci misi del tempo ad adattarmi a questa nuova situazione e a prendere consapevolezza che sarebbe stato l’inizio di una nuova e grande avventura, che sicuramente non mi sarei mai scordata.
Era lunedì mattina: ciò significava che la sveglia sarebbe suonata presto, e infatti così è stato. Stranamente quella mattina ero felice di andare a lezione è così scesi velocemente dal letto e andai a fianco a Camilla che stava ancora dormendo “Ma guarda un po’ sta qui che dorme ancora” sussurrai lievemente in modo da non svegliarla o almeno non per il momento, andai in bagno e mi vestii con una gonna e una semplice maglietta nera, mi legai i capelli in una treccia molto morbida e quando fui pronta, corsi in camera e iniziai a saltare sul letto di Camilla per svegliarla ripetendo più volte: “Sveglia Cami, sveglia sveglia svegliaa!!!” quando vidi che Camilla si era svegliata scoppiai a ridere, infatti aveva tutti i capelli scompigliati, sembrava una pazza.
Camilla mi guardò con uno sguardo quasi omicida: “Ma tu sei completamente pazza! Sono le sette di mattina, sei una ragazza iperattiva!” disse per poi scoppiare a ridere con me.
La squadrai attentamente “Beh Cami direi che è il caso che cominci a prepararti e anche velocemente, tra poco abbiamo lezione con la professoressa Diana e sai cosa succede quando qualcuno arriva in ritardo!”
Camilla si preparò in fretta e scendemmo insieme per fare colazione; qui ci ricongiungemmo con Pietro che mi guardò e sorrise, quasi istintivamente abbassai lo sguardo leggermente imbarazzata. Quando vide il mio imbarazzo mi si avvicinò e mi mise due dita sotto il mento per far sì che lo guardassi, alzai lo sguardo “Ehi” era l’unica cosa che riuscii a dire in quel momento.
Lui mi guardò e sorrise, “Ehi buongiorno” mi rispose e io sorrisi di nuovo.
Camilla ci guardava sorridendo come una scema, “ Ma che carini che siete “ ci disse e io la guardai con disappunto, poi scoppiai a ridere seguita da Pietro.
Dopo aver finito di fare colazione, mi diressi in classe seguita da Pietro e Camilla a lezione della professoressa di ginnastica: iniziammo a fare riscaldamento Pietro e Camilla erano già stanchi. Dopo qualche ora ci dirigemmo a pattinare, io adoravo farlo. Dopo aver finito, andammo alla fattoria dagli animusi, dove prendemmo i nostri flauti e intonammo per loro delle melodie semplici che però, data la loro reazione, apprezzarono. I nostri tre animusi stavano diventando sempre più belli e grandi e anche loro, proprio come noi, stavano diventando amici. Finitala lezione andammo a pranzare: zuppa di verdure. Il pranzo fu a parere mio molto lento, avevo troppi pensieri per la testa e senza che me ne accorgessi, mi cadde una lacrima salata sulla guancia, Pietro e Camilla si guardarono tra loro e poi mi osservarono preoccupati.
Pietro mi prese una mano "Ehi Giulia che hai?” mi chiese.
Io lo guardai. “Nulla, stai tranquillo“ gli risposi, asciugandomi la lacrima “Scusatemi..” mi alzai e corsi via.
Camilla mi guardò andare via “Giulia! aspetta! “disse.
Stava per alzarsi per seguirmi ma Pietro la fermò, “Ci penso io” disse e mi corse dietro.
“Giulia aspetta!” esclamò correndomi dietro; andai al lago e mi sedetti sulla riva con la testa in mezzo alle ginocchia e, quando sentii qualcuno abbracciarmi da dietro, capii immediatamente chi era anche senza girarmi; mi voltai e constatai la mia teoria: era Pietro. Lo guardai per qualche secondo e poi mi gettai tra le sue braccia stringendolo.
“Ehi piccola che hai? perché piangi?” mi disse e io non risposi, in quel momento, tra le sue braccia tutto quello che avevo provato fino a pochi istanti prima era sparito, lasciando spazio a una sensazione di sicurezza e protezione.
Presi coraggio “Vedi tu, Cami e le altre persone di qui hanno talento, io no, non mi sento abbastanza per questa scuola...” risposi abbassando lo sguardo.
Lui mi guardò con disappunto, mi mise due dita sotto al mento e mi costrinse a guardarlo “Tu sei all’altezza Giulia, tu lo sei e non dire mai più che non è così” mi disse con il suo meraviglioso sorriso sulle labbra che ancora oggi mi fa contorcere lo stomaco, ormai diventato una farfalliera.
Annuii, trattenendo un leggero sorriso “Grazie Pietro ora posso rimanere qualche istante da sola, poi vengo da voi per andare alla prossima lezione, promesso“ conclusi. E se ne andò lasciandomi da sola con i miei pensieri.
Dopo qualche minuto iniziai a sentire una voce lieve come un sussurro che mi chiamava, non capivo da dove provenisse però volevo scoprirne la fonte, così mi alzai e iniziai a seguirla, man mano che procedevo si faceva più forte della mia testa. La voce mi portò dall’altra sponda del lago, quello che dal primo giorno mi aveva sempre attratta; nonostante mi avessero detto molte volte di non avvicinarmi, non ne temetti conto e mi chinai fino a toccare l’acqua la quale, come se avesse vita propria, mi portò dentro. Mi comparve davanti una figura umana che non avevo mai visto nella scuola, era strana: sembrava una donna con dei lunghi capelli castani e degli occhi a mandorla; si girò verso di me e mi guardò, iniziando a parlare. Ma tutto quello che usciva dalla sua bocca sembrava un sussurro alle mie orecchie.
“Giulia non ho molto tempo, fai attenzione, non fidarti troppo. So che adesso non mi riconoscerai, ma ti giuro che ci conosciamo. Eri così piccola quando me ne sono dovuta andare... ricordati di me...” disse per poi sparire.
Stavo per uscire dall’acqua, quando iniziai a sentire un dolore alla testa molto forte, mi portai le mani alle tempie sperando che il dolore passasse e fu così; uscii dall’acqua, mi sentivo diversa, anzi lo ero.
Cambiai espressione, ero diventata fredda e lo sapevo, andai a lezione passando davanti a Camilla e Pietro non li salutai nemmeno e entrai in classe. Camilla e Pietro si guardarono quasi stupiti e entrarono in classe sedendosi vicini.
Cominciò la lezione del Prof. Filippo Gentile, sentivo costantemente Camilla e Pietro che sussurravano cosa del tipo “Giulia è strana oggi” oppure “non ha mai fatto così”, non ne potevo più di sentirli, fortunatamente la lezione finì velocemente e io presi la mia roba e mi diressi in camera e chiusi la porta: dovevo stare sola.
Punto di vista di Camilla
Io e Pietro ci guardammo, Giulia era strana. Finita la lezione Giulia se ne andò da qualche parte e io e Pietro non eravamo intenzionati a seguirla, ma piuttosto a capire cosa le succedesse, l’unico che poteva saperne qualcosa era il prof. Gentile; ci dirigemmo da lui quando la classe era ormai vuota.
“Mi scusi prof, ma dobbiamo parlarle” dissi e il prof mi sorrise cordialmente.
“Certo, ma ragazzi che succede a Giulia, è strana rispetto al solito” ci disse.
Io guardai Pietro “È proprio per questo che dobbiamo parlarle, è completamente diversa e non ne sappiamo il motivo.”
Il prof mi guardò “Beh ragazzi contate su di me, ho bisogno che mi raccontiate tutto quello che è successo prima di questo suo cambiamento, ogni dettaglio è fondamentale” disse lui.
Così Pietro si fece avanti “ In realtà non è successo niente di che, stamattina eravamo a pranzo ed era persa nei suoi pensieri, ad un certo punto si stava per mettere a piangere ed è corsa via… È andata al lago e io sono andato da lei, diceva che non si sentiva abbastanza, ma poi credo abbia capito che non è così, poi io me ne sono andato e lei è rimasta lì al lago.”
Il prof lo interruppe “Nessuno doveva avvicinarsi al lago, tanto meno lei” disse con tono serio.
Lo guardai “Quindi prof. cosa le potrebbe essere successo?..”
Lui si sedette “Vedete ragazzi nel lago c’è una creatura, non una qualunque… una ragazza resa un mostro da un sortilegio…” disse, ma io continuavo a non capire perché riguardasse Giulia.
“E quindi? Che cosa c’entra questo con Giulia?“ chiesi con tono interrogativo.
Il prof un po’ titubante mi rispose “La creatura un tempo era la sorella maggiore di Giulia.”
Io rimasi scioccata da quella confessione che avevo appena sentito, quasi non ci credetti. il prof riprese a parlare.
“Chiunque venga a contatto con il lago o con la creatura che vive all’interno viene fatta vittima di un incantesimo o meglio di un sortilegio. E ora non so se crederete a quello che vi sto per dire.. voi siete gli unici in grado di far tornare Giulia com’era. Dovete farle ricordare chi è davvero.”
Io e Pietro ci guardammo: toccava a noi salvare Giulia e lo avremmo fatto a qualunque costo.
Punto di vista di Giulia
Ero nella mia camera e stavo ascoltando della musica, quando mi resi conto che era tardi e dovevo correre a lezione: uscii dalla camera e percorsi velocemente la rampa di scale e arrivai in classe, la quale stranamente era completamente vuota. Mi guardai intorno perplessa, di solito c’erano già tutti in classe, vidi un piccolo quadernino all’interno e mi ci avvicinai per raccoglierlo, quando ad un certo punto sentii una leggera melodia, mi girai di scatto e con mia sorpresa vidi Camilla, Pietro e il prof. Filippo Gentile, provai ad andare verso di loro ma intorno a me si era creata una specie di barriera impossibile per me da superare.
“Che cosa avete intenzione di fare?” chiesi quasi urlandogli contro.
Camilla e Pietro si guardarono e insieme risposero alla mia domanda “Riavere indietro la nostra migliore amica.”
Io li guardai quasi con disprezzo “Ma voi non mi riavrete mai! Abituatevi a questa nuova me, voi non sapete chi sono realmente”.
Pietro si accostò alla barriera e la superò, avvicinandosi a me “io so chi sei Giulia, sei la persona più geniale e gentile che io conosca, sei sempre pronta ad aiutare gli altri e non rinfacci mai nulla a nessuno, ci fai sempre sorridere e rendi le nostre giornate sempre speciali…” disse lasciando il discorso a metà, mi si avvicinò, mi prese per i fianchi e mi baciò con passione come se avesse desiderato quel bacio per molto tempo “...e soprattutto sei la ragazza che amo” disse guardandomi negli occhi sorridendo.
Mi sentii rinata, mi sentivo bene, la Giulia che ero un tempo era finalmente tornata e ne ero così felice da non poterlo esprimere a parole, gli sorrisi e lo ribaciai senza pensarci due volte “Ti amo anche io” dissi e lui sorrise a quelle parole. Finalmente era tutto finito, la mia storia aveva avuto un lieto fine… anzi no aspettate, non un lieto fine, ma un lieto inizio.
Davvero tanti complimenti a Sofia! Bellissima storia, originale e romantica, proprio come piacciono a me! Bello anche il cambio di puto di vista, come i grandi autori!
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