Buongiorno, Cari Amici Lettori, oggi torniamo insieme ad Armonia, assieme ai ragazzi di Vo' e
leggiamo la storia di Dario.
(dalla classe 1^D, scuola Pilonato di Vo', PD)
Ambrosi Dario
ALLA RICERCA DI CICCIO
Giulia si svegliò d’improvviso per un rumore. Le preoccupazioni di essere su un altro pianeta erano sparite. Si guardò attorno per capire cosa l’avesse provocato, Pietro non poteva essere stato perché la finestra era chiusa ma nella penombra non vide granché.
“L’hai sentito anche tu, Ciccio?” sussurrò Giulia vicino alla borsa, ma non sentì alcun suono: “Ciccio ci sei?”, chiese, e appena tastò la sacca in cui prima era contenuto l’uovo del topogallo non sentì nulla.
Ciccio era sparito!
Si mise a cercare dappertutto: nei cassetti, sotto i letti e negli armadi stando sempre attenta a non svegliare l’amica che dormiva ancora. Poi la sua attenzione si soffermò su un particolare della porta: era stata scardinata, quindi Ciccio era stato rubato!
Corse a perdifiato fino alle stalle, dove di solito dormiva Filippo.
Una volta davanti alla porta chiese: “Filippo posso parlarti?”.
Lui le aprì la porta: “Che succede piccola?”.
“Ciccio è stato rubato!”
“Cosa?!!”
Dopo aver ascoltato Giulia, Filippo disse: “Domani vediamo se trovo delle piste finché voi siete a scuola e poi organizzeremo una spedizione, ok?”
Giulia annuì e tornò a letto. Non dormì più di tanto perché continuava a pensare al suo Ciccio, non aveva idea nemmeno di chi l’avesse preso e dove lo avesse portato.
Per rilassarsi un po’ andò al lago, le sue acque verde scuro le davano sempre un senso di pace.
Appena tornò in camera, suonò la campana della sveglia e dovette uscire di nuovo per andare a fare colazione. Pietro la vide e le si sedette accanto, poi le guardò la spalla dove di solito teneva il suo animusi e non vedendolo le chiese: “Dov’è Ciccio?”
“Qualcuno ieri sera è entrato e l’ha rubato!”
“Allora dobbiamo organizzare subito una spedizione per trovarlo!”
“Lo so, ho già parlato con Filippo; oggi mentre noi siamo a lezione, cercherà qualche pista o indizio”
“Voglio venire anche io” protestò Pietro.
Giulia inutilmente provò a fargli cambiari idea, ma alla fine cedette: “Ok puoi venire”.
Pietro annuì soddisfatto e cominciò a mangiare la colazione. Finita la colazione andarono fuori per fare la ginnastica mattutina che per Giulia fu particolarmente faticosa, dato che quella notte aveva dormito a mala pena due ore. Per fortuna, quel giorno la professoressa Diana fu abbastanza gentile e gli esercizi furono semplici. La mattinata scolastica non fu troppo impegnativa, ad eccezione della lezione di artigianato perché lei, al contrario di Pietro, non riusciva proprio a modellare il legno e lo faceva sempre spaccare.
Finite le lezioni pranzarono e si recarono nell’alloggio di Filippo. Aveva trovato delle impronte che partivano dalla finestra e arrivavano nella foresta.
Partirono subito, però lasciarono un biglietto a Camilla e alla Preside sui cui scrissero che, se per caso avessero avuto bisogno di viveri o di qualcuno, le avrebbero contattate aprendo un portale.
Era già buio quando si accamparono per la notte. Filippo suonò un canto speciale che creava una piccola luce artificiale in modo da vedere nel buio. Tracciarono su una mappa il percorso che avevano fatto e scoprirono che avevano camminato quasi tredici chilometri e stanchi andarono a letto.
Il giorno dopo, appena svegliati, mangiarono per rimettersi in forze e ripresero il cammino. Il ladro, chiunque fosse, o voleva farsi seguire o non era per niente bravo a nascondere le tracce: c’era un sentiero di rami rotti e spaccati in due. Dopo poco tempo, si trovarono davanti a un grande precipizio, a occhio profondo una trentina di metri.
“Come lo attraversiamo? Chiunque ci abbia preceduto ha fatto cadere l’unica via per l’altro lato!” E dicendo così, Pietro indicò un grosso ramo caduto a valle.
“Potremmo chiamare Furia” propose Filippo, ma Pietro lo smentì:
“No, ci metterebbe troppo tempo ad arrivare”.
Mentre i due discutevano, Giulia nella sua testa cominciò a dare forma al suo piano.
“Ascoltatemi, forse ho avuto un’idea!” disse Giulia. “Ho letto di una melodia che può far fare un salto lungo quanto si vuole...”.
La interruppe Filippo “Sì, ho capito dove vuoi arrivare. Ma solo io conosco la melodia e per farla funzionare ognuno deve suonarla per sé”.
“Ma puoi sempre insegnarcela” propose Pietro.
I due ragazzi lo guardarono imploranti.
“Ok, ve la insegnerò”.
“Sì!” esultarono in coro Pietro e Giulia. Quindi, misero in opera il piano; la melodia non era troppo difficile serviva solo imparare una dozzina di note e poi ripeterle, per tre volte, sempre più velocemente. Verso sera riuscirono a passare tutti e tre e poco dopo si accamparono per la notte. Il mattino dopo, finita un’abbondante colazione, ripresero il cammino.
Le tracce terminavano in una grande pianura con in mezzo una costruzione e un cartello con scritto:
ZONA ESPERIMENTI STATALE, NON ENTRARE! ZONA OFF LIMITS!!!
Due pensieri negativi sfiorarono Giulia: lo Stato sapeva l’ubicazione di Armonia, e non era un bene, e probabilmente Ciccio era in qualche sorta di macchinario per test genetici o qualcosa del genere: “Dobbiamo entrare a riprenderci Ciccio, ora!”.
Sia Filippo che Pietro erano d’accordo, quindi senza pensare troppo a un piano passarono all’azione immediatamente: Giulia sarebbe entrata utilizzando la melodia dell’ombra, che le avrebbe insegnato velocemente Filippo, la quale rendeva invisibili se c’era abbastanza buio; Pietro avrebbe fuso il generatore che alimentava le luci della base e Filippo avrebbe preso Ciccio non appena Giulia lo avesse lanciato dalla finestra, visto che ancora il piccolo topogallo non sapeva volare.
Il piano fu eseguito brillantemente. Dopo meno di dieci minuti erano già lontani dalla base con Ciccio tra le braccia di Giulia. Arrivarono verso sera, giusto in tempo per cenare.
Camilla, che era seduta al tavolo con loro non fece alcuna domanda, probabilmente voleva aspettare il giorno dopo. Infatti, anche una volta da sole in camera non accennò al viaggio e Giulia, dopo aver suonato un po’ per il suo Ciccio si addormentò felice.
Il giorno dopo la preside la convocò nel suo ufficio: “Allora, com’è andata ieri? Trovato qualcosa di insolito?”
“Beh… non so come sia possibile, ma c’era un edificio dello Stato!”
“Davvero?!”. La preside la guardò incredula. “Com’è possibile che abbiano scoperto il nostro pianeta? È protetto da uno scudo magico che impedisce di vederlo da fuori. Dobbiamo immediatamente cancellare la memoria agli infiltrati e distruggere la base o almeno trasferirla!”.
Dopo qualche secondo di silenzio la preside esclamò: “Ci sono! Chiama Pietro e Filippo”.
Giulia annuì e corse ad avvisare Filippo per poi recarsi da Pietro che si stava allenando a modellare il legno e li portò immediatamente dalla preside. Alla fine della discussione, decisero che avrebbero agito l’indomani all’alba.
Sarebbero andati fin là con una speciale macchina che portava chiunque dove voleva se si suonava mentre ci si era sopra. Poi Filippo, in groppa a Furia avrebbe lanciato uno speciale incantesimo che creava molto fumo, simile a una bomba fumogena, Giulia sarebbe entrata per cancellare la memoria a tutti mentre Pietro e la preside Gloria avrebbero aperto un portale gigantesco per far trasportare la base operativa sulla Terra. “Ovviamente tutto questo non deve essere svelato agli alunni, non vogliamo mica scatenare il panico fra gli studenti”. Disse la preside alla fine.
Il piano funzionò, la base stava sprofondando nel portale, ma Giulia non ne era ancora uscita!
“Giulia, esci subito! È troppo pericoloso”. Disse Filippo, ma non udì nessuna risposta.
“Gloria chiudi il portale!”.
“Non posso emana troppa energia!”. Un boato interruppe i due e dalla base partì un razzo: stavano contrattaccando. Stranamente, però, il missile appena lanciato esplose in aria e Filippo capì.
“Giulia è ancora dentro perché sta provando a bloccare i missili che lanciano!”
“Ho capito, ma se non si sbriga potrebbe finire male!”
“Se la caverà! Stai tranquilla Gloria”.
Infatti, come pensava Filippo, Giulia era dentro e ogni volta che il comandante lanciava un missile, con l’incantesimo della scossa, mandava in cortocircuito il quadro e faceva esplodere il razzo appena sparato. Fatto esplodere l’ultimo di questi in aria, Giulia uscì dalla base giusto in tempo e varcata la soglia cadde a terra e, forse per la caduta forse per il fumo, perse i sensi.
Si risvegliò con Filippo accanto seduto su una sedia che le suonava un canto di guarigione e Pietro che le accarezzava la mano. Poi Pietro intervenne: “Lo sai che anche uno solo di quei missili avrebbe distrutto Armonia?”
Giulia lo guardò incredula. Aveva salvato Armonia! Quello sì che sarebbe stato un anno bellissimo!
Complimenti a Dario, una storia davvero entusiasmante e molto ben scritta! Questo racconto potrebbe essere a pieno titolo un capitolo extra della Melodia Sibilante, non trovate?
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