Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

martedì 10 maggio 2022

Un Giorno ad Armonia - Di Guardo Nicole - Faveto Samuele


 

Buongiorno, Cari Amici Lettori, oggi torniamo insieme ad Armonia,

leggiamo le storie di Nicole e Samuele.

(dalla classe 2^C, scuola Scafiti di Busalla, GE)

(cliccate qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria

 Di Guardo Nicole

IL LIBRO SCOMPARSO



Era il primo giorno ad Armonia , la scuola di musico magia. Aurora era molto agitata ed emozionata. Era una ragazza molto vivace, simpatica e gentile, aveva i capelli castani e gli occhi verdi.

Appena arrivò davanti alla scuola vide la preside, che spiegava a tutti gli alunni cosa avrebbero fatto durante l’anno. Quando la preside finì di parlare invitò tutti gli alunni ad andare con lei. Li fece entrare dentro la scuola e diede a ognuno un foglio con scritto il numero di stanza e il piano in cui si trovava. Poi li lascio liberi di andare a vedere le camere assegnate e anche a conoscere il proprio compagno di stanza.

Aurora era un po’ agitata e incuriosita all’idea di dividere la propria camera con una persona sconosciuta, e si affrettò. Il suo numero di stanza era il 356 e si trovava al terzo piano.
Arrivata davanti alla sua porta si accorse che era aperta , quindi busso ed entrò.

“Ciao, sono Aurora” esclamò , vedendo una ragazza bionda seduta su uno dei due letti.

“Io sono Sara” rispose la ragazza.

“Allora sei tu la mia compagna di stanza!” disse Aurora.

“Sì, ti avevo già vista nell’atrio e avevo sperato fossi tu la mia compagna.”

“Perché?” chiese Aurora.

“Perché l’istinto mi diceva che saremmo andate d’accordo, non so il motivo, è stata una sensazione” rispose Sara.

“Bene, intanto andiamo a girare un po’ per la scuola” disse Aurora.

“Va bene” rispose Sara.

Così andarono e a un certo punto trovarono una porta un po’ strana, era tutta ricoperta da fiori variopinti, e decisero di entrarci. Al di là della porta c’era un giardino enorme pieno di colori.

“Ma ti sei accorta che ci sono milioni di uova?” chiese Aurora.

“Sì, ma che strano” rispose Sara.

“Io sono molto curiosa, andiamo a vedere “ aggiunse Aurora.

“Va bene” disse Sara anche lei molto incuriosita.

Si avvicinarono alle uova e in una stalla videro un signore.

“Scusi se la disturbiamo” dissero.

“Non disturbate affatto, voi due chi siete ?” chiese il signore.

“Noi siamo due studentesse di questa scuola, e lei chi è?” dissero.

“Io sono il Professor Rossi, benvenute.”

“Possiamo farle una domanda?” chiesero.

“Certo” disse il professor Rossi.

“Volevamo chiederle perché ci sono tutte queste uova?”

“Allora queste uova contengono gli animusi.”

“Cosa sono gli animusi?” chiese Aurora.

“Gli animusi sono delle creature magiche” disse il professor Rossi.

“Magiche come?” chiesero.

“Lo scoprirete” rispose.

“Possiamo vederli?”

“Purtroppo no” disse il professor Rossi “perché per far schiudere le uova bisogna suonare una melodia, ogni uovo ha la sua. Tutte le melodie sono custodite in un libro, il libro delle melodie magiche, che proprio ieri notte è scomparso.

“Ma è terribile, cosa possiamo fare per aiutarla?”

“In realtà niente, però comunque potete investigare “ disse il professor Rossi.

Così Aurora e Sara si misero a cercare indizi, ma non trovarono niente.

Il giorno dopo le due amiche si svegliarono presto, per continuare la loro ricerca.

“Mi è venuta un idea!” esclamò Sara “possiamo chiedere al professor Rossi dove si trovava il libro, magari ci sono delle impronte oppure altri indizi.”

“Buona idea! Andiamo.”

Così andarono al giardino, dove si trovava il professor Rossi e glielo chiesero.

“Il libro si trovava in una stanza nei sotterranei, dove nessuno può entrare” rispose il professor Rossi.

“Ma noi ci possiamo entrare?” chiesero “perché vorremmo cercare altri indizi.”

“Non ne sono sicuro, ma vi aiuterò” rispose.

Arrivati nei sotterranei sentirono una sensazione di freddo e di gelo. Subito cercarono se c’erano delle impronte o indizi e si accorsero che dietro uno scaffale si intravedeva una luce.
Così con tutte le loro forze spinsero lo scaffale e caddero all’interno di una stanza .

Un po’ storditi si trovarono tutti e tre di fronte a due gemelle con i capelli rossi che avevano il libro in mano e un espressione colpevole.

Raccontarono di aver trovato un passaggio che dalla loro stanza portava nei sotterranei. Incuriosite erano riuscite ad aprire la porta della stanza dov’era custodito il libro e lo avevano preso, non immaginando che fosse così importante per la scuola .

Il professor Rossi era così felice di aver ritrovato il libro che non riuscì neanche a sgridarle. Prese il libro con se e andò a comunicare alla preside che il libro era stato ritrovato e poteva cominciare la cerimonia di inizio anno .

Durante la festa ogni alunno poteva scegliere un uovo e grazie alle melodie che erano scritte nel libro poteva schiuderlo.
Aurora era emozionatissima e anche la sua nuova amica Sara, così, senza pensarci troppo, andarono subito a prendere un uovo e lo schiusero suonando la melodia.

Ad Aurora capito un Dragocorno che chiamò Harry mentre a Sara un Gattufo che chiamò Trilli.

Il primo giorno ad Armonia era stato molto faticoso ma anche emozionate. Aurora aveva già conosciuto una nuova amica e sperava di vivere con lei altre fantastiche avventure.

 Faveto Samuele

IL SEGRETO DELL’UOVO SEGRETO


Giulia era ancora senza parole. Non riusciva a capire perché non le avessero detto che quella scuola si trovava su un pianeta con due lune lontanissimo da casa sua. Credevano che si sarebbe spaventata e non ci sarebbe voluta andare?

Qui le giornate non finivano mai, Giulia camminava e camminava da sola; non era proprio sola perché nella borsa aveva il suo flauto e il suo topogallo. Non aveva voglia di stare con i suoi amici Camilla e Pietro: l’avevano un po’ delusa. E non aveva nemmeno voglia di pattinare. Decise di andare in uno dei suoi posti preferiti: la stalla degli animusi.

“Ciao Giulia!” le disse il professor Filippo e lei rispose: “Buongiorno Filippo, ho voglia di stare un po’ qua”.

Filippo, che sapeva quanto fosse successo, disse: “Va bene! Ho qualcosa da farti vedere… Seguimi!”.

Giulia si incuriosì e segui’ il professore.

Entrarono in una stanza segreta che Giulia non aveva mai visto. Era una stanza non troppo grande e buia. Nell’angolo in fondo si vedeva una grossa cesta. Si avvicinarono e Filippo alzò la coperta di lana colorata che copriva il cestone.

Sorpresa! Sotto la coperta c’era un grandissimo uovo colorato come un arcobaleno.

“L’ho trovato dieci giorni fa nel bosco vicino al Lago Sussurrante. Non avevo mai visto niente di simile! Sembrava abbandonato e così ho deciso di portarlo qui e di tenerlo fino a quando si aprirà!”

“Filippo, questo uovo è bellissimo! Di che animusi sarà? Non vedo l’ora che si apra!”.

“Sono curioso pure io. Non so se sai che esistono anche animusi cattivi. Spero non sia uno di quelli ed è per questo che lo tengo in questa stanza segreta, lontano da tutti.”

Giulia aveva visto solo animusi bravi e buoni e non poteva credere che ce ne fossero di cattivi.

“Questo sarà il nostro segreto” disse Filippo.

Il professore e Giulia uscirono dalla stanza e poi Giulia se ne andò.

Quando uscì dalle stalle vide che era quasi buio. Le sembrava di essere stata nelle stalle solo 5 minuti, ma su quel pianeta non riusciva a capire quanto durasse il tempo. Aveva fame. Ormai era ora di cena e andò nella sala comune.

Tutti gli altri studenti stavano già mangiando. Per cena c’era una zuppa di verdure, broccoli bolliti, carciofi, macedonia di kiwi e mele e torta di fragole: tutto fatto con la frutta e la verdura dell’orto della scuola. Giulia si mise seduta vicino al suo amico Pietro e alla sua amica Camilla, ma non si parlarono.

Passarono alcuni giorni. Spesso pensava a suo nonno. Non sapeva niente di lui e nessuno le raccontava niente. Perché? A volte era triste, altre volte felice. Andava a tutte le lezioni e faceva sempre tutti i compiti. Ogni giorno andava a chiedere a Filippo novità dell’uovo segreto, ma niente.

Giulia portava sempre il suo topogallo nella borsa e tutti i pomeriggi si sedeva un po’ di tempo vicino al lago e gli suonava delle melodie con il flauto. Il topogallo era molto contento.

Un giorno dopo la lezione di pallasuono Giulia andò come al solito sulla riva del lago. C’era un caldo mortale. Senza pensarci troppo si buttò tutta vestita nel Lago Sussurrante. In un secondo il cielo diventò così nero che sembrava notte. Cominciò un fortissimo vento bollente e il lago diventò come un mare in tempesta. Nel cielo si vedevano le due lune, che però erano diventate a forma di teschio. C’era anche il terremoto. Giulia venne risucchiata da un mulinello al centro del lago. Gridava e piangeva. Nessuno però la sentiva.

La Preside ordinò a tutti i professori e a tutti gli alunni di andare nella Sala Comune e di portare i loro animusi e di non muoversi da lì. La scuola tremava per il terremoto fortissimo. Il vento aveva distrutto l’orto e si sentiva una musica che non era affatto dolce, sembrava quella dei Maneskin.

Sopra le stalle però il cielo era sereno e si vedeva uscire una luce tutta colorata come l’arcobaleno. Il professor Filippo stava vedendo qualcosa che non avrebbe mai immaginato. L’uovo segreto si era aperto ed era uscito un animusi sconosciuto.

Dopo averlo visto bene capì che si trattava di un gigante capricorno: aveva il corpo di un capriolo e la testa di un unicorno (se ci fossero stati i cacciatori lo avrebbero fatto secco subito!). Sui lati aveva due ali grandissime con i colori dell’arcobaleno. Un animusi così bello non c’era mai stato ad Armonia. Il capricorno uscì dalle stalle e cominciò a correre il più veloce possibile verso il lago. Arrivato lì cominciò a volare in alto e ad un certo punto si tuffò in picchiata nel lago. Per qualche minuto che però sembrava lunghissimo non si vide più ma ad un tratto sbucò dall’acqua portando sulla groppa il corpo di Giulia che sembrava svenuta.

La mise sulla spiaggia e iniziò a toccarle la faccia con il suo muso. Dopo un po’ Giulia aprì gli occhi e il capricorno iniziò a parlare.

“Nipote mia, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato! Ora ascoltami e capirai. Io sono tuo nonno! Tanto tempo fa ero un professore di questa scuola e andava tutto bene. Un giorno, però, arrivò una nuova professoressa: era bionda, con gli occhi azzurri e portava sempre i capelli legati a coda. Ma aveva un nome strano, Furiosa. Disse di essere stata mandata qui per aiutarmi con gli animusi perché ce ne erano tantissimi. Iniziammo a lavorare insieme. Io vedevo che in lei c’era qualcosa di strano ma non riuscivo a capire cosa. Poco tempo dopo che era arrivata gli animusi cominciarono ad essere tristi e ad ammalarsi. Allora cominciai a spiarla e vidi che invece di curarli li picchiava e faceva sentire loro rumori forti che li facevano ammalare. A questo punto decisi di parlare con lei”.

Giulia ascoltava a bocca aperta senza dire una parola. Il nonno-capricorno continuò il suo racconto.



“Furiosa, perché ti comporti così? Perché fai del male agli animusi?”.

“Tu sei proprio uno stupido! Non capisci, vecchio? Io dovevo essere la professoressa in questa scuola, non tu! Io volevo occuparmi degli animusi! Tu mi hai rubato il posto! Per colpa tua la mia vita è stata rovinata e ora la pagherai cara, stupido vecchio!”.

“Ma Furiosa, cosa stai dicendo? Io non ti ho mai visto prima!”.

“Certo che non mi hai visto! Volevo venire in questa scuola, ma hanno scelto te. Dicevano che tu eri più bravo e che il tuo cuore era buono e che il mio era pieno di rabbia e di invidia! E così invece di farmi venire qui, mi hanno spedito sul pianeta più brutto dell’Universo, sempre buio, senza musica dolce, senza animusi, in una scuola chiamata “Lasciate ogni speranza voi che entrate ”. Lì ho studiato magia nera e sono diventata la strega più cattiva di tutte e adesso è arrivata l’ora della mia vendetta! Ucciderò tutte le tue bestiacce!”.



Il nonno-capricorno smise di parlare per un attimo poi ricominciò. “A quel punto Furiosa alzò il braccio e stava per uccidere tutti gli animusi con la sua bacchetta magica, ma io le dissi di uccidere me al loro posto. Lei sghignazzando mi colpì con la sua bacchetta e mi fece un incantesimo terribile. Da quel giorno sarei rimasto imprigionato dentro un uovo di capricorno fino al giorno in cui un mio discendente non avesse avuto bisogno di me per salvarsi la vita. E così e stato fino a oggi. Non aveva previsto che tu saresti diventata un’alunna di Armonia e avresti rotto l’incantesimo. Da oggi il mio spirito vivrà per sempre in questo corpo di animusi.”

Giulia pensò a lungo a quello che il nonno-capricorno aveva raccontato e poi disse: “Nonno, ma perché nessuno me lo ha mai detto?”

“Per proteggerti, cara Giulia. Avevano paura che se tu lo avessi saputo, avresti messo in pericolo la tua vita per salvare me dall’incantesimo di Furiosa.”

“Capisco” disse Giulia.

Il capri-nonno e sua nipote restarono seduti sulla riva del lago. Il vento era finito, le nuvole nere erano andate via e nell’aria si sentiva una melodia sibilante. Giulia si alzò e abbracciò forte il capricorno e disse: “Nonno… non lasciarmi mai più…”.

Complimenti, ragazzi! Che fantasia! Grazie per averci raccontato le vostre storie e aver partecipato al mio laboratorio.

A presto, amici, per una nuova fantastica giornata ad Armonia,

Claudia :)  



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