Ciao, sono Claudia, questo è il mio blog :) Invento storie e scrivo romanzi fantasy, benvenuti nel mio mondo!

lunedì 3 aprile 2023

Un Giorno ad Armonia 2023 - scuola Chiossone - 1C gruppo I

 



 

Buongiorno, Cari Amici Lettori, eccoci di nuovo pronti per un viaggio ad Armonia, questa volta assieme ai ragazzi della 1C della scuola Chiossone di Arenzano (Genova).

Leggiamo insieme i nuovi racconti nati dalla mente fantasiosa di: Baiardi Fabrizio, Bizama Kim, Brizzi Sophie e Brocato Roberta.

Potete nel frattempo scaricare la raccolta dello scorso anno (qui il post per saperne di più)

(cliccate invece qui per saperne di più sul laboratorio #armonialatuastoria)

Baiardi Fabrizio

PIETRO E IL NUOVO ARRIVATO

Era appena iniziato il nuovo anno scolastico ad Armonia, l’accademia di Musicomagia.

Pietro era uno studente molto bravo e attento, non vedeva l'ora di rivedere i suoi compagni! Con il suo cappellino giallo, prima di entrare in classe cercò il suo animusi Scheggia, nel bosco vicino alla scuola.

Scheggia era un AquiLupo gigantesco: aveva la pelliccia morbida e grigia, il muso da lupo, le ali e le zampe da aquila reale.

Pietro era molto fiero e con Scheggia si sentiva sempre protetto e al sicuro.

Al rientro in classe Pietro vide un ragazzo nuovo e decise di andare a parlargli per fare amicizia, ma lui ebbe un comportamento prepotente, dicendo davanti a tutti che gli avrebbe rubato il posto in squadra.

Agli allenamenti il nuovo ragazzo, che si chiamava Flavio, fece una strage di falli e scorrettezze ma riuscì a non farsi vedere dal capitano.

Tutta la squadra allora decise di chiedergli perché si comportasse in quel modo e i due ragazzi più grandi dissero:

“Se non inizi a giocare in modo corretto sei fuori dalla squadra!”

Flavio si arrabbiò e se ne andò senza salutare, Pietro gli corse dietro dicendogli di fermarsi per provare a parlare: “Fermo Flavio! Non si abbandona il campo di gara in questo modo, fagli vedere che sei all’altezza e sai essere corretto anche tu!”

Flavio gli rispose: “Grazie amico adesso ho capito cosa avrei dovuto fare fin dall'inizio, cercherò di andare più d'accordo con tutti”.

Flavio capì allora che anche lui sarebbe potuto diventare un buon alunno e un buon giocatore e che per far parte di una squadra, sarebbe dovuto essere più garbato e rispettoso degli altri e delle regole.

Da quel momento Flavio e Pietro divennero amici inseparabili, così come i loro animusi, Scheggia e il Leoronte.

Kim Bizama

IL BALLO DELLA SCUOLA

Un giorno mi svegliai contenta perché era finita la scuola, mi alzai dal letto e andai a fare colazione quando però mia madre mi disse una cosa terribile: "Buongiorno tesoro, come stai?” e le risposi: "Tutto bene mamma", ma appena le risposi mi disse subito che mi aveva iscritto al campo estivo: “Campo estivo?!” le dissi. Io ovviamente non volevo fare il campo estivo perché mi sembrava solo una perdita di tempo, cercai di farle cambiare idea ma non c’erano storie dovevo andare punto e basta.

Arrivò il giorno in cui sarei dovuta andare al campo estivo così salutai mia madre tristemente e uscii di casa aspettando il bus che sarebbe dovuto venirmi a prendere. Mentre aspettavo vidi che qualcosa stava muovendo in un cespuglio, incuriosita mi avvicinai e trovai una maniglia e non capivo il cosa fosse ma mi incuriosiva, così la tirai e si aprì la porta di colpo. Entrai ed ero da tutt’altra parte come in un universo parallelo, mi guardavo attorno e l’unica cosa che vedevo era una scuola gigante, un giardino in cui c’erano studenti che studiavano oppure giocavano. La cosa che mi colpì di più fu un ragazzo con una specie di animale, se potevo così chiamarlo.

Mi avvicinai e gli chiesi cosa fosse e lui rispose sorpreso:” Come fai a non saperlo? Questo è un animusi. Penso proprio che tu non sia di queste parti o sbaglio?” mi domandò e gli risposi: “No, non sono di queste parti sono nuova" appena gli dissi che ero nuova mi prese la mano e mi fece entrare nella scuola, gli dissi: “Ma cosa stai facendo? Sei impazzito ci potrebbero scoprire” ma mi ignorò e mi fece vedere tutta la scuola mostrandomi aula per aula.

Dopo aver finito il “tour” mi disse che siccome mi aveva fatto vedere la scuola in cambio gli dovevo un favore, ovviamente gli risposi che non glielo avrei fatto ma insistette così tanto che allora le dissi di sì. Gli chiesi cosa volesse e lui mi disse che in cambio voleva che io andassi al ballo della scuola insieme a lui, rimasi scioccata dalla proposta e gli dissi: “Non ti sembra strano, ci conosciamo a malapena”. Ovviamente non gli interessava la mia risposta e mi disse che ci saremmo visti l'indomani per il ballo che era alle ore 21:00 si raccomandò e di essere puntuale, se ne andò e mi lasciò in silenzio dire niente.

Non sapevo cosa fare perché l’unica cosa a cui pensavo era il vestito: "Cosa potevo mettermi?".

Il giorno dopo andai a comprarmi un vestito, mi cambiai e andai al ballo della scuola.

Le decorazioni erano magnifiche, era tutto stupendo le luci, il palco e i tavoli con i dolci. Quando mi guardai attorno dietro di me vidi la preside che subito mi domandò: “Come ti chiami? Non ti ho mai vista qui”.

Non sapevo che dire quando all’improvviso arrivò il ragazzo e iniziò a parlare con la preside gli disse che ero una sua vecchia amica, la preside le disse che per quella volta avrebbe fatto un'eccezione ma che non si ripetesse più.

Appena misero la musica mi prese la mano e iniziò a ballare e nel mentre mi diceva: “Sai non ti ho mai visto, da dove vieni?Come ti chiami e quanti anni hai?” gli risposi dicendogli: “Vengo da un mondo diverso dal vostro non saprei come spiegartelo, il mio nome è Chiara e ho quattordici anni”.

Si mise a ridere ma non capivo il perché e iniziò a parlarmi di lui, si chiamava Gabriele, aveva quindici anni ed era il capitano della sua squadra di pallasuono. Mentre ballavamo sentii una melodia, era una ragazza che con un flauto suonava delle note, ma quelle note uscivano dal flauto davano l'idea di essere dentro… Magia!

Io e Gabriele continuammo a ballare, quando all’improvviso ci guardammo negli occhi e scattò in quell’esatto momento un bacio, dopo mi prese in giro perché ero diventata tutta rossa e scoppiammo a ridere.

Era stata la serata più bella che abbia mai avuto in tutta la mia vita e continuammo a ballare fino a che la musica non smise di suonare.

Brizzi Sophie

UN GIORNO AVVENTUROSO

Ciao! Sono un canestrello, metà cane e metà pipistrello e mi chiamo Rudolph. La mia padroncina si chiama Giulia. Vi voglio raccontare un segreto.. ma non ditelo a nessuno mi raccomando.

Più o meno cinque anni fa.. il mio uovo si era schiuso e Giulia era felicissima. Lei frequentava la scuola di Armonia e mi portava con sé tutti i giorni. Tutto stava andando per il verso giusto, quando una mattina Giulia mi svegliò e mi disse:

“Andiamo, veloce, o faremo tardi per andare a lezione”.

Io mi alzai veloce veloce, e Giulia mi mise nella sua borsetta per portarmi, come sempre. Arrivammo in aula e ci dissero che le lezioni quel giorno non ci sarebbero state.. quindi Giulia mi disse: “Le lezioni non ci sono torniamo in stanza”; ma prima di tornare notò a fianco all’ufficio della preside una porta molto strana e mi disse che non l’aveva mai vista, incuriositi entrambi aprimmo la porta e… non facemmo in tempo a entrare che la preside ci vide e ci portò in presidenza.

La preside ne disse di tutti i colori a Giulia. Dopodiché tornammo nella nostra stanza.

Il giorno dopo la preside si assentò, e Giulia disse: “È l’occasione buona per entrare, su andiamo”.

Entrammo e chiudemmo subito la porta. Giulia che era un'amante dei libri, vide una biblioteca immensa, con tantissimi libri... Giulia esclamò:

“Ma questo è fantastico! Davvero fantastico! Ma non capisco perché non fanno entrare gli alunni qui... in fin dei conti è solo una biblioteca... ed è un luogo meraviglioso per gli amanti dei libri, come me.”

Presa dall’entusiasmo, prese un libro a caso, e lo aprì... in quel momento si sprigionò un'immensa luce nella stanza, si spensero le luci, e infine vedemmo un piccolo pupazzetto, nell’angolo della biblioteca, girato di spalle. Era strano, molto strano... quando finalmente calò la luce accecante e si chiuse il libro questo piccolo pupazzo si girò, e ci disse: “Come mai siete qui? Non ci viene nessuno da molto tempo... è strano vedervi qui, comunque accomodatevi... siete miei ospiti, seguitemi”. Noi lo seguimmo veramente sconcertati, era impossibile che un pupazzo parlasse. Senza fare domande andammo. Ci disse di sederci e noi lo facemmo. Una volta seduti ci parlò di quanto fosse strano vedere qualcuno da parecchio tempo, noi non parlammo nemmeno per un secondo. Incominciò ad insospettirmi, e chiesi a Giulia: “Ehi, quando andiamo via?” Giulia non rispose, ma il pupazzetto sì... e disse: “Se credete di andar via vi sbagliate, rimarrete qui per sempre”.

A quel punto ci spaventammo davvero e cominciammo a scappare a gambe levate. Fino quando arrivammo in un vicolo cieco, eravamo spacciati. Giulia ebbe la meravigliosa idea di aprire un altro libro, di nuovo arrivò quella luce accecante, e dal libro questa volta uscì un mostro delle nevi. Io non sapevo che fare, Ma riuscii a scappare, ovviamente per chiedere aiuto. Andai a chiedere aiuto alla vicepreside che era furiosa per quello che avevamo fatto, ma non poteva neanche lasciare Giulia da sola in quella stanza. Lei era consapevole di quello che stava succedendo. Mi disse che nessuno sarebbe dovuto entrare lì perché ogni volta che si apriva sarebbe uscito il mostro che c’era all’interno della storia. Ecco perché comparvero tutte quelle creature strane. E le chiesi come potevamo fare andare via quelle creature e lei mi disse:

“C’è solo un modo, seguimi te lo racconterò strada facendo, rimane poco tempo per salvare Giulia”. Andammo velocemente alla porta, entrammo ma non c’era nessuno, né Giulia né i mostri. Ma dove potevano essere andati? Notai una cosa, c’erano un mucchio di libri aperti! E questo significa che Giulia pensando di migliorare la situazione, la peggiorò, facendo arrivare ancora più mostri. Ero molto in pensiero per lei, chissà dove si era cacciata… corremmo subito a cercarla. La biblioteca era enorme ma non c’era nessuno, la cosa era preoccupante perché voleva dire che Giulia e i mostri erano andati per la città; uscimmo dalla scuola per andare a cercarla, ma era troppo tardi, la città era andata a fuoco e i mostri erano ovunque. Richiesi di nuovo alla vice preside quale fosse il modo per salvarci ormai sembrava tutto perduto, ci sedemmo in tenda e mi raccontò il motivo per cui uscivano delle creature strane dai libri. Mi disse che quando la preside era piccola, veniva bullizzata dai più grandi, e quindi per difendersi creava questi libri, disegnando terribili mostri. Li chiudeva e da quel momento non avrebbero più potuto aprirsi, se fossero stati aperti sarebbero usciti fuori i mostri del racconto scritto da lei. Allora io capii perché non saremmo potuti entrare. Ma in quel preciso momento di riflessione sentii Giulia urlare il mio nome. Allora dissi alla vicepreside di andare, Giulia era ancora salva!

La vicepreside prese tutti i libri e li mise in una scatola, i mostri erano troppi e ci volevano prendere... quindi diedi un’idea alla vice preside e le dissi: “Ho avuto un’idea! E se lei scrivesse un libro con tutti i mostri che ha creato la preside?” le proposi; lei mi disse che non era lei a poterli creare, avrebbe potuto farlo solo il creatore del primo libro, la preside.

Chiamammo allora la preside. Disperata rispose al telefono, era davvero furiosa ma anche spaventata, una volta arrivata le demmo carta e penna, lei disse che non poteva scrivere con quegli strumenti nuovi, avrebbe dovuto scrivere con la penna con cui scrisse i racconti nel primo libro. E noi in coro li dicemmo: “E dove si trova ?”

Lei ci disse che l’avremmo trovata in casa sua, al piano sopra, in una stanza chiusa a chiave.

Quindi ci diede la chiave e partimmo per casa sua. Una volta arrivati lì, avremmo dovuto solo aprire la porta, ma la preside nell’agitazione ci aveva dato la chiave sbagliata, la porta non si apriva, e ci rimaneva veramente poco tempo… non sapevamo come fare. Alla fine dietro di noi arrivò Giulia che era riuscita a scappare e a portarci la chiave giusta, aprì la porta, trovammo la penna e ritornammo indietro dalla preside. Ci nascondemmo sotto una casa distrutta dai mostri e la preside incominciò a scrivere. Doveva scrivere tutto con massima precisione, e se avesse dimenticato solo un mostro sarebbe stato tutto perduto. Finalmente era arrivata all’ultima pagina!

Eravamo tutti sollevati, forse tutto sarebbe finito... ma purtroppo un mostro ci vide… noi cominciammo a correre ma lui stava quasi per raggiungerci, eravamo in pericolo, così la vicepreside si fermò e cercò di fermare il mostro ma non ci riuscì e purtroppo il mostro la ferì gravemente. Aveva una ferita molto estesa sul collo, e non si sapeva se sarebbe riuscita a rimanere in vita.

Mentre stavamo aiutando la vicepreside, la preside finì il testo, diede il foglio a Giulia e le disse: “È ora, su fallo, e sarà tutto finito.”

Giulia annuì, prese il foglio e lo mise per terra, una volta fatto, tutti i mostri furono risucchiati dal foglio, uno dopo l’altro, e per far sì con che non accadesse più, bruciammo il foglio. Tutti esclamarono: “Sì! Finalmente è tutto finito!”

La preside era ancora molto arrabbiata con Giulia, per aver provocato tutto questo e la punì severamente.

In quanto a me, è stata un’esperienza fantastica e molto avventurosa, ma anche molto spaventosa. La città dopo che i mostri furono stati risucchiati ritornò come prima e la stessa cosa accadde alle persone. Era tutto sistemato!

Forse non proprio tutto.. la vicepreside non stava bene e siccome la preside era sua sorella, era molto preoccupata.

Andava a trovare la vice preside tutti i giorni all’ospedale e alla fine, dopo un paio di mesi si riprese.

E da quel giorno Giulia decise di non aprire mai più in una porta sconosciuta!

Brocato Roberta

UN ANIMUSI SPECIALE

Stava iniziando un nuovo giorno ad armonia, la mia scuola di Musicomagia, e io ero molto agitata perché oggi sarebbe nato un nuovo animusi, "il mio!"

Non sapevamo se sarebbe nato un gattufo o un lufo.

Andai a lezione, assieme ai miei compagni, ma decisi di uscire dalla classe per andare a vedere se l'uovo si era schiuso.

Avrei tanto voluto che nascesse un gattufo, magari di colore arancione con alcune sfumature bianche e dei grandi baffi, un gattufo peloso, piccolino e molto dolce.

Arrivai in camera e vidi che non si era ancora schiuso, così decisi di tornare in classe. Arrivata in classe, provai ad ascoltare la lezione… ma ero troppo distratta; dopo poco finì ľora e andai a vedere l'uovo, arrivai in camera e vidi che si era schiuso.

Corsi dalla preside orchestri e le dissi: "Preside buongiorno, le volevo dire che il mio uovo si è schiuso!!!”

Allora la preside decise di seguirmi in stanza e quando arrivammo in camera rimase a bocca aperta perché dentro l'uovo si aspettava di trovare un gattufo o un lufo, ma quando lo prese in mano l'uovo si accorse che era una maialuga.

La mia maialuga era metà maialino e metà tartaruga era piccola, di colore rosa quasi fucsia, con alcuni cuoricini che brillavano appena muoveva il suo codino, aveva sulla schiena, un guscio verde con sfumature colorate e scure e si divertiva a mettersi a pancia in su, per rigirarsi velocemente a pancia in giù, sul suo guscio.

Mi resi conto che la mia maialuga era buffa e simpatica, nonostante io avessi desiderato un gattufo, ora ero la persona più felice del mondo, decisi di chiamarla Tangi.

Iniziai a suonarle qualcosa, e continuai per ore fino a quando non si addormentò, arrivò Pietro e mi disse: “Ho saputo che è nato il tuo animusi.”

Io gli risposi: “Sì è bellissimo, appena l’ho visto me ne sono subito innamorata, invece il tuo uovo si è schiuso?”

Pietro rispose: “No, ma manca poco” .

Pietro andò nella sua stanza e si accorse subito che il suo uovo si era rotto: era nato un gattufo, piccolino di colore grigio e verde, molto morbido, con due occhi enormi.

Pietro mi venne a chiamare e io non appena vidi il gattufo, scoppiai a ridere a crepapelle, era proprio un animusi simpatico e carino!

Ringraziamo i ragazzi per queste belle storie! 
A presto con nuovi racconti,
Claudia

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